di ALESSANDRA FONTANA
“Il transito sotto il Castello Rocca è datato dal Medioevo come la sua costruzione e quella del borgo che lo affianca. L’abbattimento ipotizzato priverebbe Mezzanego ed il territorio dell’elemento storico-architettonico più caratterizzante. La demolizione è pertanto inutile ed una perdita storica irrecuperabile. Opponiamoci tutti insieme a questa ipotesi facendo sentire la nostra voce”. Questo è il testo della petizione lanciata su change.org dal consigliere di minoranza Fabrizio Brignole e che sta già ricevendo diversi consensi.
Il ‘voltino’ di Mezzanego è diventato nel corso degli anni un simbolo ma anche un vero e proprio problema dal punto di vista della sicurezza. Il 13 luglio scorso, i Vigili del fuoco disposero la chiusura della strada per il rischio crollo: chi da Mezzanego doveva andare a Borzonasca (e viceversa) doveva per forza passare o da Semovigo o percorrendo, nel caso la destinazione fosse Rezzoaglio o Santo Stefano, il Passo della Scoglina.
La breve interruzione de traffico, come era prevedibile, ha causato malumori e disagi, gli ennesimi per chi vive nell’entroterra. La viabilità è stata ripristinata in una manciata di giorni e l’area è stata messa in sicurezza temporanea, in attesa di una soluzione definitiva. Demolire o conservare? Questo è il dilemma, una lista di pro e contro destinata a far discutere parecchio.
“Insieme per Mezzanego si è sempre dichiarata contraria all’abbattimento dell’archivolto – ricorda il consigliere di minoranza Fabrizio Brignole – La situazione che ha portato alla chiusura a luglio è stata dettata dall’incuria dei proprietari. I disagi che hanno subito le persone sono dovuti al fatto che si è intervenuti troppo tardi”.

Brignole è convinto che se il Comune avesse intimato prima la messa in sicurezza, non si sarebbe arrivati al punto di chiudere la strada. La storia però non si fa con i ‘se’ e con i ‘ma’ e il punto, per Brignole e per molti cittadini non è individuare un colpevole ma salvare qualcosa che ha un valore storico e artistico: “La Soprintendenza ha riconosciuto questo valore e ha dimostrato che è possibile evitare la demolizione”.
Il gruppo di Insieme per Mezzanego ha individuato una possibile soluzione: “Si tratta di un’alternativa semplice, veloce e poco costosa, perché di facile attuazione”. Ovvero un bypass nel giardino del castello: “Gli enti interessati sono molti e quindi abbiamo scelto di lanciare una petizione perché questa è l’unica soluzione veloce per mantenere la tipicità dell’ingresso sotto l’archivolto per la circolazione”.
In realtà il gruppo ha proposto due alternative, tutto per salvare il simbolo del paese della Valle Sturla: “Una mantiene parzialmente l’architettura e solo dalla città verso l’entroterra, nell’altro caso si dovrebbero realizzare due corsie, arrivando persino a pedonalizzare l’archivolto e utilizzarlo per il Museo della nocciola”. Rendendo così l’agglomerato di case un vero e proprio borgo medievale da visitare e valorizzare: “Questo permetterebbe manifestazioni storiche a tema, visibilità e sarebbe un modo per ricordare la storia di Mezzanego oltre che per rilanciare il turismo in una chiave diversa da quella enogastronomica”.
Recentemente Anas ha realizzato due progetti come ricorda il consigliere: “Soluzioni lunghissime e costose, una delle due prevede un tunnel, mentre l’altra il passaggio sul fiume con costi enormi”. E Mezzanego non può permettersi di aspettare così tanto tempo. La soluzione provvisoria con guard rail e ponteggi ha ridotto di molto la visibilità, lo sanno molto bene i pendolari che percorrono quotidianamente il tratto. Sulle sorti del voltino sono coinvolti diversi enti: Regione, Soprintendenza, Comune, Anas e privati e proprio per questo è necessario proporre una soluzione equilibrata. “Quella che abbiamo proposto noi lo è. Sarebbe necessario, proprio perché gli attori sono sia pubblici che privati, trovare dei progetti condivisi. Sarebbe possibile da parte di Anas e del Comune trovare dei concambi sia economici, sia in termini di posti auto, spazi pubblici… che possano consentire anche al privato di ristrutturare il bene. La perdita economica da sarebbe mitigata dalla ristrutturazione di un bene che resta proprio e anche da altri spazi a messi a disposizione”.