di ALBERTO BRUZZONE
C’è un assunto, in questa storia. Ed è il fatto che questa storia non è risolvibile. Ma sarà proprio per questo motivo, per il lungo velo di mistero che si porta appresso, per le mille teorie e le altrettante mille smentite, che la vicenda del cosiddetto mostro di Bargagli continua a suscitare così tanta curiosità, così tanto interesse, pur a decenni di distanza.
A intercettare molto bene questo filone, con il rigore, la competenza, la precisione e la professionalità di cui è capace (e ormai queste doti gli sono ampiamente riconosciute) è lo scrittore e storico genovese (di base a Sestri Levante) Sandro Antonini, penna di punta della casa editrice Internòs di Goffredo Feretto: uno studioso dalla lunghissima produzione, un ricercatore che vanta moltissimi lettori, un esperto delle guerre mondiali ma anche di tanto che è successo dopo, tra cui appunto questa vicenda che ha sconvolto l’entroterra genovese.
‘Omicidi in Appennino: menzogne e verità sul mostro di Bargagli. 1939-1989’ arriva in un’edizione aggiornata e viene presentato venerdì 24 novembre alle ore 18 a Wylab, in via Davide Gagliardo a Chiavari. Organizza, come sempre, ‘Piazza Levante’ e l’autore Sandro Antonini sarà intervistato dagli storici Luca Borzani e Giorgio Pagano. L’ingresso è libero.
“Dopo la prima edizione del 2011 e la seconda del 2013, e dopo diverse ristampe tutte esaurite – racconta l’autore – ecco che, sollecitato da più parti, ho deciso di riproporre la terza edizione del mio ‘Omicidi in Appennino’. Ho rivisto il testo di allora, l’ho integrato in qualche parte pur senza variare l’originale, ho apportato correzioni laddove le ho ritenute possibili”.
Ma, precisa Antonini, “alla fine il risultato non è cambiato: il cosiddetto mostro di Bargagli continuerà a rimanere un oggetto misterioso, non risolvibile. Indizi molti, perfino troppi, certezze nessuna. Una vicenda incredibile durata più di quarant’anni, un giallo-nero ad alta tensione, una trama in cui risulta difficile aggrapparsi a un filo conduttore, ma che indubbiamente riesce ancora a catalizzare l’attenzione. Il tutto legato a un comune, Bargagli, e alle sue frazioni, collocato nell’alta Val Bisagno, a pochi chilometri da Genova, a trecentoquaranta metri sul livello del mare. Qui si svolge quanto raccontato, senza fronzoli e abbellimenti, com’è del resto sempre il mio modo di procedere. Anche adesso credo di aver rispettato un assunto per me fondamentale”.
È proprio con la sua perizia che Antonini prova a dipanare una matassa complicata, sulla quale sono state costruite le più fantasiose narrazioni: “È vero. Sul mostro di Bargagli, sul giallo-nero del piccolo paese si è scritto a sproposito, si sono compiute analisi scientifiche e sociologiche, si è scomodata la genetica, si sono riesumate tare ereditarie in un crescendo che ha dell’incredibile. Ciascuno dei chiamati in causa si è sentito in obbligo di dire la sua attingendo a ‘fonti certe’, a presunte ‘rivelazioni’, a ‘fughe di notizie’ incontrollate, a passi compiuti in varie direzioni. Con il risultato che la maggior parte delle ipotesi ha ricevuto dai fatti regolare smentita e nessuno si è avvicinato alla verità”.
L’intreccio è complesso ma qualcosa, a ben vedere, emerge dal caos: “La verità dei giudici, per esempio, che chiunque riesce a cogliere da sé. E si può constatare che, dopo l’ultimo omicidio avvenuto nel 1983, riguardante una baronessa capitata a Bargagli sette anni prima quasi per caso, il sangue non scorre più e la sete del mostro risulterebbe finalmente placata”.
Per farlo, “impiega più di quarant’anni e passa indenne attraverso cinque inchieste e quattro processi penali. Soprattutto, si muove e agisce in un paese composto da individui che con lui hanno imparato a convivere senza mai ribellarsi, senza neppure tentare di farlo”. Per saperne di più, in maniera completa, non resta che leggere il libro di Antonini. Ancora una volta, un lavoro preparato in maniera eccellente.
