Tempi duri, anzi durissimi, per le casse del Comune di Lavagna. Il bilancio è in rosso, i commissari si trovano di fronte a un’altissima montagna da scalare, fatta di debiti, tassazioni non riscosse, costi molto alti. L’impresa è ardua e i paletti da rispettare sono svariati e rigorosi.
Il quadro della situazione lo restituisce molto dettagliatamente la deliberazione numero 80 del 2018, redatta dalla Sezione Regionale di Controllo per la Liguria della Corte dei Conti. Il documento, datato 6 aprile e inviato a Palazzo Franzoni, boccia e chiede d’integrare il piano di riequilibrio finanziario adottato dalla commissione straordinaria di Lavagna (D’Attilio, Parente e Sarnataro) il 27 ottobre dello scorso anno, insieme ai successivi aggiornamenti inviati ai magistrati contabili nel febbraio del 2018.
I rilievi, nello scritto a firma del presidente Fabio Viola e del magistrato estensore Alessandro Benigni, riguardano principalmente quattro aspetti: la Corte dei Conti chiede come il Comune di Lavagna intenda ripianare, nel corso degli anni, il suo cospicuo passivo; come mai, a fronte di dichiarate riduzioni per spese generali e per il personale, ci sia stato un aumento della spesa corrente; come s’intenda recuperare le tasse non riscosse e se si è ancora entro i termini stabiliti dalla legge; come e perché siano stati utilizzati quattro metri di valutazione differenti per quotare il valore degli immobili di proprietà della città di Lavagna. Termine ultimo per aggiornare la documentazione, quello del 30 maggio del 2018.
Il testo dei magistrati della Corte dei Conti è pubblicato on line. E, dopo averlo letto, i cittadini di Lavagna si sono ulteriormente preoccupati. Come stanno veramente le casse pubbliche? C’è il rischio reale di un dissesto? Che ne sarà dei posti di lavoro? Sono gli interrogativi che circolano, e non solo nei corridoi di Palazzo Franzoni. Uniti a questi, le perplessità già note (e documentate da ‘Piazza Levante’ nei numeri scorsi) a proposito della vendita della Scuola Alberghiera e di altre spese su cui lanciano le loro critiche le varie forze politiche della città.
I rilievi della Corte dei Conti
Il primo elemento, riguarda il disavanzo del Comune. Secondo la Corte dei Conti, sulla base di quanto indicato dal Comune di Lavagna, ammonta ad oltre cinque milioni di euro (€ 5.279.409,68). I commissari hanno indicato la somma già ripianata (€ 351.960,64), quella da ripianare nel 2017 (€ 175.980,32) e quella da coprire negli esercizi futuri (€ 4.751.468,72). I magistrati contabili chiedono come, nell’arco di trent’anni, si possa rientrare di questa cifra, e raccomandano l’invio di una tabella indicante, esercizio per esercizio, come s’intenda coprire la massa passiva, nella maniera il più dettagliata possibile.
Secondo elemento, le spese: “Il Comune – scrive la Corte dei Conti – indica una non irrilevante revisione della spesa per il personale, nella misura di € 205.500 a partire dal 2018 (ed € 61.900 per l’esercizio 2017), nonché generiche riduzioni di spesa per i servizi generali, senza specificarne le cause”. I giudici chiedono di confermare se “si tratti di riduzione per intervenuti pensionamenti oppure se sia dovuta ad altri fattori”. Per questo si chiede di specificare, anno per anno, “gli effettivi interventi di razionalizzazione dei servizi, accompagnati, per ciascun intervento, dagli effettivi e concreti risparmi che si ritiene di ottenere”.
Secondo i revisori c’è qualcosa che non torna, in quanto contraddittorio: “Proprio nell’anno di maggiore riduzione della spesa per retribuzioni e servizi generali (€ 560.347,91), vi è il maggior livello di spesa corrente (che nel 2018 passa da € 13.470.165,93 a € 14.119.470,36, per poi rimanere, nel 2019, comunque a € 13.792.406,59 e scendere nel 2020 a € 13.330.612,05)”. Per questo, occorrerà che “l’ente specifichi se e quale tipo di spese correnti (come, ad esempio, quelle relative a iniziative turistiche) possano costituire oggetto di riduzione”.
Terzo capitolo, le tasse non riscosse. I commissari fanno sapere alla Corte dei Conti che l’Ufficio Tributi del Comune ha inviato, nel corso dell’anno, “numerosi provvedimenti di accertamento, aventi ad oggetto omesso pagamento di ICI 2009 – 2011, IMU 2012 – 2016, TARSU 2008 – 2016, TASI 2014 – 2015”. I giudici ricordano a Lavagna di attestare che “per tutti i relativi accertamenti e, in particolare, per le 639 ingiunzioni TARSU relative agli anni 2008 – 2009, per i ruoli TARSU 2010 – 2011 e per le 158 ingiunzioni fiscali ICI relative agli anni 2009 – 2011, siano stati rigorosamente rispettati i singoli termini di decadenza, al fine di evitare soccombenze giudiziarie, con considerevoli condanne al pagamento delle spese legali”.
In pratica, i solleciti potrebbero esser stati inviati fuori tempo massimo e potrebbero diventare un boomerang per Palazzo Franzoni. La Corte dei Conti scrive nelle note: “I termini per la notifica degli accertamenti TARSU 2008 risultano scaduti il 31 dicembre 2013, quelli per la notifica degli accertamenti TARSU 2009 il 31 dicembre 2014 e quelli per la notifica degli accertamenti TARSU 2012, il 31 dicembre 2017”.
Quarto aspetto, la valutazione degli immobili di proprietà del Comune. I magistrati contabili chiedono come mai “per la determinazione del valore sono stati utilizzati quattro criteri diversi che, tra loro, non appaiono conciliabili”: i recenti indici OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) dell’Agenzia delle Entrate, i meno recenti indici OMI del 2013 relativi alla Provincia di Genova, l’Agenzia del Territorio con valori risalenti al mese di luglio 2012 e gli uffici interni. Pertanto, siccome “le stime indicate non sono più corrispondenti all’attuale mercato immobiliare”, si chiede di “procedere ad una rivalutazione complessiva della valorizzazione di tutti gli immobili non aventi una stima OMI aggiornata al secondo semestre del 2016”.
Leggendo il documento, inoltre, si evince che il Comune di Lavagna ha istituito la tassa di soggiorno prevedendo un gettito di 35mila euro annui; intende aumentare del 20% le aliquote Tosap (Tassa di occupazione del suolo pubblico), con una maggiore entrata di 35mila euro annui; ha confermato l’innalzamento a livello massimo delle aliquote IMU.
L’ultimo scontro
Ma è proprio sul suolo pubblico che si consuma l’ultima battaglia. Nelle scorse settimane, il Comune di Lavagna ha inoltrato ordinanze di demolizione dei dehors a diversi esercizi commerciali e proprietari degli immobili. Stesso discorso per alcune coperture considerate abusive. Dopo la vicenda della veranda Ostigoni, che ha tenuto banco per mesi, la commissione che governa a Palazzo Franzoni ha optato per la soluzione ‘zero’. Ossia, eliminare tutte le strutture esterne, fisse o removibili che siano, dai punti di ritrovo e raduno principali della città, piazza Vittorio Veneto e piazza della Libertà.
Una mazzata per i ristoratori e gli esercenti dei locali, proprio alla vigilia della stagione estiva. Anche perché c’è chi non è mai stato abusivo, chi ha sempre pagato regolarmente, chi vive del proprio lavoro e dei propri sacrifici e aspetta la bella stagione per poter incrementare gli incassi. “Quella dei dehors – sostiene Andrea Giorgi di angavaL, movimento cittadino tra i più attivi a Lavagna – è l’ennesima decisione sbagliata. Per rimettere le cose a posto, si nega il suolo pubblico a tutti. Eppure, alla luce del bilancio in difficoltà, al Comune verrebbero bene gli incassi della Tosap. Certe scelte non hanno veramente senso. Cosa c’entrano le verande abusive con il suolo pubblico? Giusto far rispettare le leggi. Ma la legge deve anche tutelare chi la osserva, non essere solo penalizzante”.
Imbufaliti per questa chiusura totale da parte dell’amministrazione, i commercianti delle due piazze si sono rivolti ai legali. Tra gli avvocati interpellati, anche Daniele Granara, tra i più esperti in fatto di diritto amministrativo. “La situazione è in fase di definizione – afferma – Ho parlato con i commercianti ed è stata fissata una riunione a Palazzo Franzoni con i commissari lunedì prossimo. C’è la possibilità che il Comune riveda la sua posizione”.
Una marcia indietro, secondo i commercianti, sarebbe auspicabile, visto che arriva l’estate. “Già sotto i ponti del 25 aprile e del 1 maggio – afferma uno dei gestori – c’è stato il pienone. Abbiamo lavorato, ma avremmo potuto farlo ancora di più con i dehors esterni. E invece, a malincuore, siamo stati costretti a non far sedere molte persone. Risultato: a Lavagna non ci verranno più. E’ un pessimo spot per la città, oltre a tutto quello che già abbiamo dovuto patire”.
Il riferimento è al commissariamento, all’inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, agli arresti. “Il prossimo sindaco che verrà – dice Andrea Giorgi – si troverà come di fronte a uno scenario post-bellico. Dovrà ripartire completamente da zero. E non sarà semplice. Noi ci saremo e daremo il nostro contributo, ma servirà una bella dose di responsabilità da parte di tutti i partiti, di tutte le forze in campo e di ogni singolo cittadino”.
La politica è spesso odiata, criticata, ignorata. Ma quando non c’è, ci si accorge che manca terribilmente. E ora, a Lavagna, c’è una gran voglia di tornare a riavere un sindaco. La data delle elezioni dovrebbe essere il 2019, ma il condizionale è d’obbligo. Dipende da come proseguiranno i lavori della commissione straordinaria.
Intanto, anche il centrodestra inizia a muoversi. Nei giorni scorsi, gli onorevoli Roberto Bagnasco e Roberto Cassinelli, insieme al consigliere regionale Claudio Muzio, hanno incontrato un folto gruppo di cittadini disponibili ad impegnarsi per il futuro della città. “Con questo appuntamento – dichiarano Bagnasco, Cassinelli e Muzio – abbiamo dato seguito al lavoro iniziato durante la campagna elettorale dello scorso febbraio. Vivere il territorio, ascoltare le istanze e le proposte dei cittadini è il metodo che seguiamo e che vogliamo continuare a seguire per corrispondere al meglio al nostro mandato. A Lavagna – proseguono i tre esponenti di Forza Italia – ci impegneremo insieme a tante persone per proporre alla città, in vista delle prossime elezioni comunali, una squadra di governo forte, coesa e credibile. Sarà una votazione delicata e particolare, dopo tre anni di amministrazione commissariale in seguito alle note vicende giudiziarie. Lavagna – concludono – ha le risorse per risollevarsi e per inaugurare una nuova fase della sua storia cittadina. Il nostro impegno andrà in questa direzione”.
Il nuovo sindaco, chiunque sarà, avrà esattamente questo compito. Si troverà di fronte una Lavagna vuota, cancellata.
E la dovrà riscrivere completamente.
(r.p.l.)