di ALBERTO BRUZZONE
“Il Tunnel della Val Fontanabuona è una delle priorità, per il nostro territorio, ma non la sola. Non dimentichiamo le difese dal rischio idrogeologico e non dimentichiamo le infrastrutture altrettanto importanti di questi tempi e per il futuro: ovvero le infrastrutture tecnologiche, la banda larga”.
Giancarlo Durante, presidente della sezione tigullina di Confindustria, interviene sul dibattito lanciato sulle pagine di ‘Piazza Levante’ e poi portato avanti da ‘la Repubblica’ a proposito delle grandi opere. Devono essere “una ossessione”, secondo il pensiero del nostro editore, Antonio Gozzi. Parole che hanno riscosso parecchi consensi, a cominciare da Leopoldo Destro, delegato di Confindustria per i trasporti, la logistica e l’industria del turismo, e da Umberto Risso, presidente della sezione genovese di Confindustria. Durante prosegue il nostro filone, concentrandosi sul Levante.
Presidente Durante, quali novità ci sono sul Tunnel della Val Fontanabuona?
“La novità, al momento, è che non ci sono novità. Il progetto deve ancora superare la valutazione d’impatto ambientale di livello nazionale, per la quale è stata riformata la commissione visto che la precedente era scaduta nei termini temporali. Speriamo di esaurire questo step entro il mese di settembre, poi occorreranno ulteriori passaggi burocratici, infine partirà la conferenza dei servizi. Restiamo con l’auspicio di vedere i primi cantieri nella primavera del 2025”.
“Grandi opere e grandi ritardi”, ha titolato l’edizione genovese de ‘la Repubblica’. Vale anche per il Tunnel della Val Fontanabuona?
“In effetti sì. Pure qui è stato perso un sacco di tempo. La valutazione d’impatto ambientale di livello regionale è rimasta chiusa in un cassetto per un anno. Anche quella nazionale sta andando avanti a rilento. Ecco perché non vediamo ancora novità significative all’orizzonte”.

Vedete invece ostacoli?
“No, ostacoli non ne vediamo. Ma siamo preoccupati per la lunghezza di questo iter. L’opera non dovrebbe più essere in discussione, anche perché la sua realizzazione e la sua necessità prescindono dagli schieramenti politici e da come sarà orientata la Regione Liguria al termine delle prossime elezioni”.
Qual è il sentiment del territorio?
“C’è sempre più un senso di difficoltà. D’altra parte, non può essere altrimenti, nel momento in cui si impiegano cinquanta minuti in media per arrivare al primo casello autostradale utile, quello di Lavagna, partendo dall’alta Val Fontanabuona. Queste immense e ormai croniche difficoltà logistiche sono diventate un problema di competitività. In più, stiamo parlando di una enorme zona rossa, dal punto di vista idrogeologico, nella quale non si può fare nulla, ma sono venute a mancare anche le opere puntuali e la nostra proposta di scolmatore non è stata più presa in considerazione. Noi però non ci arrendiamo e pensiamo di proporci alla nuova guida della Regione Liguria per arrivare almeno a uno studio di fattibilità, tanto per cominciare”.
Che cosa dicono i vostri associati?
“Continuano a lamentarsi sulle difficoltà logistiche del nostro territorio. Sono il vero punto debole. Chi ha sede in Val Fontanabuona, prova a resistere. Ma chi deve impiantare una attività ex novo, ci pensa bene, e poi magari alla fine rinuncia. Prendiamo l’esempio di Tossini: alla fine l’azienda ha scelto Savignone. Non dico che in Fontanabuona sia tutto negativo, ma la componente logistica fa la sua parte e, per quanto riguarda il nostro territorio, viene percepita con una valutazione negativa. Finché non ci sarà il Tunnel, questo aspetto non potrà migliorare. In questa valle, a livello infrastrutturale, non è mai stato fatto nulla, a memoria d’uomo. Abbiamo le stesse strade di venti, trenta o cinquant’anni fa. Solo che il mondo tutto intorno è cambiato”.
Difficoltà non solo per le aziende, ma anche per i cittadini.
“Certamente. Pensiamo a chi deve arrivare all’ospedale di Lavagna. C’è un tema di servizi al cittadino che è enorme. E poi, c’è un altro tema, che è quello del valore degli immobili. Per questo il Tunnel è una grande opera fondamentale, per rilanciare l’economia di questo territorio, ma anche la sua densità dal punto di vista demografico. Migliori collegamenti significano: più commercio, più produttività, più occupazione, più persone che vogliono fermarsi a vivere qui e, di conseguenza, ripresa del mercato immobiliare. Più persone uguale necessità di maggiori e migliori servizi. Ecco quale può essere la rivoluzione portata da una grande opera come il Tunnel della Val Fontanabuona”.
Quali altre grandi opere premono di essere realizzate nel Levante?
“Anzitutto le infrastrutture digitali. La banda larga deve arrivare in tutto l’entroterra. E poi, serve una precisa e puntuale messa in sicurezza dal rischio idrogeologico. Tutti gli insediamenti produttivi della vallata sono lungo la dorsale dei torrenti: lì c’è un rischio elevato e non è stato fatto nulla. Dal 2014 in poi non abbiamo più visto migliorie. Per questo abbiamo proposto come Confindustria lo scolmatore, per alleggerire la portata delle acque a partire da Carasco. Il nostro progetto prevede di deviare mille metri cubi d’acqua al secondo. Significherebbe dimezzare la portata dell’Entella”.
E renderebbe di fatto inutile la Diga Perfigli.
“Quella è un’opera sproporzionata per la sua localizzazione e anche per gli effettivi rischi di quella zona. Storicamente le alluvioni sono sempre state più a monte, nella zona di San Salvatore. È lì che bisogna intervenire, non alla foce dell’Entella, lo abbiamo sempre detto. La Diga Perfigli nasce per proteggere un eventuale depuratore all’interno del porto di Lavagna. Una volta che è decaduto quel progetto, non ha più senso quella diga. Potrebbe essere sostituita con qualcosa di meno impattante e più efficace. Bisogna lavorare a monte, lo ripetiamo”.
Che cosa chiedete, come Confindustria, ai futuri candidati alla presidenza della Regione Liguria?
“Chiediamo di portare avanti tutti i progetti aperti e di non rallentare le opere finanziate dal Pnrr. E poi, chiediamo una maggiore sensibilità nella messa in sicurezza del territorio. Infine, chiediamo di continuare a puntare sulla formazione e sulla creazione di nuove figure professionali in grado di soddisfare la richiesta di lavoro, perché le aziende hanno tantissimo bisogno. Con gli Its è stato fatto un ottimo percorso: questa è la strada giusta. E, infine, c’è tutto il tema della concessione del porto di Lavagna. Con il nuovo governo regionale ci sarà da lavorare moltissimo”.