di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Con questa riflessione completiamo il percorso delle piazze storiche di Chiavari: ecco il grande spazio pubblico, tra Palazzo Rocca – la ex Chiesa di San Francesco – il Cantero e Defilla, realizzato come le precedenti a seguito dei provvedimenti del Piano d’Abbellimento della Città del 1826.
Per comprendere meglio i fatti più remoti è bene rileggere un pensiero di Edoardo Mazzino riportato durante il primo convegno sugli Ottocento anni della fondazione di Chiavari. “Del resto la prova del successo conseguito si ebbe in quel tempo per il fatto che a distanza di trent’anni (15 aprile 1208) troviamo agli atti il lodo dei consoli di Genova per un’altra espansione urbanistica del borgo: a levante, tra le mura ed il fiume, che verrà denominata Capoborgo. Se in così breve lasso di tempo si è pensato di ripetere l’operazione, vuol dire che la prima esperienza aveva riscosso la universale approvazione”.
La citazione del Mazzino esemplificava con chiarezza il camino evolutivo dell’urbanizzazione di Chiavari, il suo intervento analizzava le condizioni e le motivazioni di come si era passati da una primitiva fase d’antropizzazione spontanea alla pianificazione urbanistica. Inoltre, non è un caso che si scelse il lato di levante per accrescere Chiavari, era quello il lato città verso i confini con Lavagna, l’Entella e il feudo dei Fieschi.
Non bisogna dimenticare la necessità di collocare il nucleo urbano in una più ampia viabilità, nel poter risalire le sponde dell’Entella, raggiungere Lavagna e le valli più interne. Questi dati sono confermati dal nuovo insediamento, dalla fondazione di Capoborgo, un quartiere che si collocherà tra la città già urbanizzata e il fiume, ma seguendo e collocandosi, ancora una volta, ai piedi dello sviluppo collinare. L’andamento a salire verso l’interno è la naturale conseguenza d’inserirsi in una viabilità già esistente, presente prima del ponte della Maddalena. Quel ponte era chiamato ‘della Marina’: a confermare che anche per la valle dell’Entella valgono le interpretazioni assunte per il Rupinaro, riassumibili nel posizionamento diverso della linea di costa nei tempi più remoti.
L’11 aprile del 1209 un nuovo provvedimento dell’autorità genovese, rappresentata dai consoli, autorizza l’urbanizzazione della Terram Comunis Ianue positam extra murum burgi Clavari. Si tratta dell’ampio spazio a est delle mura, area compresa tra il mare e il corso del fiume Entella, come già ricordato l’attraversamento del fiume era assicurato da un ponte in legno intitolato a Sant’Erasmo, una viabilità che presto si rinnoverà con la realizzazione del ponte della Maddalena. Erano passati trent’anni dal primo insediamento organizzato e l’operazione si ripeteva, anche in questo caso e come appare nella citazione riportata, l’area era considerata terra genovese, divisa in tavole per essere assegnata a coloro che s’insediavano nel nuovo e ampio quartiere.

A differenza del primo lodo questo prevede solo assegnazioni in conduzione e non in vendita, nella documentazione d’archivio troviamo l’elenco dei sessantacinque assegnatari e delle relative superfici. Per evitare speculazioni i lotti assegnati dovevano essere edificati entro due anni a partire dalla Pasqua del 1209. I sessantacinque lotti occupavamo 191 tavole, con una superficie di mq. 2.429,52; i lotti più piccoli misuravano 2 tavole e il maggiore 12, gli assegnatari sono in cinquantatre casi singole persone, dodici fanno riferimento a più di una persona. La superficie assegnata è da ritenersi quella realmente edificabile, a questa andranno calcolate e realizzate le opere viarie, anche per questa nuova urbanizzazione l’elemento architettonico del portico sarà applicato in tutto lo sviluppo del quartiere.
Gli assi viari saranno sostanzialmente due, che si sviluppano da ovest verso est: il primo, in fase con la porta che prenderà il nome di Capoborgo ed in asse con Carruggio (l’attuale via Vittorio Veneto); il secondo, prenderà corso dalla nuova chiesa di San Francesco a seguire la collina di Rì verso nord-ovest (l’attuale via Entella). Quest’ultima viabilità genererà un’appendice, nell’attuale corso Lavagna, dove s’insedierà un sistema d’attraversamento alternativo al futuro ponte della Maddalena: la scafa. Si tratta di una sorta di zattera che attraversava il fiume in una posizione più comoda per la comunità, senza dover raggiungere il ponte posto ben più a nord, tale sistema genererà un nuovo asse viario anche nella sponda di Lavagna (via Garibaldi). I due assi viari che caratterizzavano il nuovo insediamento erano tagliati ortogonalmente da carruggi di collegamento, verso nord s’inserisce un passaggio, il Malpertuso, che raggiungeva già la viabilità mulattiera verso la collina di Rì e il Curlo, dove erano le Case dei Malpertuso. Dai nomi degli assegnatari è possibile comprendere in diciassette casi la loro provenienza, oltre al nome era stato trascritto lo specificativo relativo alla loro residenza iniziale.
Troviamo l’indicazione di Caperana, Cavizzano, Cogorno, Cornasca, Cuniolo, Florana, Garibaldo, Ne, Panesi, Pastino, Ponte Giacomo, Rezza, Rivarola, Sturla, Terrino, Vignolo e Vigo. Secondo le considerazioni e le note del Pistarino si tratta di località del Levante ligure e riconducibili alle immediate vicinanze del territorio di Chiavari. Per altri quattro, Brogo, Castello, Costa e San Martino, si può concretamente riferirli allo stesso territorio anche se sono toponimi di più larga diffusione. Come era già stato nel lodo fondativo del 1178 i componenti di questa nuova comunità acquisiranno il titolo e il ruolo di burgensi. Il paraggio si consoliderà con un’urbanizzazione che giunge sino all’inizio dell’Ottocento, il Piano d’Abbellimento rettificherà la piazza e il successivo Piano Regolatore dell’ingegner Timossi del 1869, regoleranno l’intero territorio tra il Corso Nuovo (l’attuale Garibaldi) e il vico dei Grimaldi (Corso Millo). Non è un caso se queste tre piazze saranno dedicate al Re Vittorio Emanuele, a Mazzini e Garibaldi, i rispettivi monumenti ne segnano la cultura dell’epoca e confermano il notevole ruolo di Chiavari come città Risorgimentale.
(* storico e cultore di tradizioni locali)