di DANILO SANGUINETI
C’è una materia, impalpabile ma pervasiva, che vale persino di più delle “terre rare” – diventate la primula rossa delle commodities – persino di più dei beni rifugio, oro, argento, platino e diamanti. È il tempo, l’unica misura della quale nessuno, nemmeno i potenti della terra, può disporre. Oggi il tempo che tutti inseguono e che pochissimi riescono a trovare a calcolare soprattutto a ripartire nella maniera più logica ha subito un’ulteriore modifica con l’introduzione dei telefoni intelligenti.
Il diffondersi degli smartphone ha spedito in soffitta i precisi cronometri ed i sofisticati cronografi, strumenti che oltre ad avere una utilità indiscutibile distinguevano le persone di gusto. Gli orologi da polso e pure da taschino, forse per rigetto, sono usciti dalla porta e rientrati dalla finestra. Ha preso campo l’idea di usare l’orologio non più come strumento per pesare gli atti della nostra vita ma come status symbol, come segno di eleganza, che a somiglianza di una cravatta, un cappello o un paio di scarpe ben fatte serve per distinguere chi sa apprezzare certi valori della vita. Il brand è tutto. Il marchio fa la differenza.
Lo hanno capito con lodevole anticipo i ragazzi (anche se viaggiano verso i cinquanta…) della quinta generazione dei gestori della gioielleria Lucchetti. Pietro, uno dei tre amministratori assieme alla sorella Maria Vita e al padre Giovanni, infatti piazza nell’albero genealogico del negozio di via Martiri della Liberazione anche il fondatore della bottega, quel Bancalari che nel 1873 aprì i battenti negli stessi locali che ancora oggi innalzano l’insegna Lucchetti. “Per me infatti siamo alla quinta “ondata” di Bancalari-Lucchetti. Ci hanno lavorato il mio bisnonno, mio nonno ed ora c’è ancora mio padre. In più come nume tutelare abbiamo la nonna che sta per compiere 100 anni, un secolo tondo”. Auguri vivissimi ma bisogna andare avanti non si può vivere sugli allori. Nei giorni scorso ha aperto una palazzina della Gioielleria Lucchetti 1873 a pochi metri dallo storico negozio fondato 152 anni fa. Un evento che ha segnato una tappa importante nella lunga tradizione della famiglia Lucchetti e che testimonia l’impegno costante verso l’eccellenza e l’innovazione nel settore della gioielleria e dell’orologeria. All’evento del taglio del nastro e della benedizione della nuova sede hanno partecipato le autorità locali e oltre trecento persone. Dopo il momento ufficiale dell’inaugurazione, la nuova palazzina Lucchetti si è aperta alla città con visite guidate del nuovo negozio.
“Ci eravamo preparati per tempo. Io e la mia famiglia abbiamo compreso come chi si ferma oggi è perduto”. E dato che si parla principalmente di orologi, lo scorrere delle ore non deve mai essere fermato. Piero sorride. “Bisogna progredire. Infatti a questo evento di fine aprile ci siamo arrivati dopo due anni di intenso lavoro su questo progetto Per la nostra famiglia si è trattato di un investimento importante, che avevamo programmato da tempo nell’attesa dell’occasione giusta, che si è presentata poco più di due anni fa con questa bellissima palazzina a pochi passi dal nostro storico negozio”.
Lucchetti non è meramente ingrandito. Sarebbe capaci tutto di gettare soldi a pioggia ed allargarsi a macchia d’olio, nel tentativo di schiacciare i rivali con la sola forza del denaro. Andando incontro a precise richieste dei brand, prestigiosissimi, dei quali i Lucchetti sono da tempo concessionari, hanno aperto una gioielleria che non potrebbe essere più a la page. “Abbiamo pensato e realizzato tutto con materiali di pregio e finiture ricercate, ma soprattutto abbiamo voluto rivoluzionare la distribuzione degli spazi prevedendo un piano terra destinato all’accoglienza dei clienti e poi uno sviluppo verticale nei piani superiori. Una tipologia di negozio che in Italia non esisteva e che noi vogliamo sperimentare importandola da realtà come Parigi”.

Un progetto innovativo e ambizioso. La nuova sede, sviluppata su tre piani. Al piano terra, dedicato all’accoglienza, si trova una vetrina esclusiva e una conciergerie, mentre il primo piano è interamente dedicato ai prestigiosi orologi Rolex. Il secondo piano ospita vari marchi di orologeria: Tudor, TAG Heuer e Nomos, mentre l’ultimo piano è dedicato alla gioielleria con marchi quali Crivelli, Messika e Marco Bicego. A completare l’esperienza, un giardino segreto con un grande ulivo, situato sulla terrazza panoramica che si affaccia sui tetti della città.
In pratica una specie di ascesa all’Olimpo del Lusso ma con un ultimo tocco, una specie di Eden dove i cultori della materia possono ritemprare lo spirito. Pietro Lucchetti ha studiato il “bosco verticale in salsa chiavarese” direttamente a Parigi. Stiamo parlando di negozi mitici quali DG Jewelry e Mariusse et Bonnet – Haute joaillerie.
“Il concetto è estremamente stimolante e innovativo. Immaginato uno spazio in cui l’idea di retail si trasforma in un vero e proprio ecosistema integrato: non solo una vetrina su un unico piano, ma una struttura multifunzionale dove ogni livello racconta una parte diversa della storia, dalla tradizione artigianale alla modernità tecnologica. Il termine “orizzontale” può rappresentare la vasta gamma di prodotti e servizi offerti, dal pronto all’uso alla personalizzazione, mentre la dimensione “verticale” è l’integrazione completa del processo: dalla progettazione e produzione, fino alla vendita e al post-vendita. In questa configurazione, ogni piano o area dedicata può essere concepita per valorizzare un aspetto specifico del marchio e dell’esperienza cliente”.
Brand come quelli menzionati in diverse realtà di eccellenza hanno saputo coniugare la tradizione artigianale a una visione innovativa della vendita e del design. Questi marchi non si limitano a proporre prodotti di lusso: essi offrono un’esperienza narrativa, in cui ogni pezzo racconta una storia di maestria, passione e innovazione. Si va oltre il semplice atto dell’acquisto per trasformarsi in un vero e proprio viaggio sensoriale e culturale. Adottare un modello “verticale” significa anche controllare l’intera filiera, dalla concezione alla distribuzione. Questo approccio offre vantaggi concreti: qualità e coerenza; esperienza cliente personalizzata con spazi dedicati al dialogo diretto e all’interazione; il cliente non acquista solo un gioiello o un orologio, ma si immerge in un ambiente che riflette valori di autenticità e innovazione.
E una “Brand Identity” rafforzata: Il layout e l’organizzazione multi-livello diventano parte integrante della comunicazione del marchio, differenziandolo nettamente dalla concorrenza.
A Pietro luccicano gli occhi: “In questa nuova palazzina troverà inoltre spazio il laboratorio, un elemento fondamentale dell’attività di Lucchetti. Una delle peculiarità della gioielleria è infatti la possibilità di gestire in house ogni tipo di riparazione ed intervento sugli orologi Rolex, rilasciando la certificazione internazionale ufficiale del marchio, sui Tudor e sui Nomos. Questo servizio esclusivo garantisce la massima qualità e la sicurezza per tutti i clienti possessori di orologi di lusso. Un progetto realizzato grazie alla collaborazione di esperti architetti: Sara Rossetto, architetto chiavarese, e Nicola Spinetto, della Nicola Spinetto Architectes, architetto originario di Chiavari ma residente in Francia, tra Nizza e Parigi, da oltre vent’anni. Nonostante non avessero esperienza diretta nel settore della gioielleria, i due professionisti si sono perfettamente integrati nel progetto, insieme ai colleghi dello studio Bba di Milano, recependo le rigorose direttive di Rolex e creando uno spazio che unisce eleganza, funzionalità e innovazione. Nulla è stato lasciato al caso nella progettazione, partendo dalla scelta dei materiali: pietra Bianco Ducale dei pavimenti che riprende l’intonaco e si sposa con le venature del legno travertino, una parete in vetrocemento che regala luce naturale preziosa e poi l’inconfondibile verde Rolex che caratterizza il piano dedicato al marchio svizzero”.

C’è e non è certo secondario il discorso dell’investimento: “La Gioielleria Lucchetti 1873 continua a crescere, con un team di 12 dipendenti e una seconda sede attiva a Chiavari (lo storico negozio da cui partì l’attività 152 anni fa), in attesa della prossima apertura a metà maggio di un nuovo negozio a Santa Margherita Ligure. Clara, Roberto, Giorgia, Marie Claire, Mattia, Giulia, Nadia, David, Marco, Nadia, Karrie e Alessandra sono i nome che Maria Vita Lucchetti etichetta come “invisibili”: Se abbiamo potuto intraprendere l’avventura di una nuova palazzina qui a Chiavari e tra tre settimane potremo aprire un nuovo punto vendita a Santa Margherita è proprio grazie al prezioso lavoro di ciascuno di loro”.
Conclude Pietro. “Al di là del nostro interesse mi pregio dell’aver fatto qualcosa per la mia città. Stiamo entrando in una epoca di mutamente profondi, arriverei a dire stravolgimenti. Noi tessuto commerciale della città e del Tigullio non dobbiamo restare con le mani in mano. Per avere l’effetto valanga occorre che qualche masso anziché restare immobile inizi a rotolare. Gli altri seguiranno, spero”.
Un’immagine che richiama quello di una song che compirà tra poco sessant’anni. “Like a Rolling Stone” dell’unico cantautore premio Nobel. Un concentrato di immagini e critiche sociali che sfidavano le consuete aspettative del pubblico e dei critici dell’epoca. Il titolo, che richiama l’immagine della “pietra che rotola”, simboleggia proprio quell’essenza di libertà. E rotolando rotolando guarda un po’ nel tempo, che alla fine tutto racchiude, dove si può arrivare. In Carrugio Dritto a Chiavari.