di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO
Alcuni appunti e riflessioni per comprendere il significato culturale, urbanistico e politico delle tre piazze storiche di Chiavari, da questa esposizione ne deriva la grande necessità d’attenzione per la valorizzazione e il mantenimento nel tempo.
Il 4 ottobre 1827 è approvato ‘Il Piano Generale di Abbellimento della Città di Chiavari’, in questa occasione il Consiglio Comunale varava una serie di provvedimenti che cambiano il volto della Città: definendo strade e norme di costruzione, impostando i restauri di palazzi istituzionali, prevedendo il nuovo municipio e il tribunale. Questo piano normativo-progettuale descrive come sarà realizzata la nuova grande Piazza della Madonna dell’Orto. All’articolo 28 si indica: “La piazza di N.S. dell’Orto che serve di passeggiata sarà regolarmente piantata e suddivisa. () Gli alberi da preferirsi sarebbero quelli a foglia verniciata che meglio può resistere agli aridi marini, cioè l’elce, il pino, l’alloro, il corbezzolo, il bozzo e l’arancio detto volgarmente selvatico. () Abbellire questa piazza portando a uniforme eguaglianza i muri che la circondano e con altri lavori già decretati è d’avviso distruggere il pozzo uso d’orto e sostituirvi una vasca d’acqua o altra fontana”. Questo articolo contiene un’indicazione di notevole importanza: “La piazza di N.S. dell’Orto che serve di passeggiata”; per la prima volta nella storia di Chiavari si indica come uno spazio pubblico sarà utilizzato e la parola passeggiata diventa determinante per dare uno scopo a questo spazio. Leggendo gli articoli successivi troveremo la visione complessiva della nuova area, con un’attenzione all’intero paraggio circostante. All’articolo 35 si indicano le specifiche per la decorazione della facciata di N.S. dell’Orto: “Il peristilio dell’entrata della Chiesa è pure necessario () un colonnato a doppie colonne abbinate produrrebbe un bell’effetto. Le colonne dovrebbero essere joniche scanalate di pietra rossa calcarea del Finale”. Successivamente si indica con chiarezza che “il Consiglio è d’unanime avviso non debba adottarsi il di contro progettato peristilio che renderebbe maggiormente irregolare la piazza ed ingombrerebbe la visuale”.

Il dibattito sulla realizzazione della facciata continuerà e, nonostante l’incarico al Poletti, non troverà facile realizzazione: il tono delle corrispondenze evidenzia preoccupazioni sul tipo di scelta architettonica da adottarsi. Questa polemica non sarà l’unica, ci saranno ulteriori ‘scontri’ verbali, importante comprenderne la ragione, la forte attenzione dimostrata nel costruire uno spazio pubblico, un’area rappresentativa per l’intera città. Concretizzato il voto del Comune e deliberato il progetto per la costruzione del nuovo pronao, la città partecipò attivamente con sostegno e volontà collettiva. L’avvocato Giuseppe Bontà, in un suo volume dedicato alla “Storia della Madonna dell’Orto”, ci restituisce una precisa cronaca di queste giornate; i fedeli articolati nelle tante componenti, le arti e i mestieri, danno vita ad una singolare processione tirando dei carri. I mezzi trainati per Chiavari erano carichi di pietrame da costruzione e offerte, inoltre i gruppi lasciarono dei quadri ex voto per ricordare questa manifestazione. Scrive l’avvocato Giuseppe Bontà: “È difficile descrivere l’entusiasmo di questa popolazione per poter portare materiali e mezzi, onde affrettare, per quanto fosse possibile, l’esecuzione di un grandioso disegno adottato dalla Civica Amministrazione. Tutti traevano cari di pietre senza distinzione di persone, di sesso e di età”. La puntuale cronaca dell’avvocato Bontà richiama gli ex voto tuttora conservati nel corridoio laterale alla sacrestia. Lo scritto di Bontà conferma la partecipazione di tutto il territorio chiavarese, delle frazioni e delle delegazioni viciniori, il momento culmine della cerimonia fu la posa della prima pietra: “per mano del Regio Sindaco della Città, Signor Lorenzo Daneri, fu collocata la pietra a ciò preparata, in mezzo alla quale fu posta un’urna di cristallo con entro il processo verbale in pergamena, un’immagine d’argento dorato di Nostra Signora dell’Orto, e oltre a ciò lo scudo di Genova e lo scudo del Re di Sardegna Carlo Alberto”.
La messa in opera del primo elemento marmoreo ebbe la partecipazione dell’Arcivescovo di Genova Tadini: “Quel giorno del 21 agosto 1841 parve un vero giorno di trionfo; tanta era la frequenza dell’affollato popolo, tanta la comune esultanza che elette sinfonie, e frequenti salve di artiglieria rendevano più festosa”. Per giungere ad un accordo su come comporre architettonicamente il pronao, sarà necessario un ampio carteggio tra il progettista Luigi Poletti, il Cardinale Agostino Rivarola ed il Canonico Bartolomeo Borzone. Il 10 dicembre del 1835 Luigi Poletti inviava da Roma una lettera che descriveva la proposta definitiva della nuova facciata: “Il nuovo prospetto, avendo in mira la vastità della piazza, si comporrà di sei grandi colonne, che con la trabeazione e col timpano si elevino sino alla punta del tetto che copre la navata di mezzo. Queste sei colonne con altre due di fianco formeranno uno spazioso portico.()” Nella descrizione vengono valuti diversi fattori, specie economici, per ridimensionare il progetto: si prende in considerazione la possibilità di ridurre il colonnato laterale e realizzarlo ad una sola colonna, arretrando tutto il fronte; altra valutazione è sulla quota da tenere sul piano del piazzale esterno ed il numero di gradini, infine si prospetta la possibilità d’avere tre porte d’ingresso: ne sarà realizzata una sola centrale. Scongiura definitivamente il progetto di ingombrare la piazza col nuovo tribunale, come avrebbero voluto nel 1811, realizzato restaurando la Cittadella, si individuerà lo spazio prospiciente per il futuro monumento del Brizzolara dedicato a Re Vittorio Emanuele.

A fine secolo arriverà la ferrovia che troverà la stazione nella zona a mare della piazza, la bolla di Papa Leone XIII istituiva la nuova Diocesi, nel primo Novecento si progetta la ‘nuova strada da Piazza Madonna dell’Orto a Preli’, ma arriverà solo a piazza Torriglia. Con il nuovo palazzo del Municipio e la rinnovata facciata, la nuova grande piazza si confermava come il centro della vita politica e religiosa della città, per questi motivi dobbiamo essere sempre vigili e attenti a come intervenire per non creare danni. A questo riguardo è bene rammentare la battaglia per impedire di cancellare il monumento a Vittorio Emanuele e il mastodontico e devastante parcheggio interrato davanti al Santuario. L’amministrazione dovrà valutare sempre il significato di questo spazio e agire con l’attenzione richiesta, la piazza non è uno spazio vuoto, è costantemente invasa dagli eventi che da quattrocento anni la tengono in vita, generando quotidianamente cultura.