di ALBERTO BRUZZONE
Per molti dei suoi numeri passati, ‘Piazza Levante’ ha ospitato con grande piacere la rubrica su Chiavari e l’Ottocento, a firma di Giorgio ‘Getto’ Viarengo. Ora, quel ciclo di interessanti articoli è diventato un libro, che sarà presentato venerdì 21 novembre, alle ore 18,30, presso la Sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari, in via Ravaschieri 15, a ingresso libero.
Il volume, intitolato ‘Chiavari nell’Ottocento – Un secolo di storia, evoluzione e sviluppo di una comunità’, è edito dalla Internòs Edizioni di Goffredo ed Ester Feretto. A dialogare con l’autore, da sempre apprezzato storico e studioso di tradizioni locali, sarà l’editore di ‘Piazza Levante’, Antonio Gozzi, che ha curato anche la prefazione del libro.
Anche in questo suo lavoro dedicato a Chiavari nel 1800, Viarengo sa unire due qualità che lo contraddistinguono: la precisione meticolosa dello storico e l’abilità del narratore. Sotto gli occhi del lettore scorrono le varie fasi della nascita della città moderna, del suo sviluppo che mai come in quel secolo fu tanto intenso.
Il testo si apre con la rievocazione della costruzione del ponte di legno sull’Entella avvenuta nel 1812 con materiale proveniente dalle foreste francesi. Qui l’autore cita un importante stralcio degli scritti di Ugo Oxilia: “Tra fine di questo anno ed il principio del 1812 fu compiuta la costruzione del ponte di legno alla foce dell’Entella – passato poi sotto il nome di ponte napoleonico – che congiunse a mare Chiavari con Lavagna, allacciando i due corrispondenti tratti della route impériale de Paris à Rome, voluta da Napoleone”. Il vecchio ponte della Maddalena, infatti, non appagava più le necessità dei cittadini. Oggi del citato manufatto dell’epoca napoleonica rimangono solo alcune immagini fotografiche e due modellini in scala, uno dei quali è conservato presso il Museo del Risorgimento della Società Economica.
In un successivo capitolo Viarengo sofferma l’attenzione sull’“evoluzione artistica che in quel secolo coinvolse l’intero continente europeo e il nostro Paese” e alla quale partecipò anche Chiavari attraverso l’opera “di due chiavaresi nati nel primo quarto del secolo, Giuseppe Raggio e Francesco Gandolfi, le cui opere sono conservate ed esposte in diverse collezioni ed in musei italiani ed europei, oltre che presso l’esposizione di Palazzo Ravaschieri della Società Economica”. Di questi artisti l’autore traccia le linee della vita e dell’evolversi della loro ispirazione. Ciò testimonia la complessità e la completezza di questo scritto di Viarengo.
Anche se ne siamo tentati, non possiamo qui dar conto di ogni aspetto di questo saggio. Deve ora bastarci considerare i temi affrontati, per dare al lettore l’idea di come l’autore nulla tralasci di ciò che riguarda i grandi eventi che la città ha vissuto nel secolo preso in esame. Uno di essi è costituito dal nuovo stato civile destinato a incidere fortemente sulla vita della comunità. Solo un esempio: l’introduzione del nuovo Codice Civile Napoleonico cui seguì il Regio Decreto 31 dicembre 1864: “A Chiavari e in tutti i comuni del Circondario si avviarono tutte le procedure per garantire ad ognuno il pubblico diritto alla residenza, la cittadinanza, affermandone il ruolo attivo nella nostra comunità”.
Grande rilevanza ebbe anche “la bolla di Papa Leone XIII, 3 dicembre 1892” con la quale “si istituiva la nuova Diocesi di Chiavari sotto gli auspici della Madonna invocata con i titoli di N.S. dell’Orto e di N.S. di Montallegro”. Il Regio Governo riconobbe la Diocesi con un ulteriore provvedimento varato nel 1894.
Un capitolo a parte l’autore dedica all’emigrazione che coinvolse migliaia di persone provenienti dal nostro territorio che partivano verso le “Meriche” nella speranza di far fortuna. Non poteva passare sotto silenzio neppure l’arrivo a Chiavari del primo treno nel novembre 1868 e la costruzione di un nuovo ponte ferroviario. Anche il telegrafo fece la sua comparsa contribuendo a collegare Chiavari con il resto del mondo.
“È opportuno che i chiavaresi abbiano sempre presente la loro storia e ciò che i loro avi hanno saputo fare per la città, e che non dimentichino le loro responsabilità per gli anni a venire. Libri come questo possono essere d’aiuto”, scrive Antonio Gozzi nella sua prefazione. Più di un invito alla lettura.
