di ALESSANDRA FONTANA
“Portofino d’inverno, in un giorno feriale senza sole, è una conchiglia vuota. Le poche centinaia di residenti stanno tappati in casa oppure scappano presto per raggiungere il luogo di lavoro a Santa Margherita o a Rapallo. I negozi sono aperti ma giusto come atto di presenza, nei bar i minuti si allungano senza un vero perché, il molo si anima solo nel momento in cui gozzi o pilotine scaricano il pescato. La corona delle ville sul monte e sul promontorio serve solo a sentirsi più piccoli, anziché essere motivo di vanto rovescia verso il basso ottimi appigli per darsi per vinti. Se non sei uno di loro, uno dei privilegiati che stanno lassù, la vita ti può apparire poca cosa, e allora ti aggrappi a quel poco e lo fai diventare importante, gli dai un sen-so, lo dilati, ma può non bastare. Devi distogliere lo sguardo ogni volta che si dirige verso l’alto, devi capire che chi sta sotto come te appartiene a una specie diversa rispetto a chi sta sopra, devi rassegnarti e fare del tuo poco il tuo tutto. Ma può non bastare. E allora devi trovare il modo di scalarlo, quel monte o quel promontorio”.
Così Valerio Aiolli in ‘Portofino blues’ dipinge la nostra Portofino. L’ultimo romanzo di Aiolli, edito da Voland Edizioni, è entrato nella dozzina del Premio Strega 2025, il premio letterario più seguito d’Italia, e racconta la famosa vicenda della contessa Vacca Agusta, scomparsa nel lontano 2001. “Sono stato a Portofino e negli altri luoghi del libro – racconta lo scrittore – quindi Costa Azzurra, Messico e Lombardia però a Portofino, cuore della vicenda, sono stato diverse volte per vederlo in fasi differenti dell’anno”.
Il famoso borgo dei vip, frequentatissimo durante l’estate, cambia completamente durante i mesi invernali e autunnali: “Pur essendo un borgo marinaro durante l’inverno questo aspetto non si percepisce e prevale solo il glamour non vissuto, congelato in attesa dell’arrivo delle persone”.
Ma come è nata l’idea di scrivere ‘Portofino blues’? “Una coppia di amici mi ha segnalato la vicenda della contessa che io ovviamente ricordavo ma vagamente”. E così Aiolli si è messo a studiare la scomparsa della contessa: “E ho scoperto che è una storia pazzesca perché ha più livelli. Ci sono in casa queste tre persone quando una di loro sparisce nel nulla e questo già ha il sapore del thriller ma poi in realtà ad appassionarmi sono stati i luoghi e le storie delle persone collegate a questi luoghi. E proprio raccontando le loro vicende è stato possibile collegarmi a fatti accaduti nel nostro paese e all’estero, tutte storie che convergevano all’interno di quel gorgo che poi ha tirato dentro la contessa Vacca Agusta. Penso al miracolo economico italiano con la storia della famiglia Augusta, Tangentopoli con il coinvolgimento di Maurizio e Francesca anche se marginale. E ancora c’è questo Messico dei ricchi che entra un paio di volte nella storia…una serie di stimoli che mi hanno spinto a raccontare la storia”.
Questa non è la prima volta che Aiolli racconta vicende singole intrecciate a quelle storiche, è il caso di Nero Ananas sempre pubblico per Voland che fa rivivere la strage di Piazza Fontana: “Destini, storie intrecciate che rimandano a vicende più grandi. Qui mi è piaciuto inserire cose apparentemente estranee alla vicenda che invece poi sono collegate, via via il lettore troverà storie di attori, cantanti, film e canzoni che toccano la vicenda e la musica che la racconta”.
