di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
L’intera copertina di una vecchia ‘Domenica del Corriere’, illustra il porto di Genova durante la partenza di una nave per le Americhe. La didascalia riporta con amarezza la triste partenza di chi lascia la sua terra per trovare una migliore condizione sociale. Tra loro molti bambini, molti con le loro famiglie, ma non era raro che viaggiassero “accompagnati”, con persone di pochi scrupoli che li prelevavano dalle loro comunità per condurli in cerca di fortuna. Questi sono i “fanciulli” della legge Guerzoni, un parlamentare che si occuperà dei minori durante l’emigrazione negli anni Settanta dell’Ottocento, una piaga italiana con un forte epicentro nel “chiavarese”.
Diventa davvero interessante indagare la storia sociale di quei giorni e scoprire che erano tantissimi i bambini che vivevano nella nostra terra, colpiti dalla miseria e dai soprusi.
L’Italia dell’Unità faticava a risolvere i tanti problemi che la assillavano, il nostro territorio era economicamente debolissimo, con viabilità interne impossibili e con poche possibilità d’offrire servizi d’assistenza ai più bisognosi. La Società Economica custodisce la relazione sulle scuole di Chiavari e circondario visitate durante l’anno 1885. Rileggerle restituisce un mondo, una situazione che appare impossibile: “La scuola pel taglio dei fieni era chiusa. Il locale è pessimo e assolutamente disadatto. Siccome sotto la stanza dov’è la scuola vi è un frantoio, quando vi si fa l’olio la scuola si riempie di fumo a cagione di molte fessure che sono tra le tavole del pavimento. Inoltre essendo la scuola in una cucina abbandonata vi è un camino che essendo screpolato è pericoloso, potendo rovinare. Mancano due banchi, i calamai, il crocefisso, il ritratto del Re, i cartelloni, il quadro dei pesi e delle misure, la carta d’Italia, d’Europa ed il calamaio del maestro”.
Un documento rilasciato dall’Ospizio degli Esposti della Provincia di Chiavari, ci descrive le difficoltà alle quali potevano incorrere i più giovani. Maria Aurora, il 29 maggio del 1850, è affidata ad una famiglia la quale si doveva impegnare a “non rimettere ad altri l’infante affidato, a non esporre gli infanti a mendicare”; l’affido dell’Ospedale degli Esposti, a Chiavari nell’attuale via Raggio, portava una piccola dote con un contributo mensile.
A questo riguardo se il piccolo “decedeva si deve non più tardi di un mese restituire il libretto, è a carico delle nutrici l’interro degli esposti deceduti”. Le carte degli archivi restituiscono precise informazioni: “Sogliono partire dai Regi Stati per recarsi in Alemagna, in Baviera, onde procacciarsi coll’esercizio di qualche industria, qual sarebbe quella di merciai ambulanti, di suonatori d’organo, la loro sussistenza”.
La circolare, emessa dall’Ufficio di Polizia del Regio Comando di Chiavari, porta la data del 7 giugno 1845. Il Sindaco di Chiavari riceveva nuove informazioni dall’Intendenza di Genova: “Infami speculatori si recano ogni anno in Francia, in Savoja, e col mezzo di menzognere promesse, ed anche coll’offerta di qualche somma di danaro ai più poveri, inducono disgraziati genitori ad affidar loro i figli ancora nell’infanzia. Alcuni più audaci attraggono i ragazzi fuori del paese, in cui dimorano e quindi lo portano via”.

La sorte dei nostri bambini era sempre la solita, il viaggio verso grandi città europee e “coperti di cenci onde eccitino maggiore compassione, ogni mattina in questua, con l’obbligo di dover consegnare una determinata somma sotto pena dei più cattivi trattamenti”. Uno degli epicentri, di quella che risulterà una vera e propria tratta, è la Provincia di Chiavari come dai documenti della sopra citata Commissione Parlamentare Guerzoni. La Camera dei Deputati esaminava, nella tornata del 19 marzo 1873, una legge che dettava severi divieti e “la proibizione dell’impiego di fanciulli in professioni girovaghe”.
I Commissari stendevano una relazione precisa: “il principale fomite della servitù infantile operava in alcuni villaggi della riviera Ligure… Santo Stefano d’Aveto, Borzonasca, Varese Ligure, Cicagna e i dintorni di Chiavari nel Genovesato”. La documentazione è ricca di particolari, straziante per le condizioni di vita descritte, come quella di Antonio Brusco: “Di anni sedici, per condursi in Londra ad esercitarvi il mestiere di suonatore ambulante per mesi trenta, ed un mese di più per impiegarsi nel viaggio”, rigorosamente a piedi. Il ritorno era difficile e spesso improbabile: “Soggiunge una lettera del Consolato di Londra, moriva una ragazza di tredici anni, affetta da malattia infame, e vittima del suo padrone, a cui era stata affittata dai propri genitori. La disgraziata si chiamava Anna Bacigalupo ed era nativa di Chiavari”.
Il termine “malattia infame” richiama la sifilide diffusa nel mondo della prostituzione. Guardando quei barconi che attraversano il Mediterraneo è sempre più diffuso il dato sui minori non accompagnati, le agenzie confermano un numero impressionante restituendo i dati ministeriali. I minori stranieri non accompagnati (MSNA) censiti in Italia al 30 giugno 2023 sono 20.926, in maggioranza maschi (86,6%) e hanno per la maggior parte 17 (44,7%), 16 (24,7%) e 15 anni (12,1%); arrivano soprattutto da Egitto (5.341 minori), Ucraina (4.512), Tunisia (1.781), Guinea (1.174) e Albania (1.137), mentre le Regioni che ne accolgono di più sono la Sicilia (4.621 minori, il 22,1% del totale), la Lombardia (2.764, il 13,2%), l’Emilia-Romagna (1.727, l’8,3%) e la Calabria (1.669, il 8%).
Nelle norme diffuse dal Ministero degli Interni ai minorenni stranieri che entrano in Italia, anche se in modo illegale, sono riconosciuti tutti i diritti garantiti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo (1989), la quale afferma, tra i suoi principi, che in tutte le decisioni relative al minore deve essere considerato prioritariamente ‘il superiore interesse’ del ragazzo. Dopo più di un secolo la Commissione Guerzoni e le attuali normative, restituiscono un’immagine parallela con gli stessi drammi dei fanciulli nel baratro dell’emigrazione. Uno specchio dove rivediamo Anna Bacigalupo e il corpicino del piccolo Aylan Kurdi sulla spiaggia esanime: per loro nessuna solidarietà e nessun futuro.
(* storico e studioso di tradizioni locali)