di ALBERTO BRUZZONE
Sul regolamento degli animali a Chiavari si continua a dibattere moltissimo, anche dopo la sua recente approvazione. Il tutto ovviamente, alla ‘maniera chiavarese’: mugugno latente, commenti su commenti sui social network, fitto scambio di email tra le associazioni animaliste e Palazzo Bianco, comunicati piccati da parte dell’amministrazione comunale, repliche a mezzo di legali da parte dell’opposizione.
Litigiosità su tutti i fronti, insomma, meno che su uno: quella tanto annunciata manifestazione di piazza che proprio non riesce a prendere forma, nella città dove rarissimamente la protesta diventa manifesta… per le vie di fatto.
Detto questo, il tema – che ‘Piazza Levante’ ha sviluppato in diversi articoli nei numeri scorsi, proprio per l’assurdità di certe norme che sono contenute in questo testo pasticciato, superficiale, illogico e fortemente vessatorio – rimane caldissimo e si rincorre sempre più insistentemente la voce di un possibile e imminente ricorso al Tar da parte delle associazioni che si occupano di cura e di tutela degli animali. Un profilo di illegittimità, in effetti, parrebbe proprio esserci, soprattutto in riferimento ad alcuni articoli. Il più citato e discusso, come noto, è quello relativo alla museruola e alla possibile istituzione delle Aree M, ovvero l’articolo 9 comma 1 del ‘Regolamento per la Tutela degli Animali d’Affezione’.
Lo riproponiamo per intero. “È obbligo dei detentori di tenere i cani a guinzaglio nei luoghi pubblici. La lunghezza massima del guinzaglio non deve essere superiore a 1,5 metri (come da O.M. 06/08/2013 e successive proroghe Art. 1 comma 3 lettera A). È obbligatorio portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti, fatto salvo quanto previsto nel comma successivo. La Giunta Comunale potrà individuare delle Aree M, all’interno delle quali vigerà l’obbligo di applicare sempre la museruola a tutti i cani. Dette Aree M sono quelle in cui la Giunta ritiene esista un maggior pericolo per le persone e/o animali (per esemplificazione possono essere individuati i parchi pubblici, le aree pedonali ad alta frequentazione, o altre aree che siano ritenute a rischio). Queste Aree M saranno evidenziate con apposita cartellonistica”.
Sul tema, ‘Piazza Levante’ ha chiesto un parere all’avvocato Manuela Giacomini, dello studio Conte & Giacomini Associati di Genova. Si tratta di un punto di vista assai qualificato perché l’avvocato Giacomini è specializzata proprio in Diritto degli Animali, settore nel quale ha concentrato gran parte della sua attività professionale. Si è occupata di cuccioli maltrattati, di cani abusati, di tartarughe importate illegalmente, finanche dei tori della corrida. Di lei hanno parlato riviste italiane e pure il quotidiano britannico ‘The Guardian’. Trentadue anni, si è laureata nel 2013 alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova e ha deciso di approfondire un filone che prima non era mai stato solcato in maniera così precisa.
In merito al regolamento di Chiavari, l’avvocato Giacomini precisa: “Ritengo che l’articolo 9 non sia in linea con la legislazione vigente in merito all’utilizzo della museruola”.
L’esperta di legge cita la normativa nazionale contenuta nell’Ordinanza Ministeriale del 6 agosto 2013, che prevede, all’art. 1, c. 3, lett. b): “Ai fini della prevenzione di danni o lesioni a persone, animali o cose, il proprietario e il detentore di un cane adottano le seguenti misure: b) portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti”.
Secondo Manuela Giacomini, “ciò significa che i proprietari di cani sono obbligati a portare con sé la museruola, ma non a farla indossare al proprio animale, salvo che non venga richiesto dalle forze dell’ordine o in caso di rischio per l’incolumità di persone/animali. Inoltre, ci sono alcuni luoghi che richiedono che il cane indossi la museruola per poter entrare, per esempio nei luoghi pubblici o per viaggiare in treno, nave e sui mezzi pubblici (art. 83 del Decreto del Presidente della Repubblica dell’8 febbraio 1954, n. 320 recante il Regolamento di polizia veterinaria)”.
Però, e qui viene il punto nodale, “siffatto obbligo non viene minimamente motivato dal Comune di Chiavari ed è previsto in maniera indiscriminata e astratta nei confronti di qualunque cane, senza richiedere che vi sia una valutazione concreta da parte della Asl competente circa la pericolosità del cane. Si potrebbe anche affermare che vi è un eccesso di potere per violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, oltre che difetto di motivazione”.
Mancanza di motivazione, provvedimento indiscriminato, nessuna concertazione con l’Asl competente, violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, nel momento in cui la museruola va fatta indossare a tutti i cani, indipendentemente dalla razza: le basi per un ricorso, insomma, ci sono. E viene da chiedersi, sempre più, quale mente abbia potuto partorire un simile ‘monstrum’.
Il sindaco Marco Di Capua, che su questa questione ha sempre lasciato andare avanti l’assessore ai Servizi Sociali Fiammetta Maggio e il consigliere di maggioranza con delega all’Asl Alberto Corticelli (indubbiamente uno dei ‘falchi’ dell’attuale amministrazione), ha precisato in consiglio comunale, su richiesta del gruppo Noi di Chiavari, che per il momento non verrà istituita alcuna Area M. Ma non fa alcuna differenza. Il regolamento approvato non sta in piedi comunque, sia che l’ordinanza sulle Aree M venga prima o poi emessa, sia che rimanga solo un imprecisato impegno.
C’è ancora un margine prima di andare ‘alle brutte’? Probabilmente sì. Perché i ricorsi al Tar costano e perché le associazioni che si riuniscono sotto al Coordinamento 7 Giugno, coordinate da Eugenia Rebecchi, vogliono tentare ancora una volta la strada del dialogo.
In una recente lettera inviata a Palazzo Bianco, il Coordinamento (che riunisce Lega Amici del Cane Tigullio, ENPA Camogli e Levante, Ayusya, Amici degli Animali Rapallo, Non li vuole nessuno… li salviamo noi, LIDA Tigullio e Amici Nostri) si dice infinitamente stupito da “quanto affermato dal dottor Alberto Corticelli in merito al regolamento comunale sugli animali di recente approvato in Consiglio a Chiavari”.
Corticelli infatti, aveva bollato le associazioni legittimamente perplesse sul regolamento scrivendo che questo era stato “sistematicamente strumentalizzato dall’opposizione e da alcune limitate associazioni animaliste linkate e affiliate al gruppo Noi di Chiavari, azione che ha portato alla rinuncia di alcuni partecipanti del gruppo”.
Secondo il Coordinamento 7 Giugno, “a prescindere dalle innumerevoli anomalie rilevate nel testo di cui possiamo parlare in seguito, terremmo a far notare che gli statuti associativi delle scriventi associazioni sono rivolti a sottolineare l’estraneità di qualsivoglia forma di partito (anche per estensione), quindi non riusciamo a capacitarci come il Consigliere Alberto Corticelli possa arrogarsi il diritto di additarci come ‘untori’. Scorrendo il regolamento e leggendo le dichiarazioni del Consigliere, è possibile notare quanto le disposizioni sui cani condotti a passeggio appaiano in realtà come malcelata incapacità a gestire situazioni singole, per le quali le normative nazionali vigenti sono più che esaustive”.
Eugenia Rebecchi, portavoce delle associazioni, tiene a “far notare un’attenzione particolare agli aspetti meramente commerciali in antitesi a quella che dovrebbe essere la moltitudine di obiettivi di un regolamento definito ‘a tutela degli animali’. Rinnoviamo, come in tutti i nostri comunicati, la nostra disponibilità a un sereno e rispettoso tavolo di lavoro rivolto a un nuovo testo. Ribadiamo l’elenco delle associazioni facenti parte del Coordinamento 7 Giugno, in modo tale che sia verificabile la nostra piena e totale estraneità a qualunque strumentalizzazione politica, e ribadiamo che le comunicazioni con il coordinamento devono avvenire con il nostro portavoce”.
Una posizione giusta, sacrosanta, di grande responsabilità. Se è vero che il legislatore deve operare nell’interesse collettivo, come mai il regolamento è così vessatorio verso gli animali, verso i loro possessori? La paura non viene gestita, ma in un goffo tentativo si prova a contenere con debolissimi strumenti di legge, impugnabili sotto i più diversi profili. Per non parlare degli aspetti commerciali, quelli a cui si riferisce il Coordinamento 7 Giugno: i gestori delle pensioni per cani, i veterinari, gli addestratori, chi dovrebbe rilasciare i certificati. In pochi guadagnano e in tanti ci rimettono. Possedere un cane e rispettare alla lettera il regolamento del Comune di Chiavari rischia di essere molto più oneroso rispetto ad altri comuni.
Siamo sicuri che sia proprio il caso di andare avanti così?