Glocal… no social
Settimanale di attualità, economia e sport

Ultima edizione

Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

Il silenzio assordante dei pacifisti sui crimini di Putin in Ucraina e sulla sua determinazione a non fare la pace

Contro gli autocrati e i dittatori valgono solo i rapporti di forza e il presunto soft power europeo di cui qualcuno mena vanto in un mondo turbolento e caotico come quello attuale non serve a niente
Putin e Trump al recente vertice in Alaska
Putin e Trump al recente vertice in Alaska
Condividi su

di ANTONIO GOZZI

La situazione in Ucraina sta peggiorando di giorno perché, nonostante tutti i tentativi della comunità internazionale di convincere Putin a fermarsi, le ultime settimane hanno visto un intensificarsi dei bombardamenti russi, sempre indiscriminati e sempre di più concentrati su obiettivi civili. Questa escalation bellica, che ha provocato migliaia di morti molti dei quali donne, bambini e persone anziane, non sembra destinata a finire.

Si dice che ci siano 700mila soldati russi ammassati alla frontiera pronti a dare l’ultima spallata per la conquista di tutto il Donbass; e ciò fa seguito ai colloqui di Putin in Alaska con il presidente americano Trump, che non è riuscito finora ad ottenere nulla dall’autocrate di Mosca, e al vertice di Tianjin in cui questo è comparso a fianco di Xi Jinping che gli ha riconfermato “l’amicizia incrollabile” della Cina.

Tutto ciò dimostra e conferma una strategia imperiale ed espansionista di Putin che non ha intenzione di fermarsi e che sempre di più minaccia direttamente l’Europa.

È di poche ore fa l’abbattimento di dieci droni russi entrati nello spazio aereo polacco. Il governo polacco ha considerato l’episodio un atto di aggressione senza precedenti e una reale minaccia ai suoi cittadini.

Anche questo episodio di aggressione a un Paese della Nato dimostra che a nulla sono serviti gli sforzi diplomatici, a lungo invocati da più parti per cercare una soluzione pacifica all’invasione dell’Ucraina che salvaguardi l’autonomia e l’indipendenza di quel Paese. La sensazione che si ha è che fino a quando non vi sarà una seria deterrenza difensiva occidentale (europea e statunitense) il problema della sicurezza dell’Europa continuerà a porsi e l’aggressività della Russia di Putin continuerà a manifestarsi.

Purtroppo ancora una volta si dimostra alle anime belle che contro gli autocrati e i dittatori valgono solo i rapporti di forza, e che il presunto soft power europeo di cui qualcuno mena vanto, in un mondo turbolento e caotico come quello attuale non serve a niente.

In questo quadro drammatico, nel quale gli ucraini al fronte e nelle città continuano a morire per salvare l’indipendenza del Paese, colpisce il silenzio assordante di tutti quelli che per anni hanno addossato la colpa dell’invasione russa all’Occidente, che hanno continuato ad opporsi all’invio di armi, che hanno accusato i Paesi Europei di non sviluppare alcuna iniziativa diplomatica nei confronti di Mosca per la ricerca della pace.

Che dice oggi il presidente dell’Anpi Pagliarulo, che si è distinto fin dall’inizio per posizioni filo-russe e giustificazioniste dell’aggressione all’Ucraina, o che dicono tutti quei politici e intellettuali che a fronte dello sforzo occidentale per fornire armi di difesa all’Ucraina urlavano la necessità di un’iniziativa diplomatica che mancava in Europa e negli Stati Uniti d’America?

Tutti silenziosi sui morti civili ucraini, tutti esclusivamente concentrati sui morti civili palestinesi a Gaza. Due pesi e due misure, come giustamente ha ricordato Paolo Mieli sulle pagine del Corriere della Sera.

L’iniziativa diplomatica c’è stata, addirittura capitanata con un atteggiamento da più parti considerato persino debole del presidente americano Trump, e non è servita a nulla.

Ma i pacifisti, che come più volte abbiamo scritto su queste pagine sono i “pacifisti della resa”, tacciono perché in realtà l’unica cosa che vogliono è la resa senza condizioni dell’Ucraina all’aggressione russa.

Purtroppo appare sempre più chiaramente che solo la costruzione di una forte deterrenza militare può fermare l’atteggiamento aggressivo di Putin ma su questo si aprono contraddizioni significative negli schieramenti politici

Grandi ambiguità vi sono innanzitutto all’interno dell’opposizione italiana, il così detto “campo largo”, sia sull’assistenza militare agli ucraini sia sul progetto di difesa europea. Sul punto, il PD è condizionato dall’influenza dei movimenti pacifisti sulla sua ala movimentista, come testimoniato dal voto diviso del gruppo al Parlamento di Bruxelles, spaccato in due sul progetto di difesa europea. AVS e M5S incarnano pienamente le posizioni dei pacifisti della resa e quindi sono contrari ad ogni aiuto all’Ucraina e ad ogni progetto di difesa europeo. La sola Italia Viva mantiene una coerente posizione filo occidentale, ma ci si chiede come uno schieramento del genere con posizioni così diverse sulla politica estera possa aspirare a essere forza di governo. 

Ma anche all’interno della maggioranza di governo non mancano i distinguo: infatti alla forte, chiara, coerente posizione della premier Meloni, sostenitrice convinta dell’alleanza atlantica, sempre solidale con l’Ucraina e con il suo popolo martoriato e senza incertezze nella prosecuzione degli aiuti militari e nella condanna dell’autocrate di Mosca e del suo neo-imperialismo, vi sono all’interno della Lega incomprensibili posizioni filo Putin che fino ad ora però non sono riuscite a modificare la posizione del Governo.

Ultimi video

Intervista a Simone Franceschi, vicesindaco della Città Metropolitana: “Nessun fermo ai lavori sull’argine dell’Entella"
"Ancora nessuna ufficialità sulle alternative al depuratore in colmata. Se Chiavari dispone di elementi utili, ce li comunichi”
Chiavari, la variante al Puc divide: opposizione all’attacco, depuratore ancora al centro del dibattito. Silvia Garibaldi abbandona l’aula
“Provvedimento 'illegittimo e irricevibile', errori marchiani che rendono fragile la posizione contraria alla costruzione del depuratore in colmata"

Altri articoli

Il vertice di Tianjin, la minaccia cinese e la necessità per l’Occidente di fare politiche di cooperazione al  di là di Trump, la linea giusta è quella del Piano Mattei

Lo sforzo “imperiale” della Cina, come ha detto il suo ministro degli esteri Wang Yi, è far sì che, entro dieci anni, nasca “un ordine internazionale multipolare contrapposto alla mentalità della guerra fredda, alla logica dei blocchi e al bullismo”

Il governo britannico del laburista Starmer sviluppa con coraggio l’industria della carbon capture 

La sinistra continentale invece non riesce a liberarsi dell’estremismo del green deal