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Giovedì 16 ottobre 2025 - Numero 396

L’eredità di George Kennan e il suo sforzo diplomatico per contenere l’espansione comunista in Occidente

Secondo una corrente di pensiero, le mani tese sono state viste come segni di debolezza e hanno portato, in ultima analisi, anche all’invasione dell’Ucraina del 2022
George F. Kennan è mancato vent'anni fa e il suo contributo è noto come "lungo telegramma"
George F. Kennan è mancato vent'anni fa e il suo contributo è noto come "lungo telegramma"
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di MATTEO MUZIO *

Nel corso del 1945 le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale decisero insieme che ordine si sarebbe dato il mondo una volta sconfitte definitivamente le potenze dell’Asse. Una volta deciso il riassetto dei confini europei, a Washington il problema principale era decidere quale condotta si sarebbe dovuta tenere nei confronti dell’Unione Sovietica

E l’amministrazione era spaccata in questo: Henry Wallace, segretario al Commercio dell’amministrazione di Harry Truman, noto per le posizioni progressiste in politica interna, era il principale fautore di una continuazione dell’alleanza del tempo di guerra con l’obiettivo di una piena cooperazione economica. Ad averlo convinto della bontà di questa linea, un viaggio che fece nel paese comunista nel corso del 1944, dove vide un campo di lavoro a Magadan, da lui descritto con termini entusiastici. 

Ovviamente era stato ingannato dalle autorità sovietiche, che avevano ricostruito uno scenario fittizio per i visitatori americani e avevano totalmente nascosto la brutale realtà. Dall’altro versante, il segretario di Stato James Byrnes, conservatore del South Carolina e convinto sostenitore della segregazione razziale, guardava con diffidenza la ritrovata vicinanza con i sovietici, premendo per tornare all’anticomunsimo prebellico. 

In mezzo a questo, le intenzioni di Truman, scelto come vicepresidente di Roosevelt alla convention democratica, erano quasi sconosciute, essendo stato scelto come candidato di compromesso al posto di Wallace e Byrnes in rappresentanza delle rispettive correnti politiche. Le prime mosse di Mosca fecero subito capire che un’alleanza tutto sommato non era possibile. Non si riusciva però a comprenderne il perché. 

Un diplomatico in servizio all’ambasciata statunitense a Mosca provò a spiegarne il perché: e il suo scritto tracciò le basi per la politica americana di contenimento dell’intera guerra fredda. A marzo si commemorano i vent’anni della scomparsa di George Kennan e il suo contributo, noto come il “lungo telegramma”, fu dettagliato per il grande pubblico in un articolo pubblicato per la rivista ‘Foreign Affairs’ dal titolo ‘The Sources of Soviet Conduct’.

Secondo il suo parere, gli strumenti militari non erano sufficienti a contenere l’espansione comunista in Occidente. Si richiedeva uno sforzo a tutto campo, diplomatico, culturale ed economico per “contenere” la loro capacità di influenzare l’opinione pubblica occidentale. È a lui che si deve il concetto di doppio binario della politica estera sovietica: da un lato gli obiettivi ufficiali, dichiarati in modo roboante, dall’altro quelli sotterranei. 

Negli anni successivi però Kennan divenne sempre più critico con la politica americana, vista come eccessivamente militarista e tornò sui suoi passi, dimettendosi dalle fila della diplomazia e diventando fino alla morte, avvenuta nel 2005, il principale sponsor di un “realismo” che cancellava qualsiasi riferimento alla difesa e della democrazia e dei diritti umani nei confronti dell’Unione Sovietica prima e della Russia dopo. 

Viceversa, Wallace, dopo essersi avvicinato ai comunisti negli anni successivi tanto da averne accettato l’endorsement alle presidenziali del 1948 quando corse per il ticket del Partito Progressista, nel 1952 ritrattò quanto sostenuto in precedenza con un articolo dal titolo eloquente, ‘Where I was wrong’, definendo il regime sovietico come “assolutamente malvagio” e diventando sempre più conservatore.

Tornando all’oggi, le idee di Kennan hanno avuto molta circolazione secondo l’ex colonnello Alexander Vindman, autore del recente saggio ‘The Folly of Realism” dove descrive le aperture americane nei confronti della Russia negli ultimi trent’anni. Secondo Vindman, queste mani tese sono state viste come segni di debolezza e hanno portato, in ultima analisi, anche all’invasione dell’Ucraina del 2022. Il realismo propriamente detto, quindi, sarebbe quello espresso da Kennan nel 1946 e non nei sessant’anni successivi. Perché sarebbe un approccio basato su dati di realtà.

(* fondatore e direttore della piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’)

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