(r.p.l.) Negli ultimi giorni se n’è parlato più per passerelle improvvisate, tubi innocenti, scempi naturalistici. Sul Parco di Portofino si è consumato quasi un regolamento di conti tra istituzioni, ente parco, residenti, ambientalisti. E mentre l’aspro confronto andava avanti, da un’altra parte proseguiva quello più importante.
Ovvero l’iter per la trasformazione del parco da regionale e nazionale, con un cospicuo finanziamento da parte dello Stato e un prestigio sempre maggiore per la zona, così come per tutta la Liguria.
Il tema di fondo, mai realmente definito sino ad oggi, è sempre quello dei confini. Ma questo Parco Nazionale di Portofino come lo vogliamo? Come deve essere? Quanto grande? Un terreno nel quale si consumano, stavolta sì e seriamente, diversi interessi. Perché, una volta dichiarata nazionale, quella porzione di territorio rimarrà completamente svincolata dalla giurisdizione degli enti locali, Comuni e Regione. Da una parte gli ambientalisti premono perché i confini comprendano anche le cosiddette aree contigue, dall’altra la Regione frena, mentre il Ministero attende che ci si metta d’accordo, ma intanto pare aver fornito un’indicazione di massima.
Lo Stato, in sostanza, per finanziare questa trasformazione con circa un milione di euro (mentre la Regione dovrebbe metterne seicentomila) chiede che l’area del futuro parco nazionale sia il più ampia possibile. Ci sarebbe un’indicazione anche sino a diecimila ettari. Un’ipotesi che va completamente a cozzare contro il progetto della Regione Liguria, che prevede invece un parco più ristretto.
Come andrà a finire? Massimo Maugeri, tra gli attivisti più impegnati di Legambiente nel Tigullio, esprime il proprio punto di vista: “Se è vero che il Ministero propone sino a diecimila ettari, mentre il progetto iniziale della Regione ne prevede poco più di mille, mi sembra chiaro che bisognerà trovare una soluzione mediana di compromesso. E, a dire il vero, questa esiste già. E’ bella pronta ed è esattamente la nostra: ovvero il parco di 4500/5000 ettari circa, comprendenti le aree contigue e anche zone di pregio come la Collina delle Grazie di Chiavari. Io spero che, alla fine, si riesca ad andare in questa direzione. Perché tempo se n’è già perso parecchio”.
E, non bastasse quello speso a parlare di confini, c’è poi la situazione critica che sta vivendo Portofino, insieme a Santa Margherita e a Rapallo, in questo periodo, a seguito della tremenda e devastante mareggiata di fine ottobre.
Secondo Maugeri, “bisogna trovare un punto di mediazione ragionevole. Il Ministero non è disposto a finanziare un parco con confini troppo piccoli. Rischiamo di perdere una grande occasione per il fatto di non avere le idee chiare e di non voler prendere precise posizioni contro interessi particolari. Il Parco Nazionale, come detto più volte, si trascina dietro un enorme indotto, dal punto di vista turistico. E, se questo non bastasse, diventa importantissimo pure dal punto di vista scientifico. Studiare il parco, ad esempio, e l’ecosistema che si è venuto a creare o quello che è stato modificato dall’uomo, consente di misurare le azioni da fare rispetto ai cambiamenti climatici, di approfondire il discorso delle biodiversità, di attrarre sempre più anidride carbonica. E’ una splendida opportunità di avviare confronti fra territori, studiare i microclimi, capire cosa sta succedendo e cosa succederà tra qualche anno”.
E poi viene annunciata l’intenzione di Legambiente Tigullio: “Noi la prossima settimana renderemo pubblica la nostra petizione, alla quale hanno già aderito in parecchi. Riguarda i confini del parco, come li intendiamo noi, cioè in maniera allargata rispetto alla Regione”.
Paolo Donadoni, sindaco di Santa Margherita e presidente del Parco di Portofino, replica così: “Aspettiamo di conoscere le richieste del Ministero. Sino ad ora, non esiste nulla di ufficiale, anche se ci siamo visti parecchie volte. Io non ho nessuna preclusione a che vengano allargati i confini del Parco. Ma tutto deve avere la sua logica. Ora, secondo me, occorre traguardare il parco nazionale. Poi tanti ragionamenti potranno anche trovare spazio successivamente. Non possiamo rallentare”.
Donadoni liquida come “sciocchezze” le polemiche dei giorni scorsi, a proposito della viabilità, assai invasiva, costruita ad uso dei motocicli all’interno del Parco di Portofino: “E’ chiaro che si trattava di una soluzione provvisoria, legata alla somma urgenza. Ora la somma urgenza è in parte cessata e la passerella verrà smontata”.
Quei tubi innocenti in mezzo al verde del parco, a sorreggere un impalcato onestamente inguardabile, stanno per venire via uno dietro l’altro. A ‘demolire’ la costruzione, la fine della somma urgenza, come sostiene Donadoni, ma anche un moto dell’opinione pubblica fortissimamente contrario. A fronte di una strada d’emergenza che funziona, quella del genio militare, questa seconda opera è parsa ai più inutile.
Lo spiega in un suo articolo il giornalista di Santa Margherita Marco Delpino, membro tra i più attivi degli Amici del Parco di Portofino. “La violenta mareggiata del 29 ottobre, oltre ad aver creato un macello, ha distrutto in più punti la strada litoranea che da Santa Margherita porta a Portofino. Per consentire l’accesso a Portofino (oltre che via mare) si è provveduto, in emergenza, ad ampliare un tracciato che, da Portofino Vetta, conduce a Portofino. Decisione saggia e accettata da tutti. Ovvio che siamo tra coloro che chiedono ed auspicano che la litoranea per Portofino venga rifatta al più presto e bene. Anche domattina, se fosse possibile. Per una questione di civiltà nei confronti dei portofinesi e anche perché un Borgo accessibile ha portato e continuerà a portare tantissimi benefici turistici ed economici a tutto il territorio. Detto questo, ci chiediamo, e ce lo siamo chiesti subito, sin dai primi giorni di novembre: perché, tra le ‘emergenze’, è comparsa anche una pista ‘motociclabile’ inutile, pericolosa, dannosa, da Nozarego sino alle Gave-Paraggi?”.
Secondo Delpino, “questo ‘tracciato’ risulta essere un vero e proprio scempio, uno sfregio al territorio, un’ignobile soluzione che finirà col portare danno all’economia turistica del territorio. Chi ha autorizzato questi devastanti interventi? Le leggi di tutela del Parco parlano chiaro e non consentono sbancamenti, inutili sversamenti di cemento, taglio di alberi. Perché si è portato avanti un vero e proprio scempio e per giunta oggi sospeso perché ritenuto, a detta dello stesso presidente dell’ente Parco di Portofino Paolo Donadoni, ‘inutile’? E’ vero che non esiste alcuna autorizzazione e che non compariva alcun cartello relativo ai lavori?”.
La strada ‘improvvisata’ è prossima allo smontaggio. E questo dovrebbe bastare a placare le polemiche. Ma lascia un interrogativo che non si può né smontare né cancellare.
Quanto è consapevole la coscienza di chi amministra e muove i fili rispetto all’importanza del Parco di Portofino, alla sua tutela, alla sua conservazione? Lo scempio, rimasto per fortuna solo un maldestro tentativo, era realmente necessario, a fronte di una strada d’emergenza già comunque aperta? E’ con questa considerazione e questo rispetto di un bene comune che si va a Roma a definire l’iter di un Parco Nazionale?
Se davvero l’occasione è ghiotta per tutto il territorio, ora sarà meglio proseguire senza se e senza ma. Mettendosi alle spalle sia gli incidenti di percorso, sia i percorsi accidentati.