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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Il Giornale degli Appennini: una bellissima testimonianza del ruolo istituzionale di Chiavari

Nell’Archivio Storico del Comune di Chiavari ne è conservata la collezione completa, e nel 2005 ne venne realizzata una copia anastatica conservata presso i fondi della Società Economica
Il Giornale degli Appennini, pure lui fedele e prezioso testimone della Chiavari dell'Ottocento
Il Giornale degli Appennini, pure lui fedele e prezioso testimone della Chiavari dell'Ottocento
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Dopo la doverosa parentesi dedicata alla storia dello spazio antistante la ex chiesa di San Francesco, provocata dall’improvvida rimozione della cancellata del ferraio Cassinelli, riprende la serie di articoli di ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Nella neonata Repubblica Ligure alleata dei francesi di Napoleone dal 1797 il cammino del rinnovamento rivoluzionario fu molto rapido e si allargò a macchia d’olio su tutto il territorio spazzando via la secolare oligarchia della precedente Repubblica di Genova. Le istituzioni, rinnovate a partire dalla denominazione, tutte si definivano ‘democratiche’. Tutti partecipavano da veri protagonisti del rinnovamento, il dibattito e il confronto dilagavano, tutti si definivano con orgoglio “Cittadini”.

Il Governo provvisorio genovese varò da subito le nuove amministrazioni che cancellavano definitivamente le superate istituzioni della Repubblica di Genova. L’arco territoriale ligure fu articolato in Distretti, dove il Levante era così composto: Bisagno, Recco, Rapallo, Chiavari, Levanto, Spezia e Sarzana. La Repubblica Ligure ebbe vita breve e tumultuosa, e nel maggio 1805 tutta la Liguria venne annessa all’Impero napoleonico. 

Il nuovo assetto territoriale tuttavia era già tracciato, e vedeva a capo un’Amministrazione Centrale con un Commissario, e il primo a guidarla fu il chiavarese Andrea Gambino. Il Commissario provvedeva a dare vita alle nuove amministrazioni locali. Il 27 luglio 1805 si procedeva ad individuare i cittadini che avrebbero retto la nuova amministrazione della città di Chiavari. Gambino nominò il primo gruppo dirigente, l’Amministrazione Centrale, con atto pubblico, avviando la nuova esperienza guidata da Carlo Garibaldi, Camillo Cesena, Nicolò Rivarola, Giacomo Turio, Antonio Daneri e il sacerdote Vicenzo Lagomaggiore. 

Il primo atto deliberativo fu la nuova toponomastica del sistema viario, in cui si abbandonava la superata visione storica del passato e si proponevano i nuovi riferimenti giacobini. Carroggio Dritto divenne Via Retta, la Strada Romana dei Ravaschieri fu rinominata Via Ligure, la storica Via Rivarola mutò in Via del Popolo, Vico dei Bighetti in Via Carmagnola, la centrale Piazza Madonna dell’Orto divenne Piazza del Popolo, la vicina Cittadella prese il nome di Piazza Nazionale, piazza San Francesco, che aveva visto il primo albero giacobino, divenne Piazza della Libertà, mentre verso ovest alle Saline si instaurava Piazza dell’Eguaglianza. 

Non fu un cammino facile ma la rotta era segnata, e da questi primissimi passi si giunse all’11 giugno del 1805 con la bandiera francese issata sul torrino della Cittadella a Chiavari; il primo a fregiarsi del nuovo titolo di “Maire” fu Giacomo Copello, suoi diretti collaboratori erano il medico Andrea Repetto e Domenico Gonzales. Il cammino istituzionale continuò ad affermarsi e Chiavari acquisì nel tempo grande prestigio, sino a dover produrre una specifica pubblicazione “degli Atti del Governo nel Dipartimento degli Appennini, inseriti in questo Giornale”, si trattava di una vera Gazzetta Ufficiale stampata in Piazza San Giovanni, “Il Giornale degli Appennini”.

Nei fondi di conservazione, presso l’Archivio Nazionale di Francia a Parigi, è conservato il fascicolo del chiavarese Giuseppe Pila. In esso si ritrova, tra le carte del ministero degli Interni, l’autorizzazione della direzione stampa per la pubblicazione del “Giornale” che avrà sede nella centralissima Piazza San Giovanni in Chiavari.

L’annuncio della nuova testata è dato da un numero zero, nel quale si rende pubblica l’uscita del foglio e i suoi progetti redazionali: era il 15 giugno del 1811 e vi si pubblicava il primo “Prospetto, lo scopo principale è di esporre in esso tutti gli atti del Governo che interesseranno il Pubblico, e tutti i decreti ed atti della Prefettura e Sotto Prefettura. Non sarà trascurato tutto ciò che potrà interessare il commercio, l’agricoltura, l’industria del dipartimento, ed il lustro delle città e comuni tutti”. Il Giornale degli Appennini così si presentava, annunciando la cadenza di pubblicazione in sei numeri al mese, cioè ogni cinque giorni: “Uscirà il primo numero il 15 giugno del 1811, l’abbonamento è contenuto in lire 16 e si riceverà da Giuseppe Pila Stampatore delle Prefettura, al suo negozio posto in Chiavari sulla Piazza di San Giovanni al numero 50”. 

Nell’Archivio Storico del Comune di Chiavari ne è conservata la collezione completa, e nel 2005 ne venne realizzata una copia anastatica conservata presso i fondi della Società Economica in Chiavari. Qui sono consultabili le quattro buste che conservano le rispettive annate, dal 1811 all’ultimo numero pubblicato nel 1814. La rilettura di questa pubblicazione ufficiale permette di assistere alla nascita di una moderna concezione di governo, in cui la pubblicazione degli atti è doverosa: le norme e i decreti sono resi pubblici perché tutti i cittadini devono essersene a conoscenza. Si affermava e si diffondeva anche nelle periferie la nuova concezione del cittadino (‘citoyen’), del suo diritto al  pubblico dibattito, al confronto fattivo delle diverse opinioni.

Nel Giornale degli Appennini si possono ritrovare le cronache e le norme varate dalle autorità locali, gli atti del tribunale e le norme delle nuove istituzioni. La più presente e dibattuta è quella che riguarda la chiamata alle armi, una nuova scadenza che riguardava gli uomini in età di leva. In questo caso le notizie riguardano i tanti renitenti, coloro che cercavano in vari modi di sfuggire al dovere della ferma. Tra le notizie più riportate le condanne inflitte, le truffe scoperte, in particolare finte autorità che garantivano l’esclusione dalla chiamata. Sempre all’interno delle notizie di cronaca si può rilevare la notizia drammatica della pubblica esecuzione per condanna a morte. La cronaca riporta il luogo d’esecuzione in piazza Madonna dell’Orto, il luogo prescelto per le condanne.

Il giornale aveva un respiro amplissimo e riportava le cronache dei maggiori avvenimenti dai territori dell’Impero, in pratica si spaziava in tutto il continente, a Chiavari si leggeva di fatti accaduti a Parigi, Vienna, nei territori Iberici e del Centro Europa, sino ai più lontani paesi dell’Est. Questa pubblicazione confermava così non solo il ruolo istituzionale della nostra città e la sua prossimità alle grandi tappe della storia, ma la confermava anche come luogo di profondo interesse, partecipe della scena politica, economica e culturale del continente. Che a quei tempi praticamente equivaleva al mondo intero.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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