Domenica 22 aprile 1945 esce l’ultimo numero di ‘Fiamma Repubblicana’. Il giornale fascista di Vito Spiotta lancia un appello ai giovani: “Spetta ai giovani di buon senso e di onore, reagire, muoversi, mettersi all’avanguardia del vero popolo italiano che intende risorgere; spetta ai giovani rivendicare il diritto di partecipare con l’azione e col sangue alla riedificazione della Patria che non perirà se i giovani sapranno difenderla e vendicarla”.
Gli eventi non andranno come spera ‘Fiamma Repubblicana’: il movimento partigiano, la popolazione e le forze alleate stanno già piegando definitivamente la dittatura fascista e l’occupazione tedesca.
A Genova nel tardo pomeriggio del 23 aprile iniziano i preparativi per l’insurrezione generale; nel frattempo il famigerato presidio SS della Casa dello Studente lascia Genova per raggiungere le retrovie verso Milano.
Poche ore prima, il Comandante delle SS Hengel aveva provveduto ad organizzare la fuga: tutti gli ufficiali avevano sostituito i propri libretti di riconoscimento, ‘Polizia SS’, con documenti meno compromettenti e riferiti alle truppe combattenti .
Alle 16, il Comando di piazza ordina a tutte le formazioni SAP (Squadre di Azione Patriottica) di “applicare, a partire dalle ore 6 del 24 aprile, le disposizioni contenute nel piano insurrezionale […]e utilizzare il tempo a disposizione per dare la massima diffusione a queste direttive e per effettuare la mobilitazione di tutti i reparti” .
Alla sera, intorno alle ore 20, presso l’Istituto San Nicola (zona circonvallazione a monte) inizia la seduta del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) Liguria. La riunione, presieduta da Paolo Emilio Taviani ‘Pittaluga’, vede presenti, tra gli altri, Cassiani e Trombetta del Partito d’Azione, Ferralasco della DC , Croce del PLI, Olivari e Toni del PSI.
La riunione si completa con l’arrivo di Secondo Pesci (PCI) e di Vannuccio Faralli, che porta la notizia della liberazione di tutti i politici del carcere di Marassi.
La riunione del CLN è permeata di tensione e preoccupazione: si deve decidere per la proclamazione dell’insurrezione generale ma non c’è certezza che i nazifascisti, in città e nei blocchi in ritirata sulle riviere, non formino uno sbarramento pericoloso. Viene insistentemente ventilato il pericolo che i tedeschi abbiano minato il porto di Genova, ed intendano farlo saltare per coprirsi la ritirata. Ma la preoccupazione è presto superata dai fatti. Le S.A.P di città sono già operative da ore, così come le organizzazioni dei quartieri di ponente. Nel giro di poche ore inizia l’attività nel ponente e nella Val Polcevera, e all’una di notte viene proclamata l’insurrezione generale.
Con lo stesso ritmo incalzante degli eventi si attivano tutti i contingenti S.A.P delle città della costa: Recco, Camogli, Santa Margherita Ligure. Nel ponente del Tigullio si accentua l’attività del presidio di Portofino Vetta. Sono sempre più numerosi i gruppi di tedeschi e fascisti che si arrendono alle SAP.
L’organizzazione partigiana di montagna era pronta all’insurrezione generale sin dal 20 aprile.
La brigata Berto controlla il settore della Forcella, alta Val d’Aveto e Fontanabuona. Il suo obiettivo operativo è tutto il fondovalle della Statale di Fontanabuona e i Comuni dell’area. La brigata Matteotti agisce nella zona compresa tra Torriglia-Boasi-Gattorna e Cicagna, con l’obiettivo di raggiungere l’alta Fontanabuona, Gattorna e Uscio. La brigata Bisagno è attiva nell’area compresa tra la Scoffera e Laccio. Da Laccio verso Montoggio e la Doria opera la Volante Severino. La Volante Balilla controlla le strade tra Casella e Sant’Olcese e la linea viaria Pontedecimo-Bolzaneto-Giovi.
Nel levante del Tigullio la divisione Coduri è attestata tra Riva Trigoso e Lavagna, e copre tutto il versante nord-est della viabilità litoranea; il suo raggio operativo prevede l’intervento sino a Chiavari e Carasco. Tutti i componenti del comando della Coduri, i fratelli Fico (il comandante Eraldo, ‘Virgola’, e il suo vice Italo, ‘Naccari’) e il commissario Bruno Monti ‘Leone’ attendono il momento dell’insurrezione generale nel piccolo borgo di Iscioli in Val Graveglia.
Simultaneamente, il 24 aprile, tutte le formazioni muovono i loro Comandi e i reparti verso gli obiettivi.
La brigata Longhi, comandata da Paolo Castagnino ‘Saetta’, è pronta con tutti i distaccamenti per intervenire in un arco compreso tra Borzonasca, Chiavari e la costa di Ponente del Tigullio.
La brigata Zelasco, comandata da Aldo Valerio ‘Riccio’, si prepara per agire nel Levante del Tigullio, tra Moneglia e Sestri.
La Dall’Orco, comandata da Dino Massucco ‘Tigre’, s’incarica di contrastare i presidi tedeschi e fascisti di Velva e della Val di Vara.
Nella notte del 24 aprile la Zelasco compie un’azione d’attacco sul fronte nemico attestato sulle colline di Sestri Levante, tra S. Anna e Cavi, compiendo una manovra per posizionare le avanguardie nel quartiere di Pila. Alle 7 del mattino del 25 aprile la formazione guidata da ‘Riccio’ entra in Sestri Levante.
Altri reparti della Zelasco si portano verso Cogorno e Lavagna, mentre avamposti della brigata Dall’Orco espugnano il presidio della Monterosa, asserragliato nel complesso del Cotonificio.
La Centocroci attacca e annienta il caposaldo fascista del Bracco e lo costringe alla resa, aprendo, nel primo pomeriggio, la strada agli alleati che sopraggiungono dalla Spezia.
Partigiani e alleati trovano una tenace resistenza prodotta dal fuoco delle batterie tedesche che martellano dalla zona del Curlo e dalle Grazie. Un fronte di fuoco si apre dalla sponda chiavarese dell’Entella: si tratta delle postazioni di retroguardia della colonna Pasquali, che non permettono alla Zelasco di entrare in Chiavari passando dal ponte.
Nel frattempo all’estremità lavagnese del ponte oggi chiamato della Libertà si allineano i carri armati alleati che neutralizzano il fuoco di sbarramento fascista, ma si trovano esposti al tiro dei tedeschi che cannoneggiano dalle Grazie. I carri formano una colonna che giunge fino all’altro capo di Lavagna e oltre.
Martellati dai colpi dei cannoni tedeschi, gli alleati decidono di bombardare dal mare le linee nemiche, con uso massiccio di armi pesanti. Il comandante Virgola valuta però questa linea d’azione troppo pericolosa per la popolazione civile di Chiavari, e propone un’azione alternativa gestita dalle formazioni partigiane. Così la brigata Longhi, comandata da ‘Saetta’, si avvicina dalla Val Graveglia appena liberata e si apposta a Monticelli di Cogorno. Nella notte, gli uomini di Castagnino guadano l’Entella e si portano nella zona delle caserme di Caperana, a ridosso della strada. L’azione è difficile e pericolosa: i partigiani devono attraversare la strada, in quel momento percorsa da colonne nemiche in ripiegamento, e portarsi verso le colline di San Lazzaro e Ri Alto. Le colonne nemiche aprono il fuoco contro le linee d’azione della Longhi, costringendole all’arretramento verso San Lazzaro. In questo frangente resta ucciso, appena ventenne, Ottorino Bersini ‘Basea’. L’ultima giovanissima vittima partigiana della liberazione del Tigullio perde la vita all’alba del 25 aprile, poche ore prima della fine delle ostilità.
La situazione è sbloccata da un’azione guidata dallo stesso Castagnino, che insieme a uomini delle SAP di Carasco scende direttamente sulla strada di Caperana, isolando i nuclei nemici e guadagnando la via per Chiavari. A questo punto gli alleati possono attraversare il ponte dell’Entella ed entrare in Chiavari, mentre la brigata Longhi e gruppi di Giustizia e Libertà continuano la penetrazione verso Rapallo e il Tigullio di Ponente. I tedeschi lasciano precipitosamente le Grazie e si ritirano nella galleria di Ruta, da dove il 26 aprile fanno brillare alcune cariche di esplosivo, nell’estremo tentativo di proteggere una ritirata impossibile.

“Chiavaresi!
L’ora della tanto attesa Liberazione è giunta.
Un addio di sangue dei nazifascisti ha chiuso la più triste e dolorosa pagina della storia della nostra città. L’odio settario, che solchi tanto profondi ha scavato nella coscienza dividendo gli italiani, lasci finalmente posto alla giustizia per tanti anni calpestata.
Sotto gli auspici di una libertà democratica, tanto duramente conquistata con l’aiuto dei valorosi Partigiani e delle Forze Alleate, ai quali porgiamo il nostro saluto, prepariamoci ad affrontare con spirito forte e sereno i duri compiti della ricostruzione.
Viva l’Italia!”
Chiavari 25 Aprile 1945 ore 22
Il Comitato di Liberazione Nazionale di Chiavari
Il Comando di Divisione stila un rapporto nel quale si riassumono le operazioni di liberazione di tutto il territorio del Tigullio, da Moneglia a Portofino; le azioni delle ultime ore fanno contare 12 morti e 35 feriti nelle file della Resistenza partigiana.
Le forze alleate nelle stesse ore contano due morti, a causa dei colpi di cannone tedeschi sparati dalla collina delle Grazie sulle jeep che stavano raggiungendo il ponte di Lavagna. Si tratta di due ufficiali del 92mo battaglione ‘Buffalo’, il capitano Robert Crandall e il capitano Murray Steinman. Due giorni dopo la liberazione, il 27 aprile, due soldati americani si recano al carcere di Chiavari e si fanno consegnare dieci prigionieri , persone compromesse col regime fascista e per questo detenute sotto il controllo partigiano. I dieci vengono fucilati il giorno stesso, uno di loro tuttavia rimane solamente ferito.
Il CLN aveva acquisito una dignità istituzionale che gli affidava funzione di governo. Con atto ufficiale si procede al passaggio di competenze e all’affidamento dell’amministrazione al primo sindaco del dopoguerra: il ragionier Colombo Sannazzari.
Sottoscrivono il documento il rappresentante del CLN, Gaetano Basevi, e il sindaco Sannazzari. Con l’assistenza del segretario capo del Comune di Chiavari si dichiarano le consegne e si certificano le finanze dell’amministrazione.
Così si chiude definitivamente la fase delle amministrazioni commissariali e podestarili. I sindaci ‘della liberazione’ avranno il compito di portare i comuni ad elezioni democratiche, e dopo 23 anni i cittadini potranno eleggere i consigli comunali e le amministrazioni locali.
Con la designazione di Colombo Sannazzari, il 2 giugno del 1945, viene nominata la giunta comunale chiavarese. Un lavoro difficile attende l’amministrazione: recuperare la vita di una città dalle rovine di una guerra devastante.
GIORGIO VIARENGO
Anpi Chiavari