di ALBERTO BRUZZONE
Ci sono due palazzi, a Chiavari, che sono particolarmente amati da tutti i cittadini e che da tempo necessitano di una riqualificazione. Perché sono luoghi del cuore, dei ricordi, dell’orgoglio cittadino, oltre che importantissimi sia dal punto di vista storico e artistico che da quello architettonico. Sono l’ex sede del tribunale di piazza Mazzini e Palazzo Rocca in piazza Matteotti, già piazza delle Carrozze.
Il primo è stato ‘sbiancato’ di recente: la facciata è stata completamente ripulita, l’illuminazione è stata decisamente migliorata e l’aspetto generale è quello di un edificio molto austero ma al tempo stesso anche molto elegante, che mostra la sua forma migliore proprio quando calano le luci del sole e si accendono le luci artificiali (lo spettacolo migliore sotto le festività natalizie). Resta da definire quale sarà il suo futuro utilizzo interno, e qui il percorso pare ancora piuttosto lungo, ma intanto l’aspetto esteriore è davvero un bellissimo fiore all’occhiello per tutta la città.
Quanto a Palazzo Rocca, quelle facciate decadenti e scrostate, quell’immagine cupa e malinconica, quello scolorimento generale sono destinati a restare soltanto un brutto ricordo. Alla conservazione del proprio patrimonio civico l’attuale amministrazione tiene molto. Il sindaco Di Capua aveva inserito sia il restauro dell’ex tribunale di piazza Mazzini sia il rifacimento di facciate e tetto di Palazzo Rocca nel proprio programma elettorale. E, in entrambi i casi, sta riuscendo a mantenere gli impegni, anche grazie a una notevole disponibilità di cassa che rende Chiavari uno dei comuni maggiormente in salute non soltanto del Tigullio ma anche di tutta la Liguria e di cui il merito va sia al sindaco attuale sia soprattutto alla precedente amministrazione (cosa che ogni tanto sarebbe giusto venisse ricordata).
I cantieri di Palazzo Rocca sono in pieno svolgimento e si sta rispettando la tabella di marcia. A fare il punto della situazione è Massimiliano Bisso, professione architetto, già sindaco di Uscio e impegnato a Chiavari come assessore comunale ai Lavori Pubblici: una delle professionalità esterne che il sindaco Di Capua ha scelto per formare la sua giunta e che proprio in tema di ristrutturazioni edilizie pare particolarmente versato.
“I lavori – afferma Bisso – stanno andando avanti in maniera regolare, con un impatto sulla città che definirei abbastanza contenuto. Siamo riusciti a limitare le aree di cantiere e a mantenere le strade aperte, senza creare particolari problemi. Nel frattempo, dietro ai teloni dei ponteggi si continua a lavorare in maniera intensa. Al momento, ci si sta concentrando sulle facciate, sia a sud che a nord, e il tetto risulta parzialmente scoperchiato perché, come noto, dev’essere rifatto. Qui, al momento della demolizione, abbiamo potuto constatare che lo stato di molte travi in legno non fosse ottimale. Alcune iniziano ad avere situazioni di marcescenza ed è necessario sostituirle. Al momento, siamo quindi in fase di attenta valutazione, sia la Soprintendenza con l’architetto Cristina Pastor, che ha in carico la direzione dei lavori, sia il Comune di Chiavari con i propri uffici tecnici. Si stanno studiando le soluzioni migliori, anche per poi individuare i professionisti più adatti”.
Tetto in legno, cantieri, intervento conservativo. Sono parole ricorrenti in questi giorni, dopo il disastro della Cattedrale di Parigi che tutti abbiamo sotto gli occhi: “A Chiavari è tutto monitorato – assicura Bisso – Ma sono d’accordo sul fatto che quando si opera su tetti con travi in legno, queste sono le situazioni più difficili e delicate. Quelle dove le insidie e i pericoli sono dietro l’angolo. Abbiamo visto tanti episodi eclatanti in passato: oltre a Notre Dame, anche il Petruzzelli di Bari o la Fenice di Venezia. Più tutti gli altri, moltissimi, che non fanno notizia, ma ci sono. Io però dico che la presenza della Soprintendenza a Palazzo Rocca è garanzia di massima efficacia e attenzione. È un grosso bene che la direzione dei lavori sia affidata a loro”.
L’appalto relativo a Palazzo Rocca prevede le facciate, il tetto e la risistemazione degli spazi esterni (il primo atto, più di un anno fa, è stata la rimozione della tensostruttura esterna, dove si svolgevano diverse iniziative, tra cui il teatro dialettale): è finanziato per copertura e lato nord dall’amministrazione comunale, mentre il lato sud spetta al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. “La cogestione sta funzionando”, commenta Bisso.
In piazza Matteotti un render mostra come verrà fuori il palazzo, una volta tolti teloni e ponteggi e ci sarà, proprio come per l’ex tribunale, un’illuminazione serale: “Rappresenta un modo per informare i cittadini e, allo stesso tempo, accendere il loro interesse verso un intervento importante per il patrimonio culturale di Chiavari”, è il parere dell’assessore ai Lavori Pubblici.
L’opera costa, complessivamente, un milione e 410mila euro (la Soprintendenza ha disposto 250mila euro) ed è destinata a durare 540 giorni dal momento dell’affidamento. Durante i lavori, le attività all’interno del palazzo si sono svolte, sino a ieri, regolarmente. Il Museo è aperto, ma adesso (notizia di ieri mattina) occorrerà invece trovare una soluzione momentanea per l’Accademia Musicale, che occupa gli spazi del sottotetto. È rimasta al suo posto sinché si è potuto, ma ora l’avanzare degli interventi non lo consente più.
L’importante è che entro fine 2020, giorno più giorno meno, una grande meraviglia possa tornare ad abbellire la piazza. È tutto vero. Quando si fa qualcosa di buono per la città, è sempre bello rimarcarlo.
LA NOTA STORICA DI GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO
Nell’angolo nord-est delle antiche mura medievali di Chiavari, tra il 1626 e il 1635, l’architetto Bartolomeo Bianco realizza su commissione della famiglia Costaguta il grande palazzo nobiliare. In quel paraggio erano già esistenti due edifici che vengono utilizzati come elementi portanti per la nuova costruzione.
I Costaguta saranno i maggiori protagonisti della Chiavari del primo Seicento, promuoveranno, sempre con Bartolomeo Bianco, la riedificazione barocca della chiesa di San Francesco e, dopo la miracolosa apparizione della Madonna dell’Orto, la costruzione della basilica. In quel periodo spostano in Roma, dove è ancora presente il loro palazzo, i loro interessi economici e politici, lasciando decadere il palazzo di Chiavari, che è ceduto ai Grimaldi nel 1760.
L’interesse della nobile famiglia genovese per il palazzo è tale da portare un rinnovamento all’intero edificio, le sale sono adornate da quadri e mobilio di grande ricchezza. Nel periodo giacobino è sede della Prefettura Francese e ospiterà papa Pio VII, primi giorni di luglio del 1809, per essere tradotto in Francia come volere di Napoleone Bonaparte.
Nel 1824 la giovane Maria Teresa Grimaldi sposa Alessandro Pallavicini e il palazzo riacquista nuovo prestigio e conferma un ruolo istituzionale ospitando la Sottoprefettura del Circondario di Chiavari.
Nel 1903 il palazzo è acquistato da Giuseppe Rocca, un emigrante che aveva fatto fortuna in Argentina. Rientrato in Italia, ristruttura il palazzo e chiama le proprie sorelle, con un affermato panificio all’angolo di via Vecchie Mura e l’attuale Carrugio, a vivere nel palazzo che è trasformato in una lussuosa dimora borghese.
I nuovi dipinti murali sono del milanese Francesco Malerba, i legni dell’ebanista Antonio Brizzolara. Nel 1908 è allestito il grande parco su progetto dell’anno precedente firmato da Pollinice Caccia. L’archivio del palazzo custodisce importanti documenti, tra questi le foto realizzate dallo Stabilimento Fotografico di Alfred Noack. Su lascito testamentale di Giuseppe Rocca il Palazzo è di proprietà del Comune di Chiavari.
Per saperne di più:
- Montagni – L. Pessa. Palazzo Rocca a Chiavari. Un monumento del Seicento Ligure ed Europeo. Sagep edizioni, Genova 1981.
- Fontanarossa. Ritratto di un museo. Fotografie di casa Rocca da dimora privata a galleria civica d’arte. Quadernini di Palazzo Rocca II/2006. Microart, Recco 2006.
- Montagni – L. Pessa. La Chiesa di San Francesco e i Costaguta. Arte e cultura a Chiavari dalò XVI al XVIII secolo. Sagep, Genova 1987.