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Giovedì 11 dicembre 2025 - Numero 404

Americani e cinesi sanno bene cosa fare, l’Europa no

La brutalità della National Security Strategy richiama le responsabilità di un’elite politica e tecnocratica europea che non ha capito dove andava il mondo
La Casa Bianca torna a essere la residenza di Donald Trump
La Casa Bianca torna a essere la residenza di Donald Trump
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di ANTONIO GOZZI

Venerdì scorso è stata pubblicata la National Security Strategy, il documento dell’Amministrazione Trump che delinea la strategia di medio-lungo termine degli USA.

L’Amministrazione Trump con questo documento introduce un cambio di paradigma che va ben oltre la politica estera. In appena una trentina di pagine la Casa Bianca abbandona trenta anni di dottrina interventista e mette al centro dell’azione strategica non l’esportazione della democrazia ma la ricostruzione della potenza industriale americana 

È America First, con l’obiettivo di “proteggere il Paese e il suo stile di vita” fino al ripristino della “salute spirituale e culturale” degli USA. I principi operativi ruotano all’interno di un perimetro ristretto di interessi nazionali: pace attraverso la forza, non interventismo selettivo, realismo flessibile, centralità della nazione, equilibrio di potenza, lavoratore americano al centro, equità, competenza e merito.

Si afferma che “l’era delle migrazioni di massa è finita” e che bisogna garantire la tutela dei diritti fondamentali ai cittadini americani. Si afferma che si deve operare per una redistribuzione degli oneri e che la sicurezza economica deve essere basata su un commercio bilanciato, sull’accesso alle materie prime critiche e alle supply chain critiche, sulla reindustrializzazione, sulla ricostruzione della base industriale della difesa, sulla supremazia energetica e finanziaria.

Nei confronti degli altri Paesi, specie quelli delle Americhe, non si vuole proseguire con il modello storico di mano d’opera e materie prime a basso costo, ma a una ridefinizione dei rapporti di forza. Il piano al riguardo prevede l’allargamento dei partner e la progressiva marginalizzazione dei “competitor extra-emisferici” e lo si fa con toni che in taluni passaggi richiamano antiche prassi di cambio di regime.

In Asia si punta a “vincere il futuro economico” e a prevenire la guerra. Anche se Trump accetta la vendita alla Cina di chip di Nvidia meno avanzati, la NSS specifica che gli USA riequilibreranno la relazione economica, imponendo reciprocità per stabilire l’indipendenza economica americana. Il commercio con la Cina dovrà essere bilanciato e limitato a settori non sensibili.

Washington intende “resistere ai sussidi predatori” e incoraggiare le maggiori economie a riorientare il modello cinese verso il consumo interno. Si punta in poche parole a un blocco comune a diversi Paesi con a capo gli USA con una tariffa esterna comune contro Pechino. Tale blocco dovrà essere accompagnato da un rafforzamento della deterrenza nell’Indo-Pacifico, con maggiori oneri militari per gli alleati da Taiwan ai Paesi dell’area del Mar Cinese meridionale.

Sull’Europa la diagnosi è impietosa: declino e rischio di “estinzione civile”. L’elenco delle critiche al modello UE è lungo e giunge alla previsione che se le tendenze attuali proseguiranno il continente in vent’anni sarà irriconoscibile.

La domanda reale contenuta nel NSS è se alcuni membri della Nato avranno ancora economie e forze armate in grado di renderli alleati affidabili. E il testo si spinge oltre: “Nel lungo periodo è plausibile che certi membri della Nato diventino a maggioranza non europea, e per ciò resta incerto come vedranno il loro ruolo nel mondo e nell’Alleanza atlantica”.

Parte degli organi di informazione e della politica europea hanno enfatizzato il presunto definitivo “divorzio” tra USA, a conduzione trumpiana, e l’Europa e hanno sottolineato le vere e proprie scorrettezze contenute nel NSS a proposito dell’incapacità dell’UE di individuare un’uscita da questa crisi verticale e della necessità di ridare spazio e potere agli Stati nazionali.

Il FT parla di scontro di civiltà tra America e Europa, anche se la NSS ribadisce che il continente resta “strategicamente vitale”. Ma la ricetta è chiara: aiutare l’Europa a correggere la propria traiettoria riforgiandola Stato per Stato bypassando Bruxelles con una priorità dichiarata: “Coltivare la resistenza alla traiettoria europea all’interno delle nazioni europee.”

In realtà dà molto fastidio che l’Amministrazione Trump, ma Biden non era distante da queste posizioni, abbia capito quella che è la reale sfida dei prossimi anni: impedire che l’industria manifatturiera americana ed europea venga spazzata via dalla sleale competizione cinese.

La NSS sostiene anche che è interesse degli USA “negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina”. Eppure dopo l’incontro con Macron, Starmer e Mertz, Zelensky ribadisce che non cederà territori. Il conflitto può trascinarsi a lungo e Washington può defilarsi lasciando all’Europa il compito di pagare e armare Kiev. In parallelo si apprende che gli USA intendono trasferire la gestione operativa della NATO all’Europa entro il 2027. Se ciò accadesse il piano UE di portare la spesa militare al 3,5% del PIL entro il 2035 diventerebbe risibile. In uno scenario come quello attuale di né pace né guerra con la Russia servirebbero spese militari pari all’8-10% del PIL nei prossimi due anni per provare a contrastare l’aggressività russa rinforzata dal disimpegno americano.

Inoltre il vice Segretario di Stato USA ha avvertito che Washington non accetterà più che gli stessi governi parlino di “Alleanza” nei meeting della Nato per poi cambiare cappello nel formato UE e promuovere politiche anti-USA.

In sintesi la NSS colloca l’Europa, nella sua configurazione attuale, in una posizione geopolitica difficile, senza buone opzioni.

Se l’UE scegliesse la via dell’intesa con la Cina – come sembra suggerire Macron tra una minaccia commerciale e l’altra – finirebbe per esasperare Washington, mentre le pratiche commerciali cinesi macinano risultati record negli ultimi mesi, come ha ben evidenziato la stampa italiana (1000 miliardi di Usd di esportazioni negli ultimi sei mesi).

Ma anche una posizione di terzietà è difficile. Pretendere di non schierarsi e di fare l’arbitro tra i due grandi giocatori, USA e Cina, non porta a niente perché l’arbitro non vince mai.

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