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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Prima all’umido, ora senza caldaia: lo scandalo (quotidiano) delle case popolari

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(r.p.l.) Dire che è passata dalla padella alla brace, in questo caso, rende solo per metà, perché il discorso legato al calore è esattamente opposto. Casomai, la signora delle case popolari di Sampierdicanne, che qualche mese fa contattò ‘Piazza Levante’ per mostrare lo stato estremamente fatiscente – ma ci sta tutto dire pietoso – della sua abitazione, è passata dall’umidità e dalle infiltrazioni a un nuovo appartamento dove non funziona la calderina e dove, di conseguenza, fa un freddo cane.

Non c’è pace, per questa donna chiavarese che da diversi anni risiede in questo complesso di via per Maxena, di proprietà di Arte (l’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia), e che ha già di suo parecchi problemi di salute, al punto da essere seguita sia dall’Asl 4 che dai Servizi Sociali. Anche se dire ‘seguita’, visto lo stato in cui si trova costretta a vivere, è una parola grandissima, anzi una vera e propria presa per i fondelli.

La vicenda è stata raccontata dal nostro giornale lo scorso giugno (clicca qui) e ora si è arricchita di un nuovo, surreale, aggiornamento. La scorsa estate, la signora in questione (di cui omettiamo il nome, per ovvi e comprensibili motivi di riservatezza), invitò la nostra redazione a farle visita: sicché potemmo constatare un soffitto disintegrato dalle infiltrazioni, le pareti di cartone, i muri in amianto interamente a vista d’occhio, l’impossibilità di usare la corrente elettrica nel proprio salone e l’acqua sino alle caviglie in caso di pioggia. A corollario, muffa, umidità, tapparelle rotte, il lampadario del salotto smontato dai vigili del fuoco e buttato in un angolo per evitare cortocircuiti. Una situazione che definire da terzo mondo è dire poco, insomma, e che invece accade (pienamente documentata) nella ‘borghese’ Chiavari, a pochi metri di distanza da alcune eleganti villette.

La residente, ormai stanca delle ripetute richieste ma ancora non rassegnata, aveva chiesto o che venissero effettuati i lavori o che, quanto meno, venisse spostata in uno stabile un po’ più dignitoso, essendoci parecchi appartamenti vuoti non solo nel suo palazzo, ma nell’intero complesso.

Arte non ha mai eseguito i lavori, ma è stato dato, invece, il via libera per il trasloco. Il tutto con beffa ulteriore: perché, e questa è notizia recente, non solo la signora sta spostando tutto a proprie spese (percepisce una piccolissima pensione, che le basta appena per le cure mediche e per il suo mantenimento), ma sta per finire in una casa che, probabilmente, è anche peggio di quella precedente. Completamente fredda, con la calderina rotta e l’impossibilità sia di accendere i caloriferi che di usare l’acqua calda.

Basta questo? Assolutamente no: perché nel fare il trasloco, non sono state chiuse le utenze del ‘vecchio’ appartamento, sicché ora la signora è costretta a pagarsi le bollette doppie (sia come prima che come seconda casa, almeno sinché il passaggio non sarà completato del tutto). E, ad ogni rimostranza, si finisce, come sempre, a sbattere contro il muro di gomma della burocrazia, dei call center, delle voci registrate, degli appuntamenti dati con tempi biblici.

È accettabile tutto questo, nel 2019? È accettabile tutto questo, nei confronti di una persona debole, con problemi economici e di salute? È giusto che venga trattata così? Possibile che non c’è nessuno che, senza perdere più di mezza giornata, possa risolvere questa incresciosa situazione? Perché questa donna dev’essere costretta a vivere al freddo e a pagare pure le bollette doppie? Dove sono quelli di Arte? I Servizi Sociali del Comune di Chiavari si sono interessati? Quante situazioni ci sono come questa? Perché per una donna che ha avuto la forza di denunciare, ci sono altrettante storie simili che rimangono nel sotteso, nel non raccontato, che non esplodono in tutto il loro scandalo. Ma certamente ci sono.

Lo scorso giugno, l’assessore comunale ai Servizi Sociali, Fiammetta Maggio, così rispondeva, interpellata da ‘Piazza Levante’ sulla questione (clicca qui): “Il Comune si occupa della gestione di circa 170 alloggi di proprietà di Arte a Chiavari. Per gestione, intendo anche i bandi che vengono emessi per assegnare gli appartamenti, dopo aver accertato che le persone ne abbiano veramente bisogno. Tocca all’amministrazione, inoltre, dare gli eventuali sfratti, oppure sostenere chi non riesce a pagare l’affitto. Ma non sono di nostra competenza, in alcun modo, né le manutenzioni ordinarie, né quelle straordinarie. Noi siamo disponibili a segnalare il caso alla Regione, e ci impegneremo a sollecitare”.

Inoltre, l’assessore spiegava: “Abbiamo proposto alla signora dell’ultimo piano di lasciare quell’appartamento e di stabilirsi qualche piano più sotto. Siamo disposti a dare una mano con il trasloco, anche attraverso il Comune. Al momento è il massimo che possiamo fare”.

A quanto risulta, la ‘mano’ non c’è stata, perché la signora starebbe pagando il trasloco di tasca propria. E il sollecito nei confronti di Arte e della Regione? Quello c’è stato?

A rispondere, anche oggi, è l’assessore Maggio: “Noi eravamo e siamo ancora disposti a sostenere le spese del trasloco. Ma non ce ne hanno mai fatto richiesta. Conosciamo bene il caso della signora, che aiutiamo con un contributo economico e che abbiamo assistito di recente anche per quanto riguarda il pagamento della Tari. Quanto ad Arte, le pressioni da parte del Comune di Chiavari sull’argomento case popolari avvengono costantemente. Resta il fatto che noi non ci possiamo occupare della calderina, perché non è una spesa di nostra competenza, e non possiamo neppure andare a metterci le mani”.

Intanto, la relazione sulla calderina è stata depositata presso gli uffici di Arte, che però non hanno fatto nulla. Ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, non solo per il mancato funzionamento, ma pure per un fatto di sicurezza. Tant’è, nessuno si muove.

La caldaia è stata segnalata “come estremamente logorata già nel 2008 e non ha avuto successivamente al 2012 alcun controllo o manutenzione dimostrabile. La caldaia appare in condizioni assolutamente degradate, con componenti di sicurezza e regolazioni non funzionanti: valvola gas e impianto elettrico distaccati o manomessi. Pertanto se ne diffida completamente l’utilizzo. Lo stato di degrado rende pressoché inutile, non sicura e non economicamente conveniente una riparazione”.

Poi, a ribadire il concetto, il verificatore scrive: “Si consiglia la sostituzione dell’apparecchio. In mancanza di ciò, dovremo eseguire denuncia di pericolosità presso l’Ufficio Controllo Impianti Termici della Città Metropolitana di Genova”. Perché una calderina non funzionante, logora o manomessa che di si voglia, non è soltanto un disagio per chi vive in quella determinata casa, ma un pericolo per tutto il palazzo. Questo è abbastanza chiaro, dalle parti di Arte?

La signora dovrà lasciare l’appartamento infestato dall’umidità entro il prossimo 15 dicembre. La lettera a Babbo Natale, ci permettiamo di scriverla noi: Cara Arte, avete voglia di farle trovare, a titolo di regalo natalizio, una calderina funzionante, nella nuova abitazione dove andrà a vivere? Vogliamo farle trovare un contesto degno di questo nome? Vogliamo evitare che continui a pagare le doppie bollette? Così, tanto per un segno di umanità.

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