(r.p.l.) Seconda parte del Premio Angeli. Dopo la consegna a Luigi Garlando della ‘Gazzetta dello Sport’, per la sezione sport, e a Silvia Isola di Primocanale, per la sezione giovani, svoltasi lo scorso giugno, tocca adesso alla sezione cronaca: quest’anno il Premio, dedicato allo storico direttore del ‘Corriere Mercantile’ di Genova scomparso due anni fa, va a Claudio Cerasa, direttore de ‘Il Foglio’. L’anno passato, invece, i premi erano andati a Fiorenza Sarzanini, vice direttore del ‘Corriere della Sera’ e capo della redazione romana, e a Xavier Jacobelli, per tanti anni direttore di ‘Tuttosport’ e anche del ‘Corriere dello Sport’.
Cerasa sarà ospite di ‘Piazza Levante’ il prossimo mercoledì 20 settembre: appuntamento alle ore 18, a ingresso libero, negli spazi di Wylab, in via Davide Gagliardo 7 a Chiavari. Il direttore de ‘Il Foglio’ sarà intervistato da Antonio Gozzi: sarà una bella occasione per parlare di giornalismo, di comunicazione, di attualità e di politica con una delle firme più stimate del panorama odierno.
Classe 1982, originario di Palermo, Cerasa è figlio d’arte. Ha iniziato alla ‘Gazzetta dello Sport’ e a Radio Capital, poi è entrato a ‘Il Foglio’, dove lavora da più di dieci anni. È stato cronista, caporedattore e poi, da inizio 2015, è diventato direttore della testata, prendendo il posto di Giuliano Ferrara. Collabora anche con alcune trasmissioni televisive, tra cui ‘Le invasioni barbariche’ e ‘Porta a Porta’.
Tra i temi cari a Cerasa, ad esempio, c’è quello della transizione ecologica che però, come più volte scritto anche da ‘Piazza Levante’ e sostenuto dal nostro editore, Antonio Gozzi, non può e non deve diventare terreno di ideologismi.
Secondo Cerasa, “la difesa dell’ambiente è importante, lo sappiamo. Ma ancora più importante è proteggere l’Italia da una burocrazia ambientalista che oltre che essere nemica dello sviluppo, al fondo, certifica che spesso sono gli ambientalisti ideologici i peggiori nemici dell’ambiente”.
Il direttore de ‘Il Foglio’ non ha dubbi: “Se si sceglie di considerare, per l’Italia e per l’Europa, il rapporto con la transizione ecologica in modo non ideologico, in modo non fideistico, si dovrebbe dunque fare un passo ulteriore. Si dovrebbe riconoscere, per esempio, che le misure drastiche che mettono a dura prova il tessuto industriale del nostro paese sono misure pericolose e non necessarie (la fine delle auto a motore a scoppio è un sogno per tutti, ma porsi come obiettivo la fine del motore a scoppio senza fare i conti con i tempi necessari di cui ha bisogno un settore industriale come quello delle auto per riconvertirsi è altrettanto una fesseria con il botto e con lo scoppio). E si dovrebbe riconoscere che l’Europa, più che entrare nel dettaglio delle politiche energetiche di un paese, imponendo in modo dirigista le tecnologie da usare, dovrebbe semmai indicare degli obiettivi da raggiungere lasciando la possibilità a ogni stato ‘di utilizzare le fonti di energia e di tecnologia che gli consentano di decarbonizzare alla massima velocità garantendo però il miglioramento della vita dei cittadini e predisponendo per questo a fare i conti con tutte le infrastrutture necessarie a sostituire le fonti più inquinanti con altre fonti ancora più pulite in un prossimo futuro’. Con la consapevolezza che tra le nuove fonti energetiche non esistono tecnologie più belle delle altre, per così dire, ma esistono, semmai, tecnologie più convenienti delle altre”.
Chi drammatizza, secondo Cerasa, “evoca un’emergenza. Chi evoca un’emergenza evoca una necessità di agire con urgenza. Chi evoca una necessità di agire con urgenza di solito ragiona in modo ideologico. E chi ragiona in modo ideologico tende a perdere di vista la realtà. Responsabilità sì, senso di colpa no. L’urgenza esiste, ovvio, ma questo non significa agire in modo sconsiderato”. Di questo e di altri temi si parlerà mercoledì 20 settembre a Wylab.