di ALBERTO BRUZZONE
Quanto sono fondamentali gli alberi per la nostra vita? Ce lo ricordano le scienze, ce lo ricorda la scuola, ce lo ricordano le tante iniziative dal punto di vista ambientale. E, tra le migliori operazioni culturali che vi siano in circolazione, ce lo ricorda anche una collana editoriale, che si chiama ‘Il Bosco degli Scrittori’ e che è il bellissimo progetto di Aboca Edizioni.
Solitamente, Aboca si occupa di produrre e commercializzare prodotti per la salute e il benessere completamente naturali, ma c’è anche, ed è molto interessante, questo aspetto legato all’editoria e alla divulgazione scientifica. Ha fatto sì che Aboca diventasse pure una casa editrice e ‘Il Bosco degli Scrittori’ è una collana nata per raccontare gli alberi: i vari tipi, la loro importanza, il fatto che bisogna rispettarli.
Sono parecchi i volumi già pubblicati e portano le firme di scrittori e scrittrici di successo: Elena Loewenthal si è concentrata ad esempio sul ricino, Mario Fortunato sull’alloro, Davide Rondoni sul leccio, Laura Bosio sull’erba matta, Giuseppe Lupo sul pioppo, Alberto Garlini sul fico, Gian Mario Villalta sull’olmo.
E poi, ecco Raffaella Romagnolo, scrittrice molto amata e molto apprezzata, di grandissimo talento, già autrice di romanzi storici di notevole spessore come ‘Destino’ e come ‘Di luce propria’: per Aboca Edizioni ha curaro ‘Il cedro del Libano’, una raccolta di quattro racconti con al centro questo maestoso albero. L’autrice ne parlerà al pubblico sabato pomeriggio (3 giugno), alle ore 18, a Wylab a Chiavari (ingresso libero), nell’ambito dell’ultimo degli incontri de ‘Il Maggio dei Libri di Piazza Levante’ organizzato da ‘Piazza Levante’. A dialogare con Raffaella Romagnolo sarà l’editrice del nostro settimanale online, Sabina Croce. Si può accedere liberamente ma è suggerita la prenotazione al numero di telefono 347 2502800, oppure sulla piattaforma EventBrite (a questo link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-presentazione-del-libro-il-cedro-del-libano-di-raffaella-romagnolo-645229447647).
“Solitamente – racconta Raffaella Romagnolo, che insegna italiano a scuola e vive sulle colline tra il Piemonte e la Liguria – non accolgo proposte su commissione, anche perché scrivere un libro mi impegna moltissimo tempo, a volte anche anni. In questo caso, però, ho fatto molto volentieri un’eccezione: perché il progetto editoriale di Aboca è veramente interessante e mi piace questo percorso dell’azienda all’insegna della responsabilità sociale dell’impresa, e perché da tempo cercavo un modo, uno spunto per occuparmi di questioni ambientali, che sono quelle di più stretta attualità e quelle che mi stanno maggiormente a cuore. Con ‘Il Bosco degli Scrittori’ è possibile raccontare senza perdere di vista l’obiettivo principale: che degli alberi si continui a parlare, che si impari a rispettarli, a conoscerli, a capire che sono la nostra stessa sopravvivenza”.
Ne ‘Il cedro del Libano’, che Raffaella Romagnolo ha scelto personalmente, “perché è un albero maestoso e bellissimo, che mi ha sempre affascinato”, ci sono quattro racconti, ambientati in epoche diverse: “Si parte dalla osservazione. I tempi di un albero non sono i tempi dell’uomo. Un albero come il cedro del Libano può anche superare i mille anni di vita, quindi possiamo immaginare quante cose abbia visto. L’inizio è appunto questo: il modo differente di concepire il tempo e di abitare lo spazio”.
Il primo racconto mette le radici nell’epoca precristiana, con la storia di una ragazza che inscena il proprio rapimento per sottrarsi a una famiglia arcaica e raggiungere il suo amato Meir. Per farlo dovrà salire sulla montagna, attraversare la grande foresta dei cedri e arrivare al mare. Ma la grande foresta non è un bosco di quelli che lei conosce e frequenta: è un labirinto di alberi giganteschi che Meir chiamava kédros. “Il secondo, invece, ha per protagonista Giorgio Santi, professore, botanico e consigliere del granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena. Dopo alcuni anni trascorsi a Parigi, si è visto negare la possibilità di una straordinaria carriera alla corte di Versailles e si rifugia nella bellezza delle piante rare dell’Orto botanico di Pisa, tra le quali spicca un esemplare magnifico di Cedrus libani”.
Nel terzo, “una contessa rimasta vedova decide di lasciare la tenuta di campagna, sulle colline di Barolo, e trasferirsi in città. Una femmina da sola non può comandare gli uomini, fare la vendemmia, vendere il vino… Prima di andarsene vorrebbe però abbattere il grandissimo cedro del Libano che lei e il marito avevano piantato il giorno delle nozze e liberarsi di ogni ricordo. Infine, il quarto racconto è di genere distopico: dopo la grande catastrofe la geografia della Terra è stata completamente sconvolta. I livelli di ossigeno sono bassissimi e si cercano zone adatte per il ripopolamento. Nel giorno del suo ultimo incarico, il capitano Nyman affronterà una situazione drammatica pur di garantire che il finanziamento del villaggio alpino non venga sospeso”.
Secondo Raffaella Romagnolo, “il cedro del Libano si porta dietro una mitologia molto forte, da sempre, anche perché è l’albero più citato della Bibbia, l’albero usato per costruire il tempio di Re Salomone. Mi piaceva poter raccontare tutto questo e, al tempo stesso, dare il mio contributo per la buona causa ambientale”.
Nel frattempo, l’autrice è al lavoro sulle bozze del suo prossimo romanzo: “Sarà sempre di ambientazione storica e chiuderà il ciclo iniziato con ‘Destino’ e con ‘Di luce propria’. Siamo in questo caso ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ma avremo modo di parlarne”. Ora fermiamoci, a farci incantare dal cedro del Libano.
