di FABRIZIO DE LONGIS
Il turismo esige promozione. La legge della pubblicità e del marketing pare chiaro che sia vitale per un settore come quello dell’attrattività e accoglienza di un territorio.
In un proliferare di piattaforme, social network, canali di comunicazione, algoritmi, strategie e guru, la comunicazione integrata di un territorio definito, omogeneo ma vario e identificabile, sembra oramai da alcuni anni la migliore delle soluzioni applicabili.
In un campo vasto che va dal singolo e piccolo operatore, alle catene internazionali di locali e hotel, l’identità territoriale e la struttura unitaria di un’area appaiono in modo sempre più chiaro come la soluzione a molteplici delle continue e sempre più variabili sfide che gli operatori turistici si trovano a dover affrontare quando decidono di promuovere la propria azienda (e con essa, per rimando, almeno la città in cui sono inseriti, se non l’intero territorio).
La competizione sempre più sfrenata a globale, lascia spesso poco margine alle iniziative singole e richiede sempre di più un orizzonte comune fra imprese, istituzioni e decision maker di una regione.
In questa logica si inserisce quella che sembra essere la più chiara opportunità di sviluppo economico che il Tigullio può mettere in atto per i prossimi anni.
A fronte di delocalizzazioni industriali, competizione produttiva e sfilacciamento delle professioni, il turismo appare come il settore su cui può correre lo sviluppo economico del nostro territorio.
Con il dettaglio non indifferente che questa sfida sembra essere sempre più di portata internazionale, se non globale, invece che nazionale. Infatti secondo Banca d’Italia a maggio 2023 il saldo della bilancia dei pagamenti del turismo nel nostro paese è risultato in surplus di 2,3 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto allo stesso mese del 2022 (2,0 miliardi). Sancendo quindi uno sviluppo del turismo nel paese.
Nel contempo però la sfida degli operatori di settore appare essere sempre di più quella di attrarre i turisti stranieri, anziché quelli nazionali. Infatti, sempre secondo Banca d’Italia vi è stato un aumento nell’arco di un anno sia della spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (4,7 miliardi), sia di quella dei viaggiatori italiani all’estero (2,4 miliardi), con un incremento rispettivo del 20 e del 25 per cento. Quindi, mentre gli stranieri amano l’Italia come meta turistica, in tasso ancora più crescente, gli Italiani preferiscono mete estere per le loro vacanze.
Un tasso che secondo la World Tourism Organization è in crescita da oltre vent’anni, con un +60% registratosi fra il 2000 e il 2013. Complice l’aumento delle tratte aeree disponibili, l’abbassamento dei prezzi dei voli, ma soprattutto l’incremento decisivo di una promozione globale delle mete turistiche.
Condizione che induce il pubblico sempre più verso scelte di mete straniere. Infatti nel caso specifico dei primi mesi del 2023, per Banca d’Italia il tasso di scelta delle mete straniere preferite dagli italiani è aumentato ancora, con un +32 per cento, a fronte di un +25 per cento degli stranieri in Italia.
Sempre più cruciali per la scelta di dove svolgere i propri viaggi, diventano le offerte enogastronomiche e quelle culturali.
Secondo i dati delle Camere di Commercio italiane l’offerta enogastronomica risulta decisiva persino fino al 38 per cento delle scelte operate dai turisti che rientrano nella Generazione Y. I così detti Millennials, nati tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta o primi anni duemila.
Allo stesso modo nel solo 2022 il turismo culturale in Italia è stato decisivo per la scelta di 142 milioni di presenze. Il patrimonio culturale è la seconda motivazione per chi scegli di passare le vacanze in Italia. Grande risalto stanno avendo i piccoli borghi dell’entroterra. Sempre più attenzione viene data al rapporto tra qualità dei servizi offerti e il prezzo. Post-pandemia si è consolidato il binomio cultura/natura nella scelta dei luoghi in cui soggiornare. Ma soprattutto un turista su due nella scelta si fa influenzare dal web.
Infatti, sempre secondo gli studi delle Camere di Commercio, otto turisti su dieci hanno scritto o scriveranno recensioni riguardanti la propria vacanza con la prevalenza di Facebook (su cui recensiscono il 90 per cento degli utenti), seguito da Instagram (su cui le recensioni e resoconti avvengono ne 64 per cento dei casi), e come terzo si piazza Google (utilizzato nel 43 per cento dei casi).
Questi dati, nel caso del Tigullio, confermano opportunità importanti, come la crescita della domanda di un’offerta mista fra natura e cultura, l’aumento di interesse per i borghi dell’entroterra, una ben specifica pretesa enogastronomica e la richiesta di un buon rapporto fra qualità e prezzo.
La vera sfida, invece, sembra essere quella di avere la capacità di intercettare i flussi internazionali, soprattutto in un mare magnum di offerte, promozioni e recensioni digitali.
Sfida a cui pare poter rispondere solamente una logica comprensoriale e integrata. Attività che in parte sta realizzando, con discussioni e polemiche, Regione Liguria (ovviamente a livello regionale). Si veda il caso delle chiatte dedicate al pesto. O che con successo (finanche esplosivo), hanno saputo mettere in gioco da vent’anni le Cinque Terre (con logica strettamente locale).
Su quest’asse, fra la promozione regionale e la capacità prettamente locale, sembra dover muoversi la promozione del Tigullio, in un momento storico prediletto per il turismo e che proprio questo territorio ha tutte le potenzialità di intercettare.