di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
La storia della città di Chiavari e del suo territorio si articolano in una serie di complesse evoluzioni, conquiste di nuovi servizi, istituzioni che hanno avuto il potere di cambiare l’organizzazione e la vita dell’intera comunità, spesso con repentini cambiamenti e nuove e più significative presenze.
Gli eventi corrono veloci, e il cammino della storia cancella o modifica istituzioni che apparivano incrollabili, magari legate alle nostre abitudini quotidiane. Alcuni di questi repentini cambiamenti hanno riguardato anche i grandi sistemi della finanza e del risparmio come la storica Carige, oggi Bper Banca.
Le vicende della Cassa sono legatissime alla città di Chiavari. In un’assemblea della Società Economica, il 9 aprile 1838, il marchese Camillo Pallavicino appena rientrato da un viaggio in Inghilterra nel suo intervento relazionava sulle tante novità viste; tra queste l’efficienza e la funzionalità delle Casse di Risparmio.
L’entusiasmo del Marchese Pallavicino non rimase inascoltato, e l’assemblea deliberò di formalizzare un’apposita commissione per verificarne la fattibilità a Chiavari. Il municipio si attivò prontamente e il consigliere comunale Antonio Mario Garibaldi predispose uno specifico progetto. Il Consiglio Comunale ne ascoltò la relazione nella seduta del 2 dicembre 1851. Dopo ampia discussione e diverse modifiche, si giunse al voto deliberante il “Progetto per la Fondazione di una Cassa di Risparmio in Chiavari – seduta del 2 dicembre 1851”.
Il 10 luglio del 1852, sempre in un’adunanza dell’Economica, il presidente lesse una lettera del Sindaco di Chiavari Luigi Podestà, che proponeva di creare un’iniziativa comune e verificare la possibilità di fondare in Chiavari una Cassa di Risparmio; la lettera era accompagnata da una prima bozza di regolamento che venne letto ai presenti. L’assemblea dell’Economica si concluse con un voto favorevole a maggioranza e con la nomina di una Commissione di cui facevano parte l’avvocato Giovanni Montesoro, l’avvocato Niccolò Puccio, il canonico Davide Massa e Angelo Argiroffo.
I lavori partirono immediatamente, e dopo una sola settimana la Commissione fu in grado di relazionare all’assemblea dell’Economica del 17 luglio del 1852. “Il Relatore, dopo aver dimostrato la utilità che si può ottenere, specialmente per gli operai, da tale istituzione, come col regolamento progettato dal Municipio siasi tutto provveduto e a tutto previsto, anche per ciò che riguarda la nostra Società, conclude perché si accetti il regolamento”.
Si giunse così al settembre 1856 quando, in una adunanza presso l’Economica, il sempre attivissimo avvocato Puccio relazionava sui documenti sino al momento prodotti e si soffermava su una puntuale illustrazione dello statuto che avrebbe regolato la futura Cassa di Risparmio di Chiavari. Dopo il voto unanime dell’assemblea il documento così approvato venne inviato prontamente al municipio.
Il 17 gennaio del 1857 una lettera annunciava la pubblicazione, in data 9 gennaio, del Regio Decreto “portante l’approvazione del Regolamento della Cassa di Risparmio”.
Il passo successivo fu l’affissione di un manifesto, con al centro la data dell’inaugurazione, fissata per il primo gennaio del 1857.
L’Amministrazione comunale aveva deliberato un anticipo di £. 600 per i lavori materiali d’impianto, ed un successivo stanziamento prevedeva £. 450 come fondo per l’apertura; la Società Economica stanziò £. 200.

L’apertura dello sportello, che funzionava anche come tesoreria del Comune di Chiavari, avvenne nel palazzo del municipio, dapprima in alcuni locali a piano terra, successivamente nel nuovo corpo di fabbrica realizzato verso il prospetto di via Casaretto, dove è oggi l’ufficio dell’anagrafe.
Nell’attività dell’istituto si giunse poi ad avviare altre agenzie in città del Tigullio: Rapallo, Rezzoaglio, Sestri Levante. Il cammino della Cassa chiavarese dovette affrontare non poche difficoltà, la guerra mondiale del 1915/18, le diverse depressioni nel periodo post bellico, le tensioni sociali e politiche dei primi anni Venti. Un nuovo elemento di tensione si ritrova nelle dimissioni del Consiglio d’Amministrazione, con la conseguenza che da metà gennaio 1926 l’Istituto risultò commissariato, creando “motivo di diffidenza” tale da portare “inevitabilmente, attraverso una lenta agonia, alla fine dell’Istituto stesso”. Comune e Società Economica tentarono in tutti i modi di salvare l’Istituto; da più parti si desiderava che esso rimanesse autonomo e radicato nel territorio, ma lo sforzo finanziario rischiava di non bastare, era necessario un campo d’azione più ampio e si pensò alla consorella genovese.
Il Consiglio d’Amministrazione della Cassa di Risparmio di Genova venne convocato alle ore 15,30 del 20 maggio del 1926, all’ordine del giorno vi era la “Convenzione riguardante la fusione col nostro istituto della Casa di Risparmio di Chiavari”. Il 27 maggio il predisposto passò in lettura all’Ufficio di Presidenza dell’Economica e presso il Consiglio Comunale e qui venne approvato.
Per rendere efficace la convenzione deliberata fu poi necessario attendere il decreto legge che ufficializzava quanto concordato: il 13 agosto del 1926 fu pubblicato il R.D N° 1701, cui Vittorio Emanuele III pose il suo sigillo e deliberò la fusione.
Oggi gli istituti di credito propongono nuove soluzioni per avere bacini operativi sempre più grandi. Ma il cammino che prosegue è un itinerario iniziato a Chiavari centosettanta anni or sono, con una Cassa di Risparmio che qui metteva le sue radici.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)