di ANTONIO GOZZI
Il tema della formazione dei giovani toccato nell’editoriale della settimana scorsa a proposito di uno dei problemi più grandi che l’Italia ha dinanzi nel suo cammino di ripresa post-pandemia, e cioè la grave carenza di moltissime figure professionali, ha suscitato vivo interesse nei nostri lettori.
Ospitiamo in questo numero, per continuare la riflessione, la bella intervista al nostro amico Guido Torrielli, presidente dell’Associazione nazionale degli Istituti Tecnico Scientifici (Its) che da par suo approfondisce i molteplici aspetti legati alla formazione superiore tecnica e professionale. Nelle prossime settimane arriveranno altri contributi perché ‘Piazza Levante’ vuole aprire un confronto a più voci.
Più in generale siamo interessati a ragionare sull’educazione e sulla formazione dei giovani collegando il tema generale con la specificità della situazione chiavarese e in particolare al fatto che in questa città anziana e in declino non sembra esserci sufficiente consapevolezza da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica sull’importanza e sul ruolo storico di Chiavari come centro scolastico di eccellenza.
Questo ruolo e questo primato in una vasta area territoriale compresa tra Genova e La Spezia non è figlio del caso ma dell’azione degli uomini e delle istituzioni cittadine, che a partire dalla nascita della Società Economica (1791) e dal fantastico decennio francese (1805-1814) lavorarono intensamente per dotare la città di scuole di ogni ordine e grado, caso quasi unico in una città italiana non capoluogo.
Scuola di letture filosofiche, scuola di ornato, nascita di scuole tecniche dopo la rivoluzione industriale, asili per l’infanzia, scuole professionali per gli orfani e le giovani sole: sono state tutte tappe di un lungo percorso di cultura e di emancipazione nel quale sovente la Società Economica svolse la funzione di ‘developer’ come si dice oggi, di ideatrice e creatrice delle scuole e di start-up scolastiche per poi regalare il progetto divenuto ormai realtà alle cure dello Stato.
Straordinario episodio di modernità nel quale funzione privata e funzione pubblica si sono intrecciate in un percorso virtuoso di crescita e sviluppo che fece grande la città ad onta della sua ridotta dimensione.
Le cose che si hanno senza fatica perché qualcuno te le ha lasciate spesso vengono poco considerate.
E così ci pare funzioni per le istituzioni scolastiche cittadine che troppo spesso, nella percezione chiavarese, ci sono, sono lì, come un dato acquisito per sempre senza che nessuno le insidi.
Grave errore. Le istituzioni sociali, come la democrazia così la scuola, non sono mai un dato acquisito per l’eternità ma dipendono dalla capacità degli uomini e delle donne di proteggerle, di svilupparle, di rinnovarle seguendo le esigenze e lo spirito del tempo.
Quando i padri della Società Economica pensarono alle scuole tecniche, ad esempio, pensarono non solo ai contenuti e ai maestri ma anche alla dotazione di spazi fondamentale per il successo di qualunque scuola. Così nacque agli inizi del ’900, dalla collaborazione tra pubblico e privato, l’edificio dell’asilo in via Delpino nel quale al piano superiore all’inizio degli anni ’20 del secolo scorso fu collocato l’Istituto Tecnico. Cosi fu negli anni ’60 del secolo scorso, quando la nascita del liceo scientifico Marconi fu accompagnata dalla decisione della Provincia, su pressante richiesta della città, di costruire un nuovo e moderno polo scolastico in quella che allora si chiamava piazza del Popolo, oggi piazza dei Caduti di Nassiriya.
Oggi invece viviamo a Chiavari l’assurda situazione per la quale il liceo Marconi/Delpino, l’istituzione scolastica più importante della città, vive su cinque differenti plessi con le difficoltà pratiche e organizzative immaginabili, il liceo linguistico non ha una sede idonea, la scuola media Della Torre è collocata in un edifico inadeguato, e si potrebbe continuare.
Il palleggio di responsabilità sulla situazione è semplicemente ridicolo. Chiavari non ha lavorato e non lavora abbastanza per proteggere un suo invidiato primato.
Le scuole non sono solo strumenti di alfabetizzazione della popolazione giovanile ma anche presidi di cultura e di inclusione, momenti di progettazione e realizzazione di molteplici percorsi formativi in permanente adattamento al mondo che cambia e alle sue esigenze.
Un continuo confronto e scambio tra scuola e istituzioni pubbliche e private, economia, in una parola tra scuola e società, è indispensabile per quella missione di protezione, salvaguardia e sviluppo di cui si è detto.
Un impegno costante delle istituzioni pubbliche, e in particolare della Civica Amministrazione, è dovuto.
Questo confronto e impegno va promosso e sostenuto perché è solo così che possono scaturire idee e progetti per il futuro capaci di salvaguardare il primato che Chiavari ha storicamente avuto in campo scolastico ma che non si può e non si deve considerare acquisito per sempre.
Lavoreremo intensamente su questo tema, e chiediamo ai nostri lettori interessati di parteciparvi perché come ‘Piazza Levante’ avremmo intenzione, in autunno e quindi lontano da scadenze elettorali, di promuovere sull’argomento un bel convegno.