di DANILO SANGUINETI
Pesisti, lottatori, boxeur, judoka sono figli di uno sport minore? Lunedì 3 giugno incomincia per le società chiavaresi di discipline che un tempo erano raggruppate sotto l’etichetta ‘atletica pesante’ un esodo imposto dagli improcrastinabili lavori di ristrutturazione delle loro palestre, raggruppate all’interno dello stadio Comunale di via Gastaldi.
Per Pesistica Chiavari (presidente Luciano Brighenti), Chiavari Ring (presidente Stefano Braschi), Libertas Judo Asaj (presidente Giorgio Maramotti) e Pugilistica Tito Copello (presidente Giuseppe Pianviti) i prossimi saranno mesi piuttosto complicati.
L’amministrazione comunale, proprietaria della serie di locali che sono incastonati nell’area dello stadio, ha stanziato oltre 300mila euro per la manutenzione straordinaria di impianti che definire “bisognosi di interventi” è un pietoso eufemismo. Nessuno dei dirigenti coinvolti ha il minimo dubbio su ciò.
Quello che invece preoccupa è la faticosa ricerca di sedi alternative per continuare a svolgere nei prossimi mesi la regolare attività, che comprende allenamenti praticamente quotidiani per gli agonisti e sessioni almeno settimanali per praticanti, amatori e giovani che si avvicinano a queste discipline. Va tenuto ben presente che stiamo parlando di sport dove l’etichetta ‘dilettante’ non è una conclamata finzione, qui siamo realmente nel campo degli appassionati, dei più puri tra i puri. La mancanza di un tetto e il vagare alla ricerca di un’altra sistemazione è un problema serio per i club ricchi di sport professionistici – vedi le litanie che scatena il cambio provvisorio di uno stadio per le squadre di calcio con budget milionari e mezzi sostanziosi – è facile immaginare che cosa significhi per società che si basano sulle scarne quote di iscrizione e sul volontariato di pochi appassionati. Anche perché siamo in Italia e le indicazioni sulle tabelle per inizio e conclusioni dei lavori più che termini improrogabili vanno prese come dichiarazioni di intenti.
La traversata nel deserto dei 4 club dovrebbe durare sei mesi, con inevitabile ricaduta sulla conclusione della attuale stagione agonistica e l’inizio di quella 2019-20. Il premio ad opera finita non sarà piccolo: rientrare e trovare un ambiente di lavoro finalmente a passo con i tempi è un potente incentivo a stringere i denti. Sempre che le sofferenze siano entro limiti ragionevoli perché il trasloco comporta anche il dover togliere e trovare un parcheggio temporaneo per macchine e attrezzature che non possono essere trascinate da una parte all’altra e neppure alloggiate in toto nelle sedi provvisorie.
Le società hanno chiesto e ottenuto che l’amministrazione comunale venga loro incontro. Ci sono stati incontri, sono state promesse soluzioni accettabili. La riprova la avremo a breve. Per il momento i presidenti e i loro aiutanti decidono di far prevalere l’ottimismo del bicchiere mezzo pieno. Luciano Brighenti, presidente della Pesistica Chiavari, è quello che ha i grattacapi maggiori, stante il complesso di marchingegni che deve spostare. “Per diverse settimane abbiamo pianificato come toglierci d’impaccio. I nostri attrezzi del mestiere, intendo i bilancieri, non sono piantine che possono essere portate fuori usando un motorino. E poi ci sono i set di pesi, le panche, i tappeti rinforzati per sopportare carichi di diverse centinaia di chilogrammi. Per finire le macchine a muro che vanno staccate, smontate e rimontate se è il caso”. Un’impresa più che uno spostamento. “Devo dire che all’inizio eravamo un po’ spaventati: in città le palestre sono quasi tutte ‘a tappo’ e pochissime per non dire nessuna avevano pavimenti in grado di reggere la nostra attrezzatura. Per fortuna che proprio il mese scorso abbiamo raggiunto l’accordo con le Caserme di Caperana. All’interno dell’area della Scuola Telecomunicazioni c’è una palestra che grazie a un accordo con le autorità competenti ci mette a disposizione un’area dove i nostri agonisti, cioè coloro che partecipano a competizioni nazionali, potranno allenarsi con cadenza quotidiana”.
Chi pratica sollevamento pesi ad alto livello non può mollare neppure per un giorno e non conosce né vacanze né soste. “Ci dispiace invece per i tanti ‘non agonisti’ che venivano in palestra, così come per i giovani che stavano iniziando il percorso di addestramento. Non abbiamo potuto far altro che dir loro di stringere i denti per i prossimi sei mesi e cercare di lavorare in qualche palestra privata della zona”.
C’è poi la questione macchinari. “Il Comune sta per indicarci un magazzino dove potremo tenere gran parte degli attrezzi sino al momento del rientro. Sì, sarà dura, ma il gioco vale la candela: ci rifanno il pavimento, i servizi igienici, le docce, mettono a nuovo muri, finestre e soffitti: date le condizioni nelle quali eravamo ridotti, soffrire ancora un po’ per non soffrire più ci può anche stare”.
Identico nel giudizio come nella coraggiosa accettazione delle difficoltà è Stefano Braschi, presidente della Chiavari Ring: “Noi non abbiamo ancora trovato una sistemazione, anche se abbiamo due o tre alternative e una potrebbe proprio essere quella scelta dagli amici della Pesistica. Caperana pare una buona soluzione. Anche noi avremo dal Comune in prestito un magazzino dove mettere materassini e i nostri pesi, che ci servono nell’allenamento quotidiano”. Anche per la Lotta la divisione tra atleti di valore nazionale e semplici praticanti si impone come inevitabile necessità. “Le giovanili tra qualche settimana sarebbero comunque andate in vacanza. Ne riparleremo a settembre. Per i nazionali ci sono gli stage azzurri, la collaborazione della nostra Federazione sarà indispensabile. Il prossimo autunno dovremo pensare a qualcosa: anche se non abbiamo bisogno di molto spazio, penso a 25 metri quadrati, non sarà facile ritagliarlo in palestre che sono sovraffollate da centinaia di praticanti e decine di sport diversi”.
A indorare la pillola c’è il sogno di avere finalmente una sistemazione dignitosa. “Tanto per essere chiari: quando rientreremo avremo finalmente spogliatoi degni di questo nome, delle docce e dei servizi igienici separati, una zona di combattimento più ampia e luminosa. Inoltre potremo gestire in autonomo riscaldamento e illuminazione”. Sembra incredibile, ma sino a oggi le palestre delle quattro società erano più simili ai “più malfamati ring di Caracas” che a impianti sportivi degni di una nazione che si dice appartenente al mondo avanzato…
Pugili, boxeur, lottatori e pesisti: gente tosta, che parla poco e che sa sopportare i colpi, soffrire. Basta che non si esageri.