Una squadra da scudetto non s’improvvisa neppure nella pallanuoto, sebbene i tempi e i mezzi necessari siano ridotti rispetto a quelli degli sport maggiori. Servono organizzazione, previdenza e pazienza: valori che il Rapallo pallanuoto sta coltivando da un triennio a questa parte. Il traguardo finale è quel pezzo di stoffa tricolore che, a livello di prima squadra, sarebbe il secondo, il primo in totale autonomia, se si considera quello conquistato nel 2013 un’avventura estemporanea al termine di un biennio eterodiretto.
I tre giorni della Final Six a Catania hanno insegnato parecchie cose all’equipe diretta da Luca Antonucci. Tre giorni per concludere un triennio di miglioramenti quasi costanti. Se a uno sguardo miope il quarto posto può sembrare una lieve delusione, a chi ragiona sul lungo periodo è una tappa fondamentale in una progressione che ha portato dalla semplice salvezza e l’anonimato a essere inserita in pianta quasi stabile nel giro che conta. Lo scudetto non scende dal cielo, a meno che non si abbia alle spalle il patron compra tutto (ogni allusione a Gabriele Volpi è intenzionale…). Ci arrivi aggiungendo un pezzo alla volta, e, soprattutto, imparando dalle sconfitte. Un match vinto con imprevista fatica, quello dei quarti di finale, ha complicato l’intero percorso: quando si scende in acqua per sfide da dentro o fuori, tecnicamente impegnative, una volta al giorno devi avere o molta fortuna o una rosa che ti metta al riparo da qualunque tipo di imprevisto. L’infortunio a Lavi e la grande fatica fatta dalle sue compagne per rimediare con il Milano è stato il sassolino che cadendo è diventato valanga. I ko di misura con Roma e Plebiscito Padova non si spiegano solo così, ma c’è anche quello nella debacle. Le avversarie erano più abituate agli imprevisti e avevano la coperta meno corta.
Ottimo l’esordio, un’epica disfida contro Kally NC Milano: 10-9 dopo un’incredibile rimonta. Un match tutt’altro che agevole nonostante il pronostico a favore: durante il riscaldamento, il portiere titolare e capitano Federica Lavi riportava un taglio profondo alla mano sinistra che la condizionava pesantemente nei primi due tempi. All’intervallo lungo la squadra meneghina conduceva 6-1. E allora coach Antonucci giocava il tutto per tutto, fuori Lavi, tra i pali Matilde Risso. La sirena del terzo tempo vedeva il Rapallo ancora indietro di due reti, negli 8’ finali una rimonta con sorpasso capolavoro tra caparbietà e incoscienza. Comunque anche uno sforzo fisico che viene pagato il giorno successivo, nella semifinale con la Sis Roma persa 7-5. Tra i pali torna Lavi, la mano sinistra fasciata che non le impedisce di trovarsi lì, a stringere i denti e a farsi trovare pronta e vigile. Gialloblu attente e grintose, solito pressing per contrastare un’avversaria che risponde colpo su colpo. Una partita emozionante e incerta sino all’ultima frazione, iniziata con il risultato di 5-5. Nel quarto tempo si è deciso il match e probabilmente lo stesso piazzamento del team di Antonucci nella Final Six. Un gol in avvio e un rigore a poco meno di tre minuti dalla sirena che ha affondato Marcialis e le altre. In finale con la favoritissima (e poi vincitrice dello scudetto) Ekipe Orizzonte andava la Roma, al Rapallo restava il Plebiscito Padova, tricampione uscente: in palio, il terzo posto e il pass per le coppe europee. Il match era a senso unico: 11-4 per il Padova, le liguri pagavano lo scotto del dispendio di energie fisiche e mentali dei due match precedenti. Il sette gialloblu reggeva per la prima parte del match, 3-4 all’intervallo lungo, dal terzo tempo era un monologo veneto. Teneva alto lo stendardo Marcialis, che coronava un’ottima stagione andando a segno in tutte le partite della finale. Doveva uscire Federica Lavi per il dolore fattosi insopportabile – aveva giocato due partite e mezzo con cinque punti di sutura alla mano sinistra. Spazio, negli ultimi minuti di gioco, anche per la giovane Francesca Cò, classe 2002, convocata in sostituzione dell’infortunata Sofia Giustini.
Sono questi i dati positivi dai quali ripartire come riassume Coach Antonucci. “Chiudiamo al quarto posto con qualche rammarico, soprattutto quello di non aver potuto esprimere con la Roma il nostro massimo potenziale. L’infortunio a Lavi a pochi minuti dall’esordio nella competizione ci ha condizionato pesantemente e abbiamo dovuto fare a meno di Giustini, che non è neppure entrata in acqua. Abbiamo giocato col cuore, trovando la forza e la determinazione per ribaltare una partita praticamente persa con Milano, nelle altre due prove neppure questo è bastato. Torniamo a casa con un quarto posto frutto della sconfitta contro il Padova che era campione d’Italia in carica. Lavoreremo da subito alla prossima stagione con l’obiettivo di migliorare quanto fatto in quella che si è conclusa”.
Se facciamo un passo indietro e andiamo ad analizzare quanto era accaduto nelle qualificazioni europee, troviamo il Rapallo eliminato da avversarie forse più forti, sicuramente più scafate. Più o meno si era ripetuto lo stesso scenario. E allora più indizi bastano a fare una prova. Il tempo lavora per Antonucci e le sue girls.
Nel disappunto una soddisfazione: ormai il gap con le più forti è minimo, ancora uno scatto e poi… ci sarà da divertirsi.
(d.s.)