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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

I numeri impressionanti della domanda di energia nel mondo. L’Europa vuole aprire una riflessione strategica sul Green Deal?

Ma davvero si pensa che le strategie di difesa e di autonomia strategica indispensabili per consentire all’Europa di esistere siano compatibili con l’estremismo dell’era Timmermans e della tecnocrazia guardiana di Bruxelles?
Frans Timmermans, olandese, socialista, già Vice-Presidente della Commissione europea con delega al cosiddetto ‘Green Deal’
Frans Timmermans, olandese, socialista, già Vice-Presidente della Commissione europea con delega al cosiddetto ‘Green Deal’
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di ANTONIO GOZZI *

L’Energy Institute, un istituto internazionale con sede a Londra, segnala che nel 2024, per la prima volta dal 2006, la domanda di energia nel mondo è aumentata in tutte le sue componenti: oil e gas, carbone, nucleare, idro e rinnovabili.

La continua crescita della domanda di energia anche nel settore degli idrocarburi e del carbone fa aumentare ovviamente le emissioni di CO2, che continuano a crescere nel mondo raggiungendo nel 2024 il loro record storico. La Cina e l’India sono i maggiori emettitori perché grandi consumatori di carbone per la loro generazione elettrica.

Ciò che sta avvenendo nel mondo non è la sostituzione delle energie verdi a quelle ad alta impronta carbonica ma semplicemente un’addizione di queste energie (rinnovabili) a quelle tradizionali.

La Cina rimane il più grande emettitore di CO2 al mondo, con almeno un terzo di tutte le emissioni mondiali, avendo più del 60% della sua generazione elettrica fatta con il carbone (sono in questo momento in costruzione o in avviamento più di 100 centrali elettriche a carbone in quel paese).

Il paradosso è che la Cina ha visto altresì, nell’ultimo anno, l’installazione del 60% delle installazioni fotovoltaiche e solari realizzate nel mondo, e oggi si trova ad essere la casa di almeno il 50% di tutti gli impianti fotovoltaici ed eolici del globo.

Quindi la Cina è allo stesso tempo il più grande protagonista al mondo nelle energie rinnovabili ma anche il più grande emettitore di CO2.

Ma ci sono altri elementi sui cui riflettere.

Nel 2024 si è registrato un nuovo record di produzione petrolifera negli USA con più di 20 milioni di barili al giorno, una quantità pari alla somma della produzione di Arabia Saudita e Russia messe insieme. La produzione USA di 20,1 milioni di barili al giorno nel 2024 (dieci anni fa erano 11,8 milioni al giorno) rappresenta più di 1/5 della produzione mondiale di petrolio, che è di 97 milioni di barili al giorno.

Se passiamo al gas naturale, nel 2024 le produzioni di gas al mondo sono rimaste molto alte e, anche questo caso, gli USA la fanno da padrone con più di 1000 miliardi di metri cubi prodotti. Vi sono però programmi di forti aumenti delle produzioni in molti paesi come Arabia SauditaAlgeriaQatar ecc.

Cosa significa tutto ciò?

Significa che la crescita dell’economia mondiale richiede continui aumenti di produzione di energia, ma questi aumenti non possono essere soddisfatti esclusivamente dalle energie rinnovabili e ciò per due ragioni: la prima è che queste non sono sufficienti rispetto alla crescita della domanda mondiale, e la seconda è che la loro caratteristica intrinseca è di essere discontinue, non programmabili e quindi inadatte per tipi di domanda continua come quelle delle industrie e dei servizi essenziali (ospedali, trasporti, difesa ecc.).

Inoltre da una parte l’era dell’economia digitale, dei centri di calcolo, dell’Intelligenza Artificiale, si presenta come fortissimamente energivora; e dall’altra la crescita dei Paesi arretrati, porrà una domanda di energia crescente e destinata a raggiungere volumi altissimi. Si calcola che soltanto in Africa ci siano 700-800 milioni di persone che non hanno ancora accesso diretto all’elettricità. 

Alla luce di tutto ciò pensare ad un mondo totalmente decarbonizzato in poco tempo è follia pura.

E alla luce di queste considerazioni e di questi dati la pretesa europea di giungere al 2050 alla neutralità carbonica appare, oltreché irrealistica, a meno di non voler proporre un’economia in fortissima decrescita (infelice), anche inutile se non come testimonianza di primato morale verso il resto del mondo, perché le emissioni di CO2, che sono un problema globale, a livello globale continueranno a crescere, dato che i Paesi in sviluppo, come abbiamo detto più volte, non hanno nessuna intenzione di seguire il modello europeo.

Non sarebbe il caso da parte delle Istituzioni europee, alla luce di quanto sopra che sembra incontrovertibile, ripensare la strategia del green deal? Finora nessuno dei sogni irrealistici ed ideologici alla base di questa impostazione si è realizzato: non ha dato nessun primato industriale (la Cina è leader su tutte le tecnologie verdi); sta creando nuove dipendenze strategiche (soprattutto verso la Cina); con la tassa carbonica, che non esiste in questa dimensione in nessuna altra parte del mondo, sta ammazzando tutte le industrie di base e quindi la competitività dell’intero sistema industriale europeo; e non risolverà i problemi mondiali del climate change.

Ma davvero si pensa che le strategie di difesa e di autonomia strategica indispensabili per consentire all’Europa di esistere siano compatibili con l’estremismo dell’era Timmermans e della tecnocrazia guardiana di Bruxelles?

Il primato morale non vale la miseria e il declino economico e industriale. Europa svegliati e fai qualcosa, l’alternativa è un terribile e veloce declino. E il declino significa la fine di tutto ciò che oggi qualifica e caratterizza il nostro essere europei: la sanità per tutti, l’istruzione, la buona alimentazione, il nostro elevato stile di vita e tutto ciò che ci fa sentire così civili e superiori. E quando saremo poveri e non costituiremo più nemmeno un ricco mercato di consumatori saremo soltanto terra di conquista per paesi che emettono CO2 senza farsi problemi di sorta.

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