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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Teatro Cantero, Palazzo Bianco scende ufficialmente in campo: “Noi disponibili per una Fondazione”

Il cinema e teatro Cantero di Chiavari
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(r.p.l.) La notizia più attesa, dai chiavaresi così come da tutto il Tigullio, resta ancora da scrivere. E, per ora, non ci sono prospettive concrete che venga mai scritta.
Ma non si può certo dire che intellettuali, società civile, amici e sostenitori, imprenditori e istituzioni non le stiano tentando tutte, per riaprire il Teatro Cantero. Peccato solo che, fino ad ora, tutte le mosse siano cadute nel vuoto, non recepite dalla proprietà della struttura, che rispetto alla decisione di chiudere i battenti il 31 dicembre del 2017 (ormai più di un anno fa) non ha mai mostrato nessun tipo di ripensamento e quasi mai ha fatto alcun tipo di dichiarazione pubblica né d’intenti.

A parlare invece, e pubblicamente, è stato per ultimo, nei giorni scorsi, il sindaco di Chiavari Marco Di Capua. Che alle famiglie Dallorso, Chiarella e Devoto, titolari delle quote del Cantero, non le ha certo mandate a dire, ribadendo coram populo gli impegni già presi in privato nei mesi precedenti.

L’occasione è stata l’affollatissimo concerto di Enrico Rava e Andrea Pozza, svoltosi all’Auditorium San Francesco. “Peccato – le parole del sindaco – non avere a disposizione il Teatro Cantero. Ma colgo l’occasione per ribadire l’impegno da parte di Palazzo Bianco. L’amministrazione comunale è disposta a finanziare il recupero del teatro con seicentomila euro, attraverso uno strumento quale la fondazione, dove possono convivere pubblico e privato. La proprietà conosce bene questa nostra volontà”.

Anche su Facebook l’invito è stato reiterato: “Una fondazione con affidamento della gestione per quindici anni consentirebbe la riapertura del teatro. Ma questo è anche un modo per portare allo scoperto la proprietà privata del Cantero, che per motivi che esulano dai costi di gestione ha deciso di chiudere il teatro”.

Di Capua con la sua uscita ha fatto riaccendere nuovamente i riflettori sulla storica sala di piazza Matteotti, della quale non passa un giorno senza sentire la mancanza. A completamento del discorso, il sindaco aggiunge: “Sul Cantero la mia amministrazione è sempre stata molto sensibile. È vero che si tratta di una proprietà privata, ma stiamo parlando di un bene vincolato dalla Soprintendenza e soprattutto di una sala di interesse pubblico, in quanto ci si faceva cultura con il teatro, il cinema e gli incontri. Mi dispiace che sia stata chiusa e che nessun appello in questi dodici mesi abbia smosso la proprietà né indotto qualsiasi tipo di decisione”.

In realtà, di ipotesi se ne sono ascoltate parecchie (nessuna mai confermata ufficialmente dai proprietari né uscita dalle loro parole): un ristorante dentro il teatro, un museo. “Io so solo – prosegue Di Capua – che sinché sarò sindaco non permetterò che sul Cantero avvenga alcun tipo di speculazione. Questo lo voglio dire chiaramente, per troncare qualsiasi tipo di velleità, qualora ve ne fossero”.

L’altro elemento su cui puntare l’attenzione, riprendendo le parole del sindaco, è la chiusura “per motivi che esulano dai costi di gestione”. Un inciso qui è necessario. Il Cantero ha chiuso i battenti, a detta della proprietà, per le difficoltà legate alle spese straordinarie che si sarebbero dovute sostenere per adeguarne l’agibilità (circa 400mila euro). Diverso è invece il discorso della gestione ordinaria, che figura più o meno in equilibrio, con un lieve utile o una piccola perdita a seconda dell’appeal del cinepanettone.

Ma se il Comune ha manifestato la volontà di dare una mano (e l’unico strumento attraverso cui un ente pubblico può intervenire in una struttura privata è solamente la fondazione, vedasi il modello del Teatro Sociale di Camogli), pure gli imprenditori hanno fatto la loro parte, dicendosi disponibili, anche dopo aver visionato i bilanci e verificato la sostenibilità del loro investimento.

Qual è allora il nodo da sciogliere? Perché la proprietà continua a fare melina? Quali sono le resistenze se, dall’altra parte, esistono volontà, risorse e un interesse pubblico che è fuori di dubbio?

Pier Enrico Dallorso replica con estrema diplomazia: “Ringrazio il sindaco Di Capua e tutte quelle persone che vogliono bene al Cantero. Le manifestazioni di affetto e di impegno, anche concreto, le ricevo tutti i giorni. Certamente mi fanno piacere. Però mi permetto di dire che si continua a fare ipotesi senza conoscere a fondo la situazione. Sicché restano ipotesi senza troppo fondamento. Sul Cantero, come detto più volte, esiste un problema di natura privatistica, che va risolto, prima di poter intavolare ogni discorso. Quando e se sarà risolto, allora sono disponibile ad affrontare i vari ragionamenti. E comunque, credo che in questo momento servirebbe un po’ di quiete intorno al teatro. Quando ci sono discorsi seri in ballo, sarebbe meglio che si parlasse un po’ meno, anche a mezzo stampa”.

Fine delle parole di Dallorso, persona sempre gentile ma evidentemente, e oggettivamente, in una situazione complicata, sia all’interno della società che all’esterno, per via delle pressioni che quotidianamente riceve. Difficile, probabilmente, avere le idee chiare in questo quadro.

Ma la condizione di Dallorso è esattamente contraria a quanto chiede la città: chiarezza. Il mix tra pubblico e privato, come visto in altre esperienze, funziona. A patto che la proprietà sia disponibile a compiere un passo indietro rispetto a chi investe. Anche questo, si capisce, è un punto mai chiarito.

Tutto per dire che la notizia più importante si ha ancora da scrivere e ogni cosa resta indefinita. Che non sarebbe nemmeno strano, trattandosi di un teatro. Anzi, di un teatro dentro il teatro. Di una recita infinita e senza finale sul palco del glorioso Teatro Cantero.

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