di ALBERTO BRUZZONE
Il sabato e la domenica qualche persiana verde viene socchiusa e alcuni pesanti portoni di legno sono riaperti. C’è vita a Senarega, ma per due volte a settimana, mentre un tempo questo paesino della Valbrevenna era attivo e produttivo per tutto l’anno. Ora tutte le persone anziane sono venute a mancare e i giovani si sono trasferiti altrove. Ma c’è chi resiste, ed ecco perché questa storia merita di essere raccontata.
Siamo nell’entroterra di Genova, a circa tredici chilometri da Casella, che con i suoi tremila abitanti (qualcuno di più solamente in estate) è il centro principale della zona, mentre Senarega fa parte del Comune di Valbrevenna, oggi guidato dal sindaco Michele Brassesco, che è tornato sulle alture una volta andato in pensione dopo aver lavorato nel ramo automobilistico.
Valbrevenna, un po’ come Ne in Val Graveglia (entroterra di Levante), è un comune “diffuso”, nel senso che non c’è un vero e proprio centro, ma la vita si dipana in tante frazioni. Senarega è una di queste: la più suggestiva, la meglio conservata dal punto di vista storico, ma anche la più difficile da raggiungere.
È uno dei tanti borghi sulle alture che rischiano di scomparire prima dalla vita vissuta e poi pure dalle cartine geografiche, come abbiamo avuto modo di raccontare qualche anno fa, ai tempi del Covid, in uno dei cicli più apprezzati di ‘Piazza Levante’, quello appunto dedicato alle frazioni e ai paesi in via di estinzione. A Senarega la ‘bandiera’ è tenuta alta da un ragazzo di vent’anni, a cui si devono gli ultimi tentativi di resistenza del borgo, a cui si deve la sua orgogliosa e tenace sopravvivenza: si chiama Ettore Sciutto, è consigliere comunale di maggioranza in Valbrevenna ma, soprattutto, è l’unico residente ufficiale di Senarega, l’unico che ci vive tutto l’anno, una sorta di custode del villaggio e del tempo che fu: “La mia famiglia sino a pochi anni fa ha gestito la trattoria – ricorda Sciutto – E siamo sempre andati bene, fungendo da attrazione. Poi papà è mancato, la mamma ha deciso di tornare a Genova e io ormai mi sono fermato qui. Perché sono troppo affezionato a questa terra. È casa mia e non potrei stare altrove: ho avuto esperienze in Svizzera e anche in altre regioni italiane, ma Senarega è diversa, Senarega è magia”.
Sciutto ha aperto la sua partita Iva e lavora come giardiniere, ma dalle frazioni vicine assicurano che “sa fare di tutto. È prezioso come non mai”. E c’è già chi lo vede come futuro sindaco, ma lui non ci pensa: “A me piace il mio lavoro, sto bene qui e spero di rivedere Senarega un po’ più popolata”.
Le persone sono la chiave di tutto. Persone che ci credono, che ritornano, che investono, che provano a proporre. Che portano e danno vita. Anche se molti elementi andrebbero migliorati: “Qui non passa neppure la corriera – racconta Matteo Muzio, giornalista e appassionato cultore di storie e di tradizioni la cui famiglia è originaria di queste terre – Al massimo, il bus arriva al Fullo, un chilometro più sotto, ma è un peccato perché questa è una zona che vale e che meriterebbe di più”.
Senarega è praticamente intatta, quasi come se il tempo si fosse fermato: le antiche case in pietra, le mulattiere, il Castello Senarega Fieschi inserito dai Fai nei luoghi da scoprire, la chiesa di Nostra Signora Assunta e l’oratorio. E poi, tante abitazioni, per lo più indipendenti e con il giardino antistante: “Un tempo, circa vent’anni fa, c’erano due tabaccherie, il negozio di alimentari, alcune osterie, l’edicola dei giornali – ricorda Muzio – I servizi non mancavano e non si doveva scendere più sotto per comprare qualcosa. Ma non c’è stato ricambio generazionale”.
Eppure, le idee ci sono: un festival organistico che si tiene ogni estate, le iniziative del Fai, un bellissimo progetto che ha ormai assunto continuità. Le case in pietra, il Castello medievale (che tanti sperano possa tornare visitabile, ma occorre superare alcuni problemi burocratici), la singolare collocazione di Senarega non potevano non fungere da richiamo all’arte: “Ecco perché ho portato sin qui il mio atelier – racconta Stefania Garbarino, pittrice genovese molto apprezzata – Sono venuta a Senarega la prima volta otto anni fa, e quasi subito ho deciso di prendere uno spazio tutto mio. Ha ragione Ettore, questo posto è magia. Con le mostre in oratorio, l’atelier, le opere che espongo anche lungo le stradine del borgo, stiamo riuscendo a richiamare interesse. Chi viene qui, rimane a bocca aperta. La vera sfida è riuscire a portacele le persone”. Claudia Chignoli ha aperto il suo bed and breakfast, altri sperano di far ripartire la trattoria. Il parroco di Montoggio, don Antonio Pappu Puthusserry, di origini indiane, fa la spola su e giù per celebrare la Messa festiva. E poi c’è Ettore Sciutto: “Se mi fa effetto stare da solo? Assolutamente no. Certo, quando al sabato e alla domenica vedo aprirsi altre case, il cuore mi si riempie di gioia”.
La mente torna a quando c’era la trattoria, che convogliava persone da ogni parte della valle e pure da Genova. In fondo un borgo ha bisogno di questo per restare tale: anche saper valorizzare le proprie eccellenze attraverso la parte gastronomica. L’importante è non smettere di crederci. Per una Liguria da tutto esaurito sulle coste, c’è una Liguria ancora troppo dimenticata all’interno. E non se lo merita. Perché i tesori da queste parti ci sono. Basta solo saperli trovare. E riuscirci ad arrivare.