di ALESSANDRA FONTANA
Originalità, memoria e suspense sono solo alcuni degli ingredienti che hanno dato vita a ‘Buio padre’, l’ultimo romanzo di Michele Vaccari, scrittore ed editor genovese che è tornato in libreria, con Marsilio, una manciata di giorni fa. Crinale è un borgo sperduto tra i monti liguri e i boschi. Vive di attività antiche: falegnameria, agricoltura, manifattura. Una storia in cui i protagonisti sono quattro ragazzini che fanno i conti con sogni, difficoltà e misteri da risolvere in un paese immaginario collocato però nel nostro entroterra, precisamente in Val Graveglia.
“Già in ‘Urla sempre, primavera’ e in ‘Un marito’ era nata l’esigenza di raccontare il contrasto tra luce e ombra – racconta Vaccari – In Liguria non esiste la provincia, esiste l’entroterra. Una parola bellissima che potrebbe essere il sinonimo perfetto di inferno: dentro la terra. E in effetti entrando nel bosco ligure si ha quella sensazione. La Liguria nel nord è la regione con il più alto numero di boschi per abitante, questo aspetto andava raccontato”.

E quale ambientazione migliore se non una vallata in cui il tempo sembra essersi fermato? Una vallata – come altre in Liguria – esclusa dalle attività della costa, vicina ma al tempo stesso lontanissima. “La Val Graveglia è un punto nero nella mappa del turismo – continua senza mezzi termini lo scrittore – e conserva di fatto una verginità. Proprio su questo si poteva costruire una storia. Quattro ragazzi che abitano in un paese costruito come Varese Ligure ma inserito tra quelli della Val Graveglia”.
Un borgo immaginario in cui i lettori liguri potranno riconoscere facilmente la piazza di Varese. Tra i temi del romanzo dalle tinte noir che mescola fantasia e realtà ci sono i temi cari a chi l’entroterra lo abita tra il bisogno di affrancarsi e l’impossibilità di staccarsi da quella terra: “Questi ragazzi che vogliono fuggire dal paese, a un certo punto si accorgeranno che il paese stesso è l’unica identità che possiedono. Crinale fuori da Crinale è un posto orribile, ma visto da dentro è un impero. La città toglie, la città fa diventare massa. Loro sono gli ultimi quattro, come se fossero gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse”. E a proposito di identità, non è un caso che all’interno del territorio comunale di Ne resista un mestiere praticamente estinto: il produttore di testetti. L’artigiano Bruno Tassano è infatti l’ultimo testimone di una tradizione che ha reso famosa la Val Graveglia e che da anni accumula i manufatti perché restino alle generazioni future. Ma questa, è un’altra storia.
Vaccari è uno scrittore eclettico, i suoi libri sono tutti diversi per trama, personaggi, ambientazione, ma i temi che ritornano – suo malgrado – ci sono: “Il padre, la rivoluzione, il cambiamento e la lingua”. E proprio l’aspetto linguistico si sposa – di nuovo – con qualcosa che ha a che fare con le nostre vallate in cui “Non dimenticare!” si è trasformato da imperativo a grido di disperazione: “Cerco di usare il riassunto delle lingue che abbiamo parlato nell’ultimo secolo. Andando avanti perdiamo sempre più vocaboli – continua con trasporto – Di solito ragioniamo per compartimenti stagni: la lingua dell’Ottocento, del Novecento… invece a me piace far convivere le parole, mescolando quelle desuete a quelle di oggi e non solo. Credo che lo scrittore debba rielaborare, come un cuoco che mescola ingredienti che da soli non direbbero nulla”.
Tra le peculiarità anche quella di raccontare i personaggi maschili attraverso quelli femminili, sempre secondo la logica della rottura di paradigmi e compartimenti stagni: “L’altro e il punto di vista dell’altro è fondamentale per capire noi stessi”. Un punto di vista che al giorno d’oggi sembra essersi perso nella marea di pubblicazioni autobiografiche che fotografano dolori, episodi personali e assomigliano sempre più a diari con poca, se non nulla, fantasia. E la fantasia di certo non manca a Vaccari che è cresciuto leggendo e consumando ‘Ventimila leghe sotto i mari’ e che tra i libri della vita mette anche ‘Fango’ di Niccolò Ammaniti, ‘Running dog’ di Don DeLillo (“perché ho capito che in letteratura si possono fare cose che non credevo possibili”) e ‘I furiosi’ di Nanni Balestrini. Mentre Vaccari si prepara ai prossimi appuntamenti per la promozione di ‘Buio padre’, tra personaggi che si riaffacciano nella mente e nelle pagine – anche sotto mentite spoglie – uno sguardo è già rivolto al futuro, alle storia che nasceranno e un’unica certezza che ha il valore di una promessa: “Voglio mappare tutta la Liguria”.
