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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

L’Ottocento nel circondario di Chiavari: la fondazione del Comizio Agrario

Ventotto i  Comuni che lo rendevano attivo e operante, da Portofino a Moneglia, sino a raggiungere la Valle dell’Aveto e con un’appendice in Val di Vara
La fondazione del Comizio Agrario obbedì anche allo scopo di analizzare l’intero complesso dell’economia agricola del chiavarese
La fondazione del Comizio Agrario obbedì anche allo scopo di analizzare l’intero complesso dell’economia agricola del chiavarese
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Dopo la doverosa parentesi dedicata alla storia dello spazio antistante la ex chiesa di SanFrancesco, provocata dall’improvvida rimozione della cancellata del ferraio Cassinelli, riprende con il numero di oggi la serie di articoli di ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Nell’esplorare i grandi cambiamenti avvenuti in questo secolo, non possiamo non soffermarci su una grande e fondamentale novità: la raccolta dei dati statistici, che si trasformeranno col tempo in preziosi testimoni dell’evoluzione delle valenze economiche e sociali del territorio.

La fondazione del Comizio Agrario obbedì, tra i tanti scopi, a quello di analizzare l’intero complesso dell’economia agricola del chiavarese. La rilettura delle preziose carte ci permette di ripercorre il cammino dall’Unità d’Italia, in particolare soffermandoci sulla data di fondazione, 16 febbraio del 1868, con la capitale del Regno ancora in Firenze.

Nel primo numero del Bollettino diffuso a Chiavari (gennaio 1869) si rendeva pubblica la nascita del “Comizio Agrario del Circondario di Chiavari”; ventotto i  Comuni che lo rendevano attivo e operante, da Portofino a Moneglia, sino a raggiungere la Valle dell’Aveto con Santo Stefano, e con un’appendice in Val di Vara con i comuni di Maissana e Varese Ligure. 

Lo studio dell’intero fondo documentale, custodito presso la Società Economica, ci permette di rilevare dati preziosissimi e ricostruire un preciso profilo del territorio nel quale viviamo. Dopo la pubblicazione del decreto fondativo vennero redatti uno statuto ed un regolamento della nuova istituzione. La lettura è certamente appesantita da un linguaggio burocratico, ma se ne possono comunque ricavare dati originali sulla formazione e sul funzionamento di una nuova e diffusa classe dirigente.

Un primo aspetto conferma il cammino all’interno di una nuova democrazia, con le riunioni tenute in municipio, appena inaugurato, e con l’uso dell’aula del Consiglio Comunale. Gli amministratori, tutti in rappresentanza dei comuni consorziati, erano nel numero di trenta, uno per comune e due per Chiavari. 

Il 30 marzo 1869 venne indetta la prima assemblea per eleggere la direzione dell’ente. Il Prefetto del Circondario proclamò l’elezione dei signori Giovanni CasarettoDomenico Questa e Giacomo Puccio, nell’ordine presidente, vicepresidente e segretario. Da questo momento i verbali dei lavori descrivono un tentativo di forte ammodernamento dell’agricoltura e di tutte le attività collaterali, e, come già scritto in un precedente articolo, la progettazione di un’adeguata viabilità. 

Uno dei documenti più interessanti venne prodotto nel 1872. In quest’occasione Lazzaro Boeri compilò le prime “notizie statistiche sul Circondario di Chiavari” e scrisse: “Il censimento della popolazione dovrebbe nella parte a cui accenniamo fare officio di specchio riflettente la condizione economica del paese nei suoi principali fattori, e giovare agli studi dei demografi e degli uomini dello Stato”. 

I ventotto comuni analizzati contavano una popolazione totale di 64.070 residenti, di cui 40.000 impegnati nell’agricoltura. Scendendo in un’analisi delle categorie produttive presenti nei comuni, dai pescatori ai cavatori, dagli addetti alle industrie tessili al nutrimento, vi riscontriamo uno spettro davvero rappresentativo.

Il rilievo statistico delle occupazioni del territorio verrà ripreso in diverse occasioni e sempre relativo a dati raccolti nell’intero Circondario. Si rilevavano le produzioni agricole, della zootecnia, della produzione del legname, della diffusissima bachicoltura. Non potevano mancare i dati sulle attività minori, ma rappresentative di una società in piena evoluzione, dai cappellai ai ciabattini, i fabbricanti d’ombrelli e i numerosi lavandai. Queste ultime attività denotano come le produzioni non fossero ancora accentrate in grandi aziende, ed erano i piccoli artigiani a produrre tutto ciò che occorreva al territorio. Un esempio prezioso era fornito dalle attività di costruzione navali che confermavano un proprio comparto, dove si censivano i cantieri, i calafati e i fabbricanti di attrezzature per bastimenti, cioè interi cicli produttivi che si completavano nelle singole attività tutte presenti nel Circondario.

Ancora un dato che conferma questa economia diffusa: 9 liutai, 34 tipografie, 29 calderari, 44 stagnatori e lavoranti la latta. Chiudeva l’intero ciclo dei vari rilievi la “categoria delle professioni girovaghe”, qui erano contati i “musicanti ambulanti”, i merciai e i venditori di libri, un totale di 61 addetti. Rileggendo le pubblicazioni giornalistiche settimanali, scopriamo che le testate erano davvero numerose, e vi si possono leggere le prime pubblicità, in particolare di quelle che individueremo come botteghe storiche, pochissime ancora presenti. 

Altra pubblicazione di grande importanza è la monumentale opera di Goffredo Casalis, ventisei volumi pubblicati tra il 1833 e il 1855, col titolo: ‘Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna’. L’intera opera è presente nella Biblioteca della Società Economica. Consultandola si potranno leggere i profili dei comuni del Circondario di Chiavari, tutti analizzati con affascinanti descrizioni e con altrettanti dati per comprendere il loro ruolo nel territorio. 

In queste opere, e nel lavoro dei nuovi enti, si possono riconoscere le impronte di un inedito fermento culturale e politico, nel quale si affermavano le tante suggestioni dell’illuminismo e poi del positivismo, un pensiero che dilagherà rinnovando notevolmente il contesto culturale, nutrendo ed accrescendo le nuove classi dirigenti che si andavano formando nei comuni del chiavarese.

A questo punto, non possiamo non ricordare Stefano Castagnola (Chiavari, 3 agosto 1825 – Genova, 11 settembre 1891), politico, avvocato e ministro dell’agricoltura, vero padre fondatore del rinnovamento economico del settore agricolo dell’Italia Unitaria.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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