di ALBERTO BRUZZONE
Se Chiavari piange, Rapallo non ride: verrebbe da dire esattamente così, parafrasando il vecchio adagio “Se Atene piange, Sparta non ride”. Il tema è il commercio cittadino, che non se la passa troppo bene né da una né dall’altra parte: avvento delle catene, cambio delle abitudini all’acquisto, crisi economica, dominio dell’e-commerce, mancanza di serie e concrete politiche di sostegno al commercio da parte delle istituzioni, ecco che sono moltissime le cause che stanno mettendo in ginocchio le attività tradizionali e le imprese familiari.
Di come si stanno trasformando i centri urbani, anche sulla base della distribuzione e della qualità dei negozi, ‘Piazza Levante’ ha parlato negli scorsi numeri, partendo da un editoriale del nostro editore, Antonio Gozzi. A ruota, sono seguite le riflessioni, assai interessanti, dello storico e cultore di tradizioni locali Giorgio ‘Getto’ Viarengo, della presidente di Federmoda Manuela Carena, dell’orefice chiavarese Pietro Lucchetti e ora è la volta di Guido Porrati, il patron della celeberrima bottega ‘Parla come mangi’ di Rapallo. Da ventisette anni in città, Porrati guida un negozio di specialità tipiche, dove c’è grandissima attenzione ai prodotti a chilometro zero, al cibo genuino e di qualità, ai piccoli produttori locali, a tutto ciò insomma che nobilita il mangiare e a tutto ciò che non lo squalifica o lo omologa verso il basso, cosa che spesso (e purtroppo avviene).
C’è da combattere: contro il livellamento e la banalizzazione del gusto, contro l’imbruttimento delle abitudini alimentari, contro la mancanza di tradizione. Ed ecco perché Porrati fa la sua parte, condividendo in parte il pensiero del collega Lucchetti: “È stato toccato il tempo a un territorio stanco e miope, ecco perché sono d’accordo con il collega negoziante di Chiavari: molti, troppi commercianti tendono a lamentarsi del mercato, ma le responsabilità dovrebbero cominciare a cercarle dentro loro stessi. Quanto alle istituzioni, noto un mancato ascolto da parte di chi dovrebbe prendere delle decisioni. Ma è pur vero, come dice il collega chiavarese, che noi possiamo e dobbiamo fare molto di più. Il nostro contributo alla discussione, come commercianti, è fondamentale”.
Secondo Porrati, “a Chiavari e a Rapallo ci sono problemi differenti: mentre a Chiavari il negozio in franchising non funziona, a Rapallo può fungere in parte da attrattore, ma il tema è che non ci sono politiche in grado di attrarre la piccola imprenditoria. Se arriva qualche commerciante nuovo in centro, è solo perché si è spostato dalla periferia. E poi noto una grandissima difficoltà nell’investire: sono pochissimi i locali nuovi”. Difficile andare allo stesso ritmo per tutti i giorni dell’anno: “Ci sono ancora troppi periodi morti. Da un certo punto di vista, continuiamo a dare ragione a chi snobba Rapallo. E invece noi dovremmo essere in grado non solo di vendere i nostri prodotti, ma di vendere un vero e proprio marchio, un vero e proprio stile di vita. Non mi riferisco a Rapallo, Santa Margherita, Chiavari, Lavagna eccetera come singoli comuni: dobbiamo cercare di essere veramente uniti, se intendiamo diventare una attrattiva seria e concreta. Noi dobbiamo essere la Portofino Coast per i turisti: un territorio capace di fare sintesi da Portofino stessa e sino a Sestri Levante, senza farci delle battaglie assurde”.
Secondo Porrati, “è anche sbagliato, ma profondamente sbagliato, parlare di destagionalizzazione: noi non abbiamo l’ambizione di portare l’estate in inverno, ma noi abbiamo semmai la necessità di costruire nuovi motivi di frequentazione del territorio”. Come? “Dando servizi, puntando ancora di più sulla comunicazione, essendo più smart. E le istituzioni, dal canto loro, devono dimostrare di essere più propense all’ascolto e meno presuntuose”.
In questo periodo, a Rapallo, tiene banco il futuro centro commerciale con lo stadio ‘Macera’ sopraelevato. In lizza ci sono Conad da una parte ed Esselunga dall’altra: “Mi auguro che l’amministrazione abbia fatto tutto questo per ricevere importanti oneri di urbanizzazione, perché è l’unico motivo. Se pensiamo solamente a un nuovo supermercato che apre, allora tutto questo è fuori di ogni logica. Ci vuole una spinta per far crescere il commercio tradizionale. I patti d’area? Sono uno strumento, possono essere la soluzione: benissimo, allora proviamoci. Auspico che il nuovo sindaco di Rapallo sappia darci più ascolto”. Di Rapallo, come anche di Chiavari, di Lavagna, di Sestri Levante, di tutti gli altri centri: dove il tessuto commerciale è vivo, è ancora viva una città. E questo sarebbe bello non dimenticarlo mai. Chi lo dimentica, ha già perso in partenza.