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Giovedì 16 ottobre 2025 - Numero 396

Un esperimento di ricerca tra storia e memoria: la processione del Corpus Domini a Chiavari (2)

Nel Tigullio si è occupato della materia Arturo Ferretto; le sue indagini hanno restituito un impianto storico di notevole interesse sulle più antiche rappresentazioni sacre
La tela di Riccardo Rocca intitolata “Festività dell’Ottava a Chiavari”
La tela di Riccardo Rocca intitolata “Festività dell’Ottava a Chiavari”
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Come già precisato nel precedente articolo (leggi qui), cercheremo d’indagare il rapporto tra storia e memoria, vale a dire tra eventi storicamente avvenuti e documentati e profondità della traccia che essi hanno lasciato nella pubblica memoria. A questo scopo prendiamo in esame una cerimonia un tempo molto popolare e sentita in Chiavari ma poi scomparsa dall’attenzione e dalla partecipazione del pubblico. 

Otto giorni dopo la  funzione del Corpus Domini si celebrava la benedizione dell’Ottava. Questa celebrazione aveva il significato di aumentare e prolungare, con una cerimonia di chiusura, la solennità della festività ‘madre’. A Chiavari l’Ottava del Corpus Domini era celebrata in Piazza della Cittadella, l’attuale Piazza Mazzini, con l’allestimento di un apparato di grande presenza scenica, un “cartelame” di circa 35 metri lineari che copriva l’intera facciata del palazzo del Governo. I“cartelami”, diffusi in un’area compresa tra la Spagna e le coste mediterranee italiane, erano apparati scenografici realizzati per lo più in cartone dove erano rappresentate scene sacre, spesso richiamanti la Settimana Santa o le Quarantore, più raramente l’Ottava.

Rileggendo i diversi saggi di studio su questi apparati ne rileviamo, sono le parole dell’autore della ricerca, la scomparsa dalle celebrazioni col trascorrere del tempo. Gli apparati “restano per lo più invisibili a causa del loro sistematico accantonamento in aree defilate e secondarie delle parrocchiali” finendo per essere… “normalmente esclusi dagli spazi della devozione e del rito”.

Nel Tigullio si è occupato della materia Arturo Ferretto; le sue indagini hanno restituito un impianto storico di notevole interesse sulle più antiche rappresentazioni sacre, in particolare tra Chiavari e Rapallo. Nella sua ricerca il Ferretto cita un atto notarile rogato dal notaro Torquato Cella nel 1768, in cui si rileva la vendita di “un teatro dipinto o sia scenario () assieme con quelli abiti esistenti per rappresentare in teatro commedia sacre”. Il termine usato per la descrizione, ‘teatro dipinto’, richiama e riferisce l’uso del sopracitato “cartelamo” anche in Chiavari. 

La documentazione più preziosa in merito è contenuta in un atto conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Chiavari, dove, nella seduta di Consiglio Comunale del 14 agosto 1863, si deliberava l’esecuzione di “Riparazioni alle macchine dell’altare dell’Ottava”. Il sindaco, Luigi Marana, presiedeva la discussione volta a restaurare l’intero apparato, che… “si trova in uno stato di troppa indecenza”. L’assessore Giacomo Gagliardi ribadiva che le riparazioni erano necessarie “onde evitare i continui richiami per parte della popolazione” e stanziava “Lire 736 secondo la perizia procurata da persona dell’arte”. Con sette voti favorevoli e uno contrario si provvedeva a convocare “all’asta pittori che a suo avviso saranno riputati idonei per questo genere di lavoro”.

Nello stesso archivio è stato possibile rintracciare la “perizia per il ristoro e riparazioni alla macchina dell’Altare dell’Ottava del Corpus Domini”, il documento è suddiviso in due parti, la prima relativa ai lavori di pittura, la seconda ai lavori di falegnameria. Il documento contiene una descrizione che ci permette di collocare storicamente l’opera: “Per la ripetizione del disegno e pittura di stile barocco e di ordine corintio del frontone dell’altare, consistente in un alto zoccolo ove sorgono due grandiosi pilastri composti di quattro colonne finte granito rosso con una statua nel mezzo finta bronzo dorato”. Per il restauro dell’intera opera di pittura si prevedevano Lire 600, ma erano previsti anche rifacimenti e riparazioni di falegnameria: “Per legname di castagno per i zoccolo dei pilastri ossia colonne degli archi lire 26, per altro legname di tutta la macchina si calcola lire 10, per colla, chiodi e punte di Parigi lire 16, per mano d’opera e imprevisti lire 60”. Seguiva una descrizione di come eseguire i lavori: “rilevare copia dell’attuale disegno fedelmente colorita in acquerello la quale dovrà venire di base per l’appalto”. Ancora: “Il lavoro dovrà essere eseguito con la maggiore precisione, previa preparazione del tavolato con due mani di colore ad olio, e dovrà essere terminato nel mese di marzo 1864”. Conosciamo il pittore che realizzò l’intervento, il chiavarese Domenico Daneri; sua è la firma sotto al contratto per la realizzazione dell’intero lavoro. 

Sempre ricercando documentazione per comprendere la portata della macchina dell’Ottava a Chiavari, è possibile ritrovarne una riproduzione, oggi conservata presso la Società Economica di Chiavari, su una tela di Riccardo Rocca: “Festività dell’Ottava a Chiavari”. Il quadro fornisce un’immagine che ci permette di ritrovare i riferimenti della perizia del 1863; non solo, la conferma della maestosità dell’apparato giunge da una fotografia realizzata a fine Ottocento e dopo il restauro della Cittadella eseguito dal Partini. Scriveva il canonico Sanguineti a questo riguardo: “La processione dell’Ottava – assai più che ai nostri giorni – ebbe grande celebrità nel passato e servì a richiamare in Chiavari un numero imponente di forestieri”. 

Per secoli l’intera celebrazione si tenne all’interno della cinta muraria medievale, e non attraversava la parrocchia di Rupinaro perché questa era fuori dalle mura. Solo verso la fine dell’Ottocento si iniziò a praticare un percorso che prevedeva il raggiungimento del borgo di ponente “eliminando per sempre antiche competizioni vicinali e piccole divergenze di confine”.

Questa è la ricostruzione che ci permette la ricerca storica, grazie alla rilettura delle carte e alla ricerca dei documenti conservati negli archivi. 

Interessante constatare come di tutto ciò nella memoria pubblica oggi praticamente non si ritrovi traccia.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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