di ALBERTO BRUZZONE
Mai più un premio letterario a distanza. Nel Tigullio sperano proprio che sia così e che la prossima edizione del Premio Rapallo per la Donna Scrittrice, la numero 37, possa svolgersi al termine della prossima estate con una bella cerimonia ‘in presenza’.
Intanto, nei giorni scorsi, è andata agli archivi l’edizione numero 36, quella nel pieno dell’emergenza sanitaria, quella che ha costretto gli organizzatori, a cominciare dal Comune di Rapallo e dal giornalista Pier Antonio Zannoni, storico ideatore della kermesse, a rivedere i piani in corso d’opera, a passare dal format tradizionale a uno completamente diverso.
Non è andata male, anzi. Perché per la prima volta, accanto alla giuria tecnica, si è radunata una giuria popolare assolutamente inedita, composta da una selezione degli studenti, con i relativi professori, degli istituti di istruzione secondaria superiore di Rapallo, ‘Da Vigo-Nicoloso’ e ‘Liceti’. Così il mondo della scuola è stato ampiamente coinvolto nel processo di selezione e questo è stato per tutti un excursus didattico sicuramente interessante
A vincere l’edizione numero 36 del Premio Rapallo per la Donna Scrittrice è un’autrice di indubbio prestigio a livello nazionale: Simona Vinci, che ha conquistato ventisei consensi con il suo libro ‘Mai più sola nel bosco’, edito da Marsilio. Seconda, con diciassette voti, Melania G. Mazzucco con ‘L’architettrice’, pubblicato da Einaudi, e terza, con sei voti, Silvia Ballestra, autrice del romanzo ‘La nuova stagione’, per i tipi di Bompiani.
Accanto alla giuria popolare, ha votato, come da tradizione, pure la giuria tecnica, formata da Elvio Guagnini (presidente), Maria Pia Ammirati, Mario Baudino, Francesco De Nicola, Chiara Gamberale, Luigi Mascheroni, Ermanno Paccagnini, Mirella Serri e Pier Antonio Zannoni.
Erano già stati assegnati, invece, i premi speciali: il Premio Speciale della Giuria intitolato ad Anna Maria Ortese alla scrittrice Romana Petri per il romanzo ‘Figlio del lupo’ (Mondadori) e il Premio Opera Prima alla scrittrice Irene Salvatori per il romanzo ‘Non è vero che non siamo stati felici’ (Bollati Boringhieri).
La cerimonia, a causa delle normative anti contagio, si è svolta in video-conferenza, in collegamento con il Salone Consiliare del Comune di Rapallo, dove si trovavano il sindaco Carlo Bagnasco e il presidente del Consiglio Comunale, Mentore Campodonico, insieme al coordinatore Pier Antonio Zannoni, agli addetti ai lavori e a una rappresentanza degli studenti che hanno dato vita alla giuria popolare.
Due studentesse, Tea Sperandio del liceo ‘Da Vigo-Nicoloso’ ed Elena Passalacqua dell’istituto ‘Liceti’, hanno raccontato con entusiasmo la loro esperienza, con acute osservazioni sui libri dati loro in lettura. Ecco così che il Premio Letterario per la Donna Scrittrice è diventato uno spunto di apprendimento, oltre che un prezioso invito alla lettura, rivolto alle nuove generazioni. Alla trentaseiesima edizione della manifestazione hanno partecipato ottantuno scrittrici, e presto verrà pubblicato il bando per partecipazione all’edizione numero 37.
Simona Vinci, già trionfatrice nel 2016 al Premio Campiello con il suo libro ‘La prima verità’ (Einaudi Stile Libero), racconta così il suo ‘Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei Fratelli Grimm’, lavoro che è partito da quello che considera “il libro più importante della mia vita” e che Marsilio ha pubblicato nella collana ‘Passaparola’.
“La mia idea folle era di scrivere un testo senza capitoli, una narrazione continua dove le fiabe si mescolavano a episodi della vita e ad alcune delle percezioni. Poi, in realtà, di capitoli ce n’era bisogno e mi sono serviti a strutturare i nuclei della storia: la paura, il mistero, l’infanzia, il cibo, il femminile nelle fiabe. È un libro che nasce da una grande passione di lettrice che comincia nell’infanzia e dura ancora adesso”.
L’autrice ricorda: “Io mi identificavo nei personaggi femminili delle fiabe e quando ho scoperto che i Grimm venivano considerati misogini, con una visione sessista, sono rimasta molto sorpresa perché in realtà tutte le eroine delle fiabe, a partire da Cappuccetto Rosso o Cenerentola, che va a una festa a cui non è stata invitata, sono ribelli. Spesso sono le donne che salvano i maschi. Sono le sorelle che salvano i fratelli tramutati in animali”.
Certo, “rispetto agli uomini, le donne nelle fiabe partono da condizioni svantaggiate, però sanno come ribaltare la situazione, con la ribellione, la furbizia, l’intelligenza e il coraggio. Biancaneve finisce nella casa dei nani a fare le pulizie, a servire sette omuncoli, ma ci arriva perché vuole vivere. Quando il cacciatore le vuole strappare il cuore, lei gli chiede di lasciarla andare nel bosco e non sa cosa succederà, potrebbe anche morire, però accetta la sfida”.
Nel libro c’è anche una fiaba che non aveva letto da piccola, ‘Il ginepro’, a cui è dedicato un capitolo che si chiama ‘Di ramo in ramo’: “L’ho recuperata più avanti, perché nell’edizione che avevo, curata da Calvino, non c’era. Poi, tra quelle che mi piacciono moltissimo, c’è ‘Il re Bazza di Tordo’, che è la storia di una principessa a cui non va bene nessun pretendente. Il padre le presenta un sacco di uomini, ma non va mai bene niente. Allora le dice: ‘Adesso ti prenderai il primo che bussa alla porta del castello’ e arriva un miserabile dietro al quale però si nasconde il principe. Ma lei deve attraversare tutta una serie di prove, deve fare la serva e vivere nella miseria prima di tornare principessa”.
‘Mai più sola nel bosco’, dedicato a Severino Cesari, è stato per la scrittrice “un’occasione di chiudere un percorso come voce narrante. È come se fosse una trilogia partita con ‘La prima verità’ e proseguita con ‘Parla, mia paura’. Anche se sono libri diversi fra loro, sono contenta di averla chiusa. Quello che avevo da dire è finito con questo. Adesso ho voglia di raccontare dei personaggi. Altri tempi, altre storie. Sto lavorando a una cosa spaventosa”.
La paura è il tema forte del viaggio che Simona Vinci ha compiuto e che in fondo non vuole abbandonare: “Spero di spaventarmi di nuovo per qualcosa, perché la paura tiene in allerta e fa scoprire tante cose. Può essere molto interessante quando non ti paralizza. Penso sia uno strumento conoscitivo e anche profondamente divertente. Il gusto della paura lo conosciamo tutti: gialli, noir, horror ci piacciono e ci divertono perché ci spaventano. Per quanto riguarda l’infanzia, le fiabe hanno la funzione di far affrontare la paura e scoprire che può essere sconfitta. La raccolta dei Fratelli Grimm non è nata con in mente un pubblico di bambini. Non è una letteratura creata espressamente per ragazzi e bambini come quella che c’è adesso. In ogni caso, scrivere per ragazzi non è nelle mie corde e credo che sia molto difficile”.
‘Mai più sola nel bosco’ vince, mai più un concorso letterario a distanza è l’auspicio per il prossimo Premio Rapallo.