di ANTONIO GOZZI
Nonostante il mio proverbiale ottimismo, devo riconoscere che il quadro macro si sta facendo ogni giorno più complesso. Un elenco di fatti accaduti nell’ultima settimana lo dimostra.
Alla Casa Bianca la nuova Amministrazione americana ha iniziato la sua attività con una serie di misure radicali che generano inquietudini.
Il presidente ha congelato i fondi e sussidi federali di cui vivono molte Agenzie pubbliche negli USA. Ciò perché Trump ha deciso una revisione generale della spesa federale. Le grandi preoccupazioni generate dalla misura hanno obbligato la Casa Bianca ad assicurare che l’assistenza agli individui, la previdenza sociale, quella medicale, i buoni pasto e le borse di studio non saranno toccate dal provvedimento di revisione della spesa.
Nel frattempo sempre negli USA sono stati proposti incentivi per dimissioni volontarie a 2 milioni di lavoratori pubblici. Si stima che il 5-10% possa accettare, con un risparmio fino a 100 miliardi di dollari l’anno.
Trump ha dichiarato di voler ridurre il deficit di 1 trilione di dollari con l’obiettivo di dimezzare il debito federale degli USA in 20 anni.
C’è il rischio che la riduzione della spesa federale USA abbia anche ripercussioni globali, poiché essa impatterà fortemente su tutte le agenzie internazionali, e sono molte, finanziate fino ad oggi copiosamente dagli Stati Uniti d’America.
Trump propone una riforma fiscale radicale tornando “a un sistema basato sui dazi doganali anziché sull’imposta sul reddito” come avveniva un secolo fa. La Casa Bianca ha confermato che sabato prossimo entreranno in vigore tariffe del 25% su Canada e Messico. Tutto ciò avrà implicazioni monetarie e di mercato? La Fed dovrà integrare le conseguenze di queste decisioni nelle sue previsioni a breve termine, o aspetterà di vedere cosa dirà il Segretario di Stato Marco Rubio dopo il suo incontro con il Ministro degli Esteri canadese?
Oggi le banche centrali possono aggiornare le loro analisi in pochi secondi grazie all’intelligenza artificiale. DeepSeek, la piattaforma di IA cinese, ha calcolato in pochi secondi l’impatto sul Canada dei dazi al 25%, producendo un rapporto migliore di quello degli analisti in carne ed ossa.
Secondo DeepSeek i dazi potrebbero ridurre il PIL del Canada da un minimo dell’1,7% fino ad un massimo dell’8%, con una stima di base intorno al 4%. Ciò è più o meno in linea con le proiezioni della Bank of Canada.
Il vero problema quindi non è tanto la modellizzazione econometrica quanto la grande incertezza geopolitica.
Gli impatti dell’ultima rivoluzione dell’IA spingeranno a una competizione sempre più forte tra USA e Cina, con restrizioni sempre più severe sull’export di tecnologia a cui i cinesi risponderanno con restrizioni sulle commodities e sui beni manufatti. Gli USA hanno già vietato l’uso di DeepSeek alla Marina Militare; questa piattaforma di IA usa chip su cui insistono divieti all’export dagli USA il che significa che i cinesi sono stati capaci di realizzare in proprio questi microprocessori.
Nel frattempo la situazione geopolitica si complica.
Gli USA ritirano le truppe dalla Siria, mentre la Casa Bianca sostiene il trasferimento di palestinesi da Gaza in Egitto e Giordania.
Non si placa la crisi in Congo con l’irruzione dei ribelli filo-rwandesi a Goma, il capoluogo del Nord Kivu che è una provincia ricchissima di materie prime come cobalto, coltan e oro sul confine con il Rwanda; a Kinshasa rivoltosi hanno assaltato le ambasciate occidentali.
L’ex ministra britannica dell’interno Suella Braveman afferma che il Regno Unito potrebbe essere governato, entro 20 anni, da un governo islamista, simile a quello dell’Iran e nemico degli Stati Uniti e dell’Occidente.
Un altro cavo sottomarino nel Baltico viene tranciato, e ancora una volta per opera di una nave cinese.
La guerra in Ucraina continua, e vi sono due raffinerie russe in fiamme dopo attacchi di droni ucraini.
Parigi ha dichiarato che potrebbe inviare truppe in Groenlandia. Ma contemporaneamente l’aereonautica francese denuncia che i suoi aerei da combattimento durerebbero non più di tre giorni per mancanza di munizioni, e non avrebbero alcuna possibilità contro gli F-35 americani dotati di sensori 5G. Il tutto mentre Pechino già parla di caccia di sesta generazione.
L’Unione Europea continua a non capire che il tempo stringe, né che cosa deve fare. Il documento della Commissione pubblicato in questi giorni, Competitiveness Compass (la bussola della competitività), è ancora una volta un documento all’acqua di rose che, pur prendendo spunto dal Rapporto Draghi, non contiene che buone intenzioni senza alcuna misura o provvedimento concreto che possa interrompere la spirale di declino (lenta agonia, l’ha definita Draghi) che vive il nostro continente.
Per venire poi alle questioni di casa nostra, il procuratore capo della Repubblica di Roma ha pensato bene di inviare un avviso di reato al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro degli Interni Piantedosi, al Ministro della Giustizia Nordio, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano per atti compiuti nello svolgimento delle loro funzioni e dettati da ragioni di sicurezza nazionale.
Dobbiamo deprimerci? No, restiamo positivi. Jorge Luis Borges diceva: “Ho cercato, non so con quanto successo, di redigere racconti lineari. Non mi azzarderò a dire che sono semplici; sulla terra non c’è una sola pagina, una sola parola che lo sia, giacché tutte postulano l’universo, il cui attributo più noto è la complessità”.