di DANILO SANGUINETI
Lo è, no, non lo è affatto. In un momento come quello che sta vivendo lo sport, e il calcio in particolare, attaccarsi alle parole, a una definizione, lascia un po’ sconcertati. Eppure al Sestri Levante vi attribuiscono un’importanza superiore ad ogni altra considerazione.
La verginità di una società che sta per celebrare il 101esimo anno di vita (‘Mai falliti, mai ripescati’) fa aggio su ogni altro pensiero, il non ritrovare quella serie D persa 12 mesi fa se non per via burocratico-giudiziaria fa letteralmente ammattire dirigenti, atleti e tifosi dei corsari rossoblu della Bimare.
Il rischio beffa è nuovamente dietro l’angolo. Nel 2019 la squadra perse la serie D ai play out, sarebbe stata ripescata, ma come aveva fatto tre anni prima (aveva vinto i play off di serie D, poteva salire in Lega Pro) si rifiutò di fare domanda. Il presidente Stefano Risaliti, sostenuto dal parere unanime dell’assemblea dei soci della Unione Sportiva Sestri Levante 1919, si disse fermamente contrario a una promozione a tavolino.
La posizione era piuttosto tranchant: “Se ce lo chiedono possiamo accettare di salire o risalire di categoria, se dobbiamo chiederlo noi, no, mai”. A molti sembra una questione di lana caprina – una volta che non sei arrivato primo o se hai mancato il piazzamento che assegna un premio, ottenerlo spontaneamente o su richiesta poco cambia – a qualcuno è sembrato un atteggiamento alla Nanni Moretti di Ecce Bombo (“Mi si nota di più se vengo e mi metto in un angolo o se non vengo e tutti si chiedono perché non c’è…”), eppure a Sestri continuano a farne un punto di onore. E nell’estate 2020 siamo daccapo.
In una incredibile e imprevedibile successione di eventi il Sestri allenato da Roberto Ruvo, costruito per l’immediato ritorno in serie D, perdeva la testa della classifica del girone ligure di Eccellenza proprio nell’ultimo turno giocato prima della sosta forzata, tramutata in chiusura anticipata della stagione causa l’emergenza Covid 19. L’Imperia in vantaggio di un solo punto per colpa di un pari del Sestri a Genova, con un gol incassato dal Camponorone a fine gara, un 3-3 pirotecnico. Mancavano 8 turni alla fine e i corsari rossoblu avevano tutto il tempo e il modo per operare il controsorpasso. Così non è potuto essere, quindi l’Imperia è stata promossa in serie D.
Il Sestri però non è rimasto fuori dai giochi. In serie D 2020-21 sette posti saranno riservati alle migliori seconde classificate dell’Eccellenza. Di solito venivano scelte attraverso i play off, in circostanze eccezionali come le attuali saranno individuate in altra maniera.
Pare che la modalità scelta dalla Lega Dilettanti sia quella della media ponderata: in parole povere tiene conto dei punti fatti nelle giornate portate a termine. Il Sestri Levante con 49 punti in ventidue partite, dovrebbe essere tra le migliori sette. La promozione in Serie D, senza alcuna domanda di ripescaggio, secondo il presidente Risaliti è strameritata, tenendo conto che il suo undici aveva anche vinto la fase regionale della Coppa Italia ed aveva passato il primo turno del tabellone nazionale della stessa Coppa.
“Non faremo nessuna domanda di ripescaggio. Se saliremo in Serie D, sarà per merito sportivo sul campo e non per aver inviato una lettera. Piuttosto restiamo in Eccellenza”. Il guaio è che le squadre retrocesse dalla D per ‘congelamento’ della classifica non intendono starci e promettono di dare battaglia in sede giuridica. Se venissero accolti anche solo alcuni dei loro ricorsi, non ci sarebbe posto per le seconde dell’Eccellenza. Il che fa sbottare il tecnico Alberto Ruvo: “Condivido la posizione del mio presidente. Mi fa specie leggere lettere di capitani di squadre retrocesse dalla Serie D che dicono che è ingiusto promuovere le seconde di Eccellenza a discapito delle retrocesse dalla quarta Serie. Prima di scriverle dovrebbero leggere i regolamenti”.
I regolamenti in realtà sono stati completamente stravolti, sia in D che in Eccellenza, e c’è il concreto pericolo che vengano ancora aggiustati per uscire dal ginepraio politico-sportivo. Insomma, a Sestri c’è la poco allettante prospettiva di passare un’altra estate di tormenti. Da una parte l’inamovibile certezza dei puristi, dall’altra c’è la frangia minoritaria dei trattativisti, che un’altra stagione in Eccellenza se la risparmierebbero volentieri.
In mezzo c’è il direttore sportivo Vittorio Raffo che è stato giocatore dell’Entella ed è dirigente del Sestri e che ha una visione un po’ più ampia della situazione dall’alto di cinquant’anni spesi nel calcio, a diverse latitudini.
“Cominciamo col dire che il rifiuto dell’anno scorso, quando ci proposero il ripescaggio dopo una retrocessione per certi versi assurda, mi trovò completamente d’accordo. Ci meritavamo un anno di Purgatorio e lo stavamo affrontando (direi scontando) con i modi dovuti. Stavamo riscattandoci e sono sicuro che, magari in volata, ma alla fine ce l’avremmo fatta a superare l’Imperia. Di quanto capitato non ha colpa nessuno, è un evento che trascende di molte le nostre piccole realtà”.
Adesso chiedendo il ripescaggio un posto in una serie D terremotata da rinunce e fallimenti per la crisi economica sarebbe pressoché certo. “Il presidente e i soci si sono espressi, la volontà della maggioranza è chiara. E penso che le nostre chance di essere promossi restino forti. Abbiamo fatto i calcoli e la nostra media ponderata dovrebbe piazzarci tra il quarto e il sesto posto nella lista delle seconde da inserire nella categoria superiore. Sarebbe una promozione per meriti sportivi a tutti gli effetti”.
In caso contrario, “vedremo che cosa accadrà. Io so solo che una salvezza in serie D costa meno che provare a vincere il campionato inferiore. Questo per una società come la nostra, che non ha mezzi illimitati, va tenuto nel debito conto. Inoltre nella prossima stagione ci sarà, che piaccia o meno, una vera e propria rivoluzione. Bisognerà stringere ulteriormente la cinghia e dovremo allestire una squadra a chilometro zero, ossia composta quasi esclusivamente da elementi del posto, giovani possibilmente. Noi ci siamo sempre distinti per l’utilizzo del vivaio, però servono innesti da altre squadre”.
Raffo parla da uomo di calcio. “Sono uno dei giocatori con maggior numero presenze nella storia dell’Entella. Sono di Sestri, lavoro per il Sestri. E dico che noi e i chiavaresi possiamo e dobbiamo collaborare con reciproca convenienza. Capisco le rivalità campanilistiche, sono il sale del calcio nostrano, ma qui si tratta di un altro livello, dove le partigianerie, le rivendicazioni, gli orgogli, vanno accantonati. L’Entella ha giocatori di 17-18 anni che nella prossima stagione saranno dati in prestito in giro per l’Italia. Io penso e spero che una quota di questi giovani possano venire al Sestri. Abbiamo dimostrato di valorizzare i baby e di saper rilanciare giocatori che da altre parti stentavano (penso a Firenze, oggi in B). Garantiremmo ai biancocelesti in prestito presenze e esperienza in serie D. Una situazione dove vinciamo tutti”.
I derby sono per i tifosi, i dirigenti fanno programmazione e badano al sodo. A Sestri Levante potranno non gradire ma anche in questo campo il presidente dell’Entella è stato un antesignano. Per esempio nell’estate 2010 incassò la prima grande delusione, la sconfitta per un soffio nella finale dei play off di serie D. Ma un mese dopo grazie alla valanga di posti lasciati scoperti dalle squadre fallite in Seconda Divisione (la serie C2 di allora) accettò la proposta della Federazione senza pensarci un secondo. Non strologò attorno alle parole, pensò solo a riportare l’Entella tra i professionisti dopo 22 anni di Purgatorio. Di buone intenzioni (e di puristi) sono lastricate le strade dell’Inferno.