di MARIA CHIARA MAGGI *
Era il 4 settembre scorso quando mi ha contattata l’Antoniano di Bologna per chiedermi se Magil fosse interessata a vestire i bambini del Piccolo Coro in occasione del festival canoro più importante d’Italia.
Ho cambiato stanza e iniziato a camminare per stemperare quel misto di ansia ed euforia. La mia azienda vestirà lo Zecchino d’oro! Con gli occhi lucidi e ancora incredula, ripensavo a quando nel 2011, a soli 25 anni, decisi di acquistare il marchio per non far fallire l’azienda che per prima aveva creduto in me.
Seguo lo Zecchino d’oro da quando sono bambina: per me e le mie tre sorelle era un appuntamento immancabile. Ricordo i volti dei coristi, i vestiti, i loro sorrisi, i maglioncini coordinati a gonnelline, i pantaloni e gli immancabili cerchietti. Mi risuonano in testa tutte le melodie con cui sono cresciuta e mai avrei immaginato che il mio destino si potesse intrecciare in modo così significativo con una realtà come lo Zecchino d’oro.
Magil sarà la prima azienda ligure a salire sul palco in tutta la storia del prestigioso festival canoro. Un grande onore, un privilegio. Lo considero anche un premio per la nostra regione, per la città di Lavagna che ospita il nostro show-room di fronte al mare. Certamente è un prestigioso riconoscimento per un marchio da sempre di tradizione made in Italy, per un’azienda un po’ speciale con un gruppo di lavoro di sette donne capaci di valorizzare il brand, affidandosi sempre al gioco di squadra.
Made in Italy per me significa un concetto forte e chiaro: pensato e fatto in Italia, in ogni fase del processo produttivo e per garantire questa qualità seguo personalmente ogni fase del processo di lavoro dei laboratori che contribuiscono a creare un capo Magil.
Ogni volta suggerisco un dress-code ben preciso: il nostro obiettivo è vestire i bambini che non hanno fretta di assomigliare ai grandi e regalare a mamme e papà ricordi indelebili.
Per questo gli abiti valorizzano le fattezze dei bimbi che ispirano tenerezza attraverso linee morbide e comode, la sartorialità del taglio e delle finiture, la qualità dei tessuti e l’abbinamento con gli accessori.
I bambini di Magil non sono troppo contaminati dai grandi, il loro mondo è il gioco, la fiaba, la fantasia, è un mondo lento, colorato, dolce come il profumo dei biscotti fatti dalla nonna.
Nelle scorse settimane i bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano hanno già indossato i nostri abiti alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dei settant’anni della Fondazione per le scienze religiose nella chiesa di Santa Maria della Pietà a Bologna. Un inizio emozionante e di grande valore simbolico.
In questi mesi abbiamo lavorato sodo. Per lo Zecchino d’oro abbiamo scelto tutti i vestiti per le bambine soliste insieme alla costumista Monica Mulazzani attingendo all’attuale collezione. In semifinale, invece, il coro indosserà una collezione esclusiva che sarà messa in commercio nell’Autunno/Inverno 2025-26, mentre in finale i bimbi del coro sfoggeranno gli abiti della collezione Natale 2024.

Lo Zecchino d’oro è parte del costume e del patrimonio culturale italiano delle generazioni nate a partire dagli anni sessanta e per noi farne parte rappresenta un valore inestimabile. Il nostro sogno è diventato realtà, ma vogliamo continuare a crescere.
Come quel giorno, oltre vent’anni fa, quando sono partita per Milano per iniziare il mio percorso di studio nella moda. I miei genitori avevano assecondato il mio desiderio, nato sin dall’infanzia, cresciuto negli anni e divampato durante il liceo.
Avevo scelto lo IED di Milano, Istituto Europeo di design, per inseguire quel sogno nel cassetto e prepararmi al mondo del lavoro in un ambito tanto affasciante quanto a me ignoto, e nonostante tanti mi dicessero fosse terribilmente insidioso.
Nel 2006, subito dopo il diploma, inizio un apprendistato presso una piccola realtà milanese ed entro nel meraviglioso vortice del fashion. Nello stesso anno visito per la prima volta il Pitti Bimbo: quell’incontro segnerà per sempre la mia vita professionale. Non avevo mai assistito a tanta bellezza. Un luogo che sembrava perfettamente corrispondente alle mie aspirazioni. Al rientro passo la notte a mandare curriculum a tutte le aziende espositrici.
Ricevo una sola risposta: era l’azienda Magil. Che curioso il nome, sembrava quasi l’addolcimento del mio cognome e, cosa ancora più singolare, era l’acronimo dei nomi della mia famiglia: “MA” come Mario, mio papà, “GI” come mia sorella Giulia, e “L” come mia mamma Luisella e le mie sorelle Lucia e Laura.
Inizia una collaborazione che mi riconosce una piccola soddisfazione in termini economici (250 euro al mese), ma immense soddisfazioni in termini professionali. Lavoro a questo progetto come se l’azienda fosse la mia. Il primo viaggio a New York, le prime fiere, i primi incontri, le riunioni, le campagne vendite, le trasferte presso i laboratori, gli shooting, i comunicati stampa.
Passano gli anni e insieme al progetto Magil, accresco la mia esperienza presso altre aziende di moda bimbo, attraverso la libera professione. Sono anni difficili, di forte crisi economica globale. Nel 2010 la proprietà mi propone di comprare il 40% delle quote, ma non avevo risorse sufficienti per accettare. Ero innamorata di quell’azienda e non volevo che morisse, così alla fine, con tutti i miei risparmi, a 25 anni ho comprato il marchio. Una decisione presa con un pizzico d’incoscienza, ma dentro di me sapevo che quella era la strada giusta.
È l’inizio di una nuova storia di imprenditoria al femminile. Innovazione e continuità, passione e dedizione, ricerca e studio, in un continuo dialogo tra passato e futuro. È la storia di una giovane donna che, alle redini di un’azienda storica lombarda (fondata nel 1966) trapiantata in Liguria, incontra sulla propria strada alcune preziose coetanee disposte ad investire gli anni più preziosi della loro vita in un sogno tutto da costruire. Insieme ogni giorno costruiamo il nostro sogno e creiamo i sogni delle bambine che vestiamo.
(* direttrice creativa e proprietaria di Magil)