di DANILO SANGUINETI
Se bene vuoi mangiare, in alto devi scarpinare. Potrebbero usarlo come motto a La Rocca Bar Ristorante Pizzeria, il locale (ampio) che prende il nome dalla località dove sorge, la frazione più elevata del comune di Santo Stefano d’Aveto. 1260 metri sul livello del mare, in origine pianoro e pascolo alle pendici del Monte Bue, poi campo di passaggio per l’ascensione al Prato della Cipolla, infine stazione meteo dalla quale si potevano studiare le variazioni climatiche della regione.
A stravolgere la quiete dell’appartato slargo fu dal 1960 in poi l’esplosione del turismo con gli sci ai piedi. Gli anni degli Skilift Ruggenti cambiarono quasi ogni cosa. Da due baite di montagna nascoste tra i faggi e i castagni spuntarono fuori come funghi (che invece per dispetto diventarono più rari e più… ritrosi a farsi trovare) villette stile ‘montagna di alto bordo’, casermoni per le vacanze di gruppo, condomini in abete rosso e infine una cattedrale in cemento armato e rivestimento in grezzo a vista che ospitava i patiti dei patiti, quelli che uscivano di casa con gli sci ai piedi (la partenza della cabinovia per le piste era a pochi metri), la scuola dei maestri e diversi negozi, oltre alla discoteca per le lunghe serate post discese dalle piste.
La dependance sciistica della capitale valligiana nel pieno della stagione invernale faceva la parte del leone, calamitando più arrivi e presenze del capoluogo comprensoriale. Una festa mobile che sembrava non dover finire mai, invece arrivarono gli anni Novanta, la motorizzazione di massa, l’apertura di nuovi link auto-ferrostradali a centri alpini come Limone Piemonte o Bardonecchia.
Da Genova o da Chiavari andare tramite la vetusta e tortuosa statale a Santo Stefano rubava tanto tempo, e forse di più, del recarsi sulle Alpi Marittime, dove l’offerta era incommensurabile almeno sul piano quantitativo decisamente superiore a quella dell’Alta Val d’Aveto. A Rocca si fermarono prima la crescita e poi gli impianti. Le bizze del meteo, le giravolte della crescita economica, il bar-ristorante-pizzeria-discoteca faticò, ripiegò, alla fine chiuse i battenti. Potrebbe essere la fine mesta di una storia triste e invece spuntarono tre imprenditori, tre avetani doc, che decisero di investire sul territorio
Il ristorante bar rilevato da tre soci e che ha oggi quattro dipendenti, e altrettanti stagionali, nel tempo ha conosciuto un exploit di adesioni e di riconoscimenti che lo hanno reso non solo il ristorante di riferimento per gli escursionisti, bikers di alta quota e sciatori, garanzia di rifocillamento per gli alpinisti di ogni grado e abilità, ha anche ‘scalato’ la classifica dei gourmet grazie alla la miscela di gentilezza nel servizio, qualità delle vivande proposte, bellezza dell’ambiente.
Oggi lavora 7 giorni su 7 in piena stagione, tiene aperto in diversi periodi, accompagna il turismo dei trekkers di alto livello e degli escursionisti della domenica in estate, degli sciatori stanziali e non, alpini e fondisti, in inverno. In mezzo ci sono i fungaioli, i bird watchers, i gitanti liguri, emiliani e lombardi che confluiscono in una località posta nel punto di incontro dei tre confini regionali, tra autunno e primavera, grazie alla gamma quasi infinita di attrazioni naturali che la zona può offrire.
Fa ancora parte del ‘gruppo fondatore’ Andreina Cervini, moglie di Luciano Mazza, uno dei tre soci che rilevarono l’esercizio. “Io sono alle loro dipendenze, sono parte di questa famiglia che si è consolidata nel tempo. Siamo subentrati nel 2004, il bar-ristorante-pizzeria era chiuso da un po’. Ne vedemmo le potenzialità, sapevamo che non poteva rimanere chiuso ancora a lungo, avrebbe rischiato di cambiare uso e destinazione. Facemmo i lavori necessari e partimmo convinti”.
Un ottovolante di sensazioni e di rendimenti. “Abbiamo avuto alti e bassi come qualunque altro commerciante di Rocca, anzi di Santo Stefano, anzi della Valle. Momenti di boom e momenti dove c’era da tirare la cinghia. Negli ultimi anni c’è stata una buona ripresa, l’anno scorso è stato eccezionale, chiaramente un rilancio legato alle ripercussioni della pandemia. Molti hanno scelto la montagna, moltissimi Santo Stefano”.
Quest’anno la situazione è un po’ meno esaltante. “Sì, luglio e metà agosto sono andati bene ma non come la stagione precedente”. Il che non pare preoccupare troppo la proprietà. “Siamo abituati a ragionare sul lungo periodo. Il rilancio c’è stato, adesso si tratta di mantenere le posizioni”. Fondamentale è tenere aperte la cabinovia e le piste, di inverno innevate e battute, d’estate pulite e aperte a bici, maratoneti e quant’altro.
Quella che poteva essere una scommessa o un rilancio al buio totale è stata interpretata nella maniera migliore. Dal 2004 in tre lustri hanno saputo risollevare la situazione barcamenandosi con grande sagacia tra clientela affezionata (molti avetani vengono qui a trascorrere una serata piacevole) e visitatori occasionali (che una volta accolti spesso diventano aficionados di La Rocca). Non poteva essere altrimenti perché affidarsi solo alla neve (inverno) e al sole (estate) sarebbe in questi tempi di climate change una roulette russa in grado di spaventare anche i reduci del Cacciatore.
Il ristorante punta sui piatti tipici della Val d’Aveto: “Abbiamo pensato a menù che peschino nelle tradizioni locali allargandosi a quelle liguri ed emiliane. La preparazione dei piatti punta sulla qualità dei prodotti utilizzati come i funghi dei nostri boschi, la patata quarantina, il formaggio San Stè etc. etc.”. Difficile che si esca dall’ampia sala (prima della pandemia poteva ospitare 100 persone) scontenti.
“Si possono gustare il nostro pesto ligure, gli ottimi salumi piacentini, la fonduta di formaggio, il fritto misto all’italiana e molto altro. L’ampia varietà di portate permette la consumazione di pasti caratteristici a prezzi contenuti. Settimanalmente proponiamo ricette tipiche liguri, avetane ed emiliane”.
Per coprire ogni fascia di mercato era obbligatorio diversificare ulteriormente l’offerta ed ecco la pizzeria ‘La Rocca’: pizza, focaccia al formaggio, farinata. “Offriamo una grande varietà di pizze, dalle pizze classiche alle pizze particolari a quella ‘lievitatissima’ integrale e ad alta digeribilità”. Il locale è accogliente e conviviale, l’ottima birra alla spina delle migliori marche, disponibile sia chiara che rossa, il forno a legna di nuova concezione, che permette una cottura omogenea e quindi migliore, sono fattori determinanti per rendere speciale una serata tra amici. Per i più golosi, quelli che non si accontentano solo di una buona pizza, ci sono i dolci fatti in casa. Per i casi più complicati c’è l’arma segreta. Il famoso ‘Gran Mix La Rocca’ per gustare tutte le specialità della casa: focaccia al formaggio di tipo Recco, farinata alla genovese, pizza margherita a tranci.
La terza punta del tridente è anche la più ‘affilata’ o meglio profilata. Il bar ‘La Rocca’: il punto di ristoro prima di salire sulla cabinovia, destinazione gli impianti sciistici o i sentieri per il Groppo Rosso o il Maggiorasca. L’asso nella manica è la terrazza direttamente nel verde al fianco della vecchia partenza della cabinovia. Al caldo come luogo di ristoro d’inverno, la terrazza è riservata a chi desidera il sole e la fresca aria di montagna d’estate.
“Lo abbiamo pensato come un ambiente di ritrovo per le persone di tutte le età: stuzzichini, bruschette, ampia varietà di panini (tra cui il golosissimo panino pizza), insalate, torte salate e i dolci della casa, preparati con ingredienti locali e genuini”.
Probabilmente il ristorante-gourmet più alto in Liguria. Per gustarli bisogna salire. Nell’altimetria come nei concetti. “Noi siamo collegati al paese, ma soprattutto alla cabinovia. Nei momenti di splendore potevamo ospitare oltre 100 persone nel ristorante. Ora, dato che osserviamo rigorosamente le prescrizioni anti Covid, meno della metà. È lampante che siamo legati a doppio filo a quanto succede a Rocca d’Aveto. Se funziona il posto, funzioniamo anche noi”.
La Rocca ai piedi della roccia. La mossa dell’arrocco: porti ciò che è più prezioso al coperto e mandi in campo aperto i più aggressivi della tua squadra. Una protezione dei propri valori che si trasforma, in un solo turno, in un assalto deciso. Mossa vincente: al ristorante La Rocca sono maestri nell’applicarla sulla scacchiera della vita.