di ANTONIO GOZZI
A nove mesi dallo scoppio della guerra Papa Bergoglio, con una lunga lettera agli ucraini che non ha avuto sui media l’eco dovuta, ha preso una posizione forte e chiara a sostegno della lotta del popolo di quel Paese a difesa della Patria, e di condanna all’invasione e alle violenze perpetrate dalla Russia.
Ciò non era mai avvenuto con questa chiarezza, e vale la pena di riportare alcuni passaggi cruciali di questa lettera.
“Cari fratelli e sorelle ucraini! Sulla vostra terra, da nove mesi, si è scatenata l’assurda follia della guerra. Nel vostro cielo rimbombano senza sosta il fragore sinistro delle esplosioni e il suono inquietante delle sirene.
Le vostre città sono martellate dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo. Nelle vostre strade tanti sono dovuti fuggire, lasciando case e affetti. Accanto ai vostri grandi fiumi scorrono ogni giorno fiumi di sangue e di lacrime. Il vostro dolore è il mio dolore. Nella croce di Gesù oggi vedo voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante immagini cruente che ci sono entrate nell’anima….
Penso poi a voi, giovani, che, per difendere coraggiosamente la Patria, avete dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che avevate coltivato per il futuro, penso a voi mogli che avete perso i vostri mariti e mordendo le labbra continuate nel silenzio con dignità e determinazione a fare ogni sacrificio per i vostri figli; a voi adulti che cercate in ogni modo di proteggere i vostri cari; a voi anziani che invece di trascorrere un sereno tramonto siete stati gettati nella tenebrosa notte della guerra; a voi donne che avete subito violenze e portate grandi pesi nel cuore; a tutti voi feriti nell’anima e nel corpo. Vi penso e vi sono vicino con affetto e con ammirazione per come affrontate prove così dure…
Pur nell’immane tragedia che sta subendo il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, che piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire”.
Questo giornale aveva lamentato, in articoli precedenti, le ambiguità di una parte del mondo cattolico, che avevamo definito quella “dei pacifisti della resa”. Un mondo che condannava sì l’aggressione russa, ma che in definitiva vedeva la resistenza ucraina, sostenuta dagli aiuti in armi dell’Occidente, come inutile e sbagliata e proclamava la necessità di un negoziato a prescindere, senza specificare cosa un paese aggredito nella sua popolazione civile e nella sua integrità territoriale debba negoziare, se non la fine immediata dell’aggressione e il ritiro delle truppe di invasione russe.
È questa dei “pacifisti della resa” una posizione che a nostro giudizio non è neppure in linea con la dottrina della Chiesa, che in diversi documenti e posizioni riconosce il diritto alla legittima difesa anche in armi.
Siamo andati a fare un po’ di ricerca e abbiamo trovato al riguardo due posizioni chiarissime.
La dottrina sociale della Chiesa, ad esempio, indica i criteri per l’esercizio del diritto di resistenza.
“La resistenza all’oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente alle armi salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: 1. In caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; 2. Dopo che si siano tentate tutte le altre vie; 3. Senza che si provochino disordini peggiori; 4. Qualora vi sia una fondata speranza di successo; 5. Se è impossibile intravvedere ragionevolmente soluzioni migliori”.
La lotta armata è contemplata quale estremo rimedio per porre fine a “una tirannia evidente e prolungata che attentasse gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuocesse in modo pericoloso al bene comune di un Paese”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al passaggio 2265 prevede che: “La legittima difesa, oltreché un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita degli altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità”.
È dunque legittimo, sulla base della dottrina cristiana, che l’Ucraina si difenda?
A me pare proprio di sì! La legittima difesa di un popolo è l’estensione della legittima difesa personale: se non ho altro mezzo per difendermi da chi mi aggredisce, devo usare la forza. C’è un passo di Agostino molto illuminante al riguardo: “È infatti l’ingiustizia del nemico che obbliga il saggio ad accettare guerre giuste e l’uomo deve dolersi di questa ingiustizia perché appartiene agli uomini, sebbene da essa non dovrebbe sorgere la necessità di far guerra”. (La città di Dio, XIX,7).
Papa Bergoglio si rifà a questa impostazione e riporta la posizione dei cattolici nel solco di una tradizione che non mette in dubbio il “no alla guerra” sia su base cristiana che civile, ma contemporaneamente afferma il diritto/dovere di difendersi e difendere la Patria dall’aggressione anche con le armi.