Decrescita sì, ma infelice. Secondo gli ultimi dati Istat, la Liguria nel 2017 ha perso 6469 posti di lavoro. Una flessione pesante rispetto al 2016, andata a colpire soprattutto gli occupati individuali e quel settore su cui si punta con particolari energie per la rinascita: il turismo.
La statistica pone la nostra regione in controtendenza. Negativa, in questo caso, visto che tutto il Nord Ovest marca un segno più (76mila lavoratori in aumento) e anche l’Italia parrebbe essere ripartita (con una crescita di 265mila unità).
Analisi
I numeri sono freddi, se non spiegati. Nel caso della Liguria, diventano freddissimi. A ‘scaldarli’ ci ha pensato la politica, con lo scontro tra centrodestra e centrosinistra in Regione. Raffaella Paita (Pd), neodeputata, parla di “una giunta che sa fare solo annunci”, mentre il governatore Toti contrappunta rimarcando il fatto che “i numeri sono in negativo perché anche la popolazione è diminuita”.
Esegesi a parte, però, i dati Istat restituiscono il quadro di una regione che non solo stenta a ripartire ma arranca dietro il treno capitanato da Lombardia, Veneto e Piemonte. E’ un dato storico, si dirà, ma sentir parlare di quasi 6500 occupati in meno fa un certo effetto. E questo nonostante la buona volontà e il coraggio di tanti imprenditori che hanno voluto mantenere le proprie aziende nella loro terra d’origine. Non a caso, l’industria, in particolare quella manifatturiera, cresce quasi del 10%.
Un lumicino di speranza, insomma, c’è. Ma va assiduamente alimentato. E questo può avvenire solo e soltanto con azioni importanti e una politica finalmente improntata alla concretezza.
Ha spaventato non poco, nei giorni scorsi, l’uscita del Movimento 5 Stelle, primo partito in Italia. Il Terzo Valico va fermato, perché ci sono opere prioritarie. Posto il fatto che pare assurdo bloccare un cantiere ormai così avanzato, i grillini sono andati non solo contro le posizioni di imprenditori, investitori e stakeholder, ma pure contro la logica. Da anni si lamenta l’isolamento della Liguria, e s’individua in questo la causa principale della sua malattia. Che senso ha fermare quest’opera? Se lo sono chiesto le centinaia di persone che hanno firmato la petizione a difesa del Terzo Valico, tra cui anche importanti esponenti dell’Università di Genova.
Non è un caso – è evidente – che una simile proposta, quella di dare un colpo di spugna a un’opera attesa da anni, sia partita da quel movimento che parla di ‘decrescita felice’ e di ‘reddito di cittadinanza’. Peccato che i numeri raccontino il contrario ed evidenzino l’assoluta necessità, per la Liguria, di correre, non già di frenare. Il concetto di slow non sempre porta benefici. E legarlo all’occupazione, in questo momento, assume i connotati di un suicidio.
La Gronda
Per correre servono le strade, ed ecco tornare la priorità delle infrastrutture, ribadita anche da monsignor Luigi Molinari, vicario episcopale di Genova per la Vita sociale e il mondo del lavoro. Accanto al Terzo Valico, viene individuata la Gronda, come snodo del futuro: “La Gronda comporta disagi fortissimi – sostiene Molinari – ma a mente fredda bisogna fare una valutazione razionale, su costi e benefici. E poi farsi coraggio e agire di conseguenza”.
Troppe volte, ormai, la Liguria ha perso importanti treni per il fatto di essere slow. Il trasloco di Ingegneria a Erzelli più volte annunciato e per ora mai concretizzato, il ribaltamento a mare di Fincantieri grande incompiuto, la Gronda, il Terzo Valico, il nodo ferroviario. Se si prende in mano un giornale di dieci anni fa, o di cinque anni fa, si noterà che gli argomenti trattati erano i medesimi.
Oggi arrivano i numeri, e scrivono un commento ferale su questi enormi ritardi accumulati. Eppure le idee ci sono, e i timidi segnali di ripartenza anche.
In questo senso va letto, ad esempio, l’arrivo – anche questo fuori tempo massimo, ma meglio tardi che mai – dell’alta velocità a Genova. Finalmente, grazie a una coppia di Frecciarossa, si potrà raggiungere Milano in poco più di un’ora e Venezia in poco più di quattro ore. Anche la Liguria entra a far parte della ‘metropolitana d’Italia’, con quasi dieci anni di gap rispetto alle altre regioni del Nord.
‘Andamento lento’, cantava Tullio De Piscopo. Ma era il 1988, e ancora ce lo si poteva permettere. Oggi non si può non stare al passo delle sorelle maggiori del Nord.
Forum Ambrosetti
La buona volontà degli imprenditori c’è. L’indirizzo pure. Lo ha dato qualche tempo fa il bellissimo studio ‘Liguria 2022’ realizzato dal Forum Ambrosetti. Le sessanta pagine della relazione finale sono quanto mai complete, dettagliate, documentate e condivisibili.
Per titoli (ma il consiglio della nostra redazione ‘slow‘ è di leggere il documento per intero), la Liguria per tornare a essere competitiva deve:
- Completare tutti i progetti in corso nel sistema infrastrutturale regionale: Gronda, Terzo Valico, Nodo Ferroviario di Genova, Waterfront della Spezia.
- Intervenire sui ‘colli di bottiglia’ e assicurare la connessione dei grandi progetti al resto del sistema infrastrutturale.
- Attuare un piano strategico di sviluppo dell’aeroporto di Genova.
- Potenziare il sistema della logistica.
- Migliorare il sistema di mobilità e connettività interna alle aree metropolitane.
- Sviluppare sinergie strategiche e funzionali con le altre regioni del Nord Ovest, in ambito di innovazione e ricerca, infrastrutture e logistica, cultura e intrattenimento.
- Promuovere le partnership pubblico-private per la riqualificazione delle aree urbane dismesse, anche per finalità turistiche e culturali.
- Modernizzare l’offerta turistica regionale, favorendo il dialogo con i tour operator internazionali e migliorando i servizi di accoglienza e di ricezione nel territorio.
- Sfruttare le potenzialità del binomio Turismo-Salute attraverso lo sviluppo dell’health and wellbeing tourism in Liguria.
- Fare dell’appennino ligure il laboratorio della rigenerazione ambientale.
- Definire incentivi e procedure semplificate per le imprese dei settori della protezione della vita e del territorio e dell’economia del mare che hanno o stabiliscono la propria sede e/o attività di ricerca in Liguria.
- Attrarre fiere internazionali qualificanti, su temi coerenti con la visione di sviluppo del territorio.
- Rafforzare e promuovere il dialogo tra gli stakeholder del territorio e le Istituzioni per l’implementazione della visione attraverso la creazione di piattaforme di co-progettazione.
- Promuovere l’internazionalizzazione del “Festival della Scienza” di Genova.
- Attivare una campagna di marketing virale a livello internazionale, che consenta di attrarre imprese, persone e centri di ricerca.
- Attrarre professori internazionali per promuovere la rinascita della Facoltà di Ingegneria navale e nautica (‘Dipartimenti del Mare’) in ottica di consolidare la sua competitività internazionale.
- Connettere le attività universitarie e dell’IIT (e degli altri centri di ricerca presenti sul territorio) per creare una specializzazione di sistema.
- Valorizzare la capacità di gestione e di ricerca delle strutture sanitarie liguri, mettendole in rete con altre strutture a livello nazionale.
- Avviare un’azione congiunta con MIUR e MiSE per supportare università, centri di ricerca e altri stakeholder rilevanti a diffondere la cultura del trasferimento tecnologico, della brevettazione e dell’imprenditorialità.
- Creare piattaforme online di Open Innovation, censire in modo esaustivo l’ecosistema innovativo regionale e favorire incontri strutturati di scambio e condivisione tra grandi e piccole imprese innovative.
- Istituire una Call for Ideas annuale per premiare idee imprenditoriali giovanili, a cura della Regione Liguria, sui filoni tecnologici e industriali della visione.
- Destinare le quote del patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato alle start-up e agli enti del terzo settore, privilegiando quelle che operano nelle aree di protezione della vita e del territorio.
- Lanciare azioni di sensibilizzazione sui cittadini liguri attraverso il web.
Obiettivi di medio termine. A quattro anni. Cioè domani, per un mondo che corre a velocità impressionanti. Per questo, esser saliti sul treno dell’Alta Velocità ha un forte valore simbolico, oltre che pratico. Ora, bisogna essere in grado di restarci sopra. Senza litigarsi su numeri che non potevano che essere negativi. Al contrario, partendo da quella piccola crescita del settore industriale che può – e deve – diventare il faro verso il domani.
Lo ‘slow‘ può far bene. Ma non sempre. E non in tutti i campi.
ALBERTO BRUZZONE
IL DOCUMENTO COMPLETO DEL CENTRO STUDI AMBROSETTI
http://eventi.ambrosetti.eu/forumliguria2022/wp-content/uploads/sites/30/2017/05/170519_RapportoLiguria2022_PER-PUBBLICAZIONE.pdf