“Nella vita bisogna saper dire grazie, il mio va a tutti gli amici di Zia Piera per la disponibilità e l’accoglienza che sempre ci riservano con affetto”.
La dedica del ‘capitano’ Gennaro Volpe sulla maglia numero 4 dell’Entella, incorniciata proprio nella hall dell’albergo-ristorante sul lungomare di Chiavari, è la miglior recensione possibile nei tempi liquidi di TripAdvisor, stelline e pagine Facebook. Sono decine le maglie biancocelesti sotto vetro con messaggi di affetto e riconoscenza indirizzati a ‘zia Piera’ impersonata da ‘mamma Claudia Favalesi’ e ‘papà Marco Usai’, i due titolari.
Per capire come si è arrivati fino a qui bisogna pigiare il tasto ‘rewind’ e fermarsi al 1971. I genitori di Claudia, Giulio e Antonietta (in foto con il nipote Niccolò), parmigiani di origine e già albergatori a Fornovo, acquistano la pensione e accolgono la richiesta dei precedenti gestori di lasciare immutato il nome. Dieci anni dopo, nel vicino pub Blue Seagull, sempre di proprietà della famiglia Favalesi, Claudia e Marco, che lì lavorava, si conoscono facendo combaciare la vita affettiva a quella professionale. Giorno e notte in albergo, a disposizione dei clienti, sempre più esigenti: “Trent’anni fa – racconta Marco – i ragazzi dormivano anche nei corridoi se non c’erano più letti a disposizione, oggi anche l’assenza di segnale su Rai 3 può essere motivo di lamentela”. La richiesta più pressante? “In questa stagione l’aria condizionata”, rispondono. Che c’è, in ognuna delle 24 stanze, perché l’albergo negli anni si è rinnovato e ampliato: tre stelle, Sky in camera, Jacuzzi per rilassarsi, una cucina che sollazza le papille gustative. Come sono lontani i tempi in cui la pensione completa costava 8.500 lire al dì e il mare d’inverno attirava turisti per mesi interi. ‘Zia Piera’ però è cresciuta senza perdere la centralità del cliente; idee come quella del giro in limousine nel giorno di San Valentino dimostrano la volontà di offrire qualcosa in più nella città in cui gli alberghi chiudono.
Otto dipendenti e una struttura sempre aperta. Perché questo è l’albergo del calcio: prima l’accordo con il Genoa per ospitare i giocatori in riabilitazione al Riattiva di Lavagna, poi quello con l’Entella per i ragazzi della Primavera provenienti da fuori. Un aspetto, quest’ultimo, che ha spazzato via la routine: “Ci ha arricchito tantissimo. Per noi questi ragazzi diventano come figli, alcuni di loro restano fino a metà luglio per affrontare l’esame di maturità e capita che mangino con noi come fossimo un’unica famiglia. Sono seguitissimi dall’Entella, hanno i tutor che li aiutano nei compiti, figure come don Andrea Buffoli e Massimo Russo sempre presenti. Insomma, non se la passano male, lo stesso Pecorini, che pure aveva giocato nella Primavera dell’Inter, glielo ricordava spesso quanto fossero fortunati a vivere in una realtà del genere”. A Chiavari alcuni di loro prendono la patente “e qualche lezione pratica gliela do io mettendoci la mia automobile”, sorride Claudia, mentre al marito tocca andare a recuperare le biciclette di ‘Zia Piera’ che i ragazzi prendono e si scordano in giro per la città.
“Quando se ne vanno è un momento triste, per noi e anche per nostro figlio, Niccolò, che in molti di loro ha trovato dei fratelli”. Ma i rapporti, a dispetto della lontananza, rimangono saldi, “tanto che quando abbiamo una settimana di vacanza scegliamo la meta in base a chi vogliamo andare a trovare. Di recente siamo stati a Siena e Arezzo per salutare Gerli e Cutolo”. Perché ‘Zia Piera’ è diventato pure il ritrovo dei ragazzi della prima squadra che qui si appoggiano nell’attesa di trovare una sistemazione definitiva o che, semplicemente, vanno a mangiare al ristorante. Tutti conservano un ricordo speciale di questo albergo diventato una seconda famiglia.
DANIELE RONCAGLIOLO