[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nella vita, a differenza del calcio, non esiste il pareggio. Ma il pallone sa essere, invece, una metafora perfetta della vita capace di dare dopo aver tolto, in quel filo intricato di emozioni, sofferenza, felicità. Una caleidoscopio di sensazioni che inebriano e stordiscono in un batter di ciglia.
La storia del pallone insegna come le vittorie contro ogni pronostico siano spesso capaci di entrare di diritto nella categoria delle vere e proprie imprese.
Come quella compiuta da ogni singolo componente della Virtus Entella, in campo e in sede, un gruppo straordinario che ha sempre dato tutto e anche qualcosa in più.
Una stagione iniziata con l’atteggiamento compassionevole di tanti che consideravano la squadra chiavarese ostaggio di un calendario che non ammetteva il minimo errore.
La strada era tremendamente in salita, ma quando la sfida è impegnativa si deve soltanto lavorare, lavorare, lavorare. E non mollare mai. Si può diventare grandi con il cuore, l’intelligenza, la forza di volontà, la tenacia.
Questo gruppo lo ha fatto unito e compatto sin dal primo giorno, diventando ancora più coeso nei momenti di difficoltà.
Tante volte si sono ripetuti a vicenda che una sola mano è inutile se non stringe le altre e tante volte si sono abbracciati dopo le vittorie e ancora più forte dopo le sconfitte, spesso con gli occhi lucidi.
Per realizzare un capolavoro sportivo non si deve solo agire, ma anche sognare; pianificare, ma anche crederci sempre.
#fearless: era scritto a caratteri cubitali su tutte le pareti del King Power Stadium teatro della grande impresa del Leicester, la più clamorosa degli ultimi anni.
Una sorta di parola d’ordine per il presidente Gozzi ma anche per i ragazzi terribili biancocelesti, che di paura non ne hanno mai avuta per tutta la stagione. Paura non l’avevano conosciuta neppure i direttori Matteazzi e Superbi quando si trattava di portare avanti due ipotesi di lavoro distanti anni luce. Senza paura anche il mister di Gela e i membri del suo staff che dopo tanti anni di serie B si trovavano in un campionato insidioso in cui dovevano solo vincere.
Non ha avuto paura soprattutto chi non appare, ma opera dietro le quinte e vive la propria vita a due passi dal Comunale. Lì, giorno dopo giorno, l’Entella ha scritto la sua favola: a suon di duro lavoro, tattica e cura maniacale dei particolari, promesse e scaramanzie.
L’ultimo atto di una stagione da incorniciare nel cuore di Genova. La Regione Liguria ha voluto premiare il presidente Gozzi e tutta la squadra. Il Governatore Giovanni Toti ha usato parole di stima e ammirazione: “L’Entella è sicuramente un’eccellenza della Liguria, un patrimonio del nostro sport. Ha avuto un lungo anno difficile per riconquistare una cosa di cui, a mio avviso, aveva diritto già nella passata stagione. L’ha riconquistata sul campo con pieno merito, dimostrando di meritare di stare in Serie B per il valore della squadra. Credo che sia un vanto per la Liguria avere due squadre in Serie A e due in Serie B”.
È vero il modello Virtus Entella, dopo 12 anni di esperimenti e di risultati rappresenta oggi un esempio di eccellenza assoluta che è un fiore all’occhiello per la nostra regione.
Vale la pena studiarlo, e applicarne codici e segreti per dare slancio e lavoro a tante altre realtà del nostro territorio.
Il presidente Gozzi, ben sostenuto in questo da tutta la famiglia che lo segue professionalmente nel suo percorso, e da una squadra di collaboratori di cui si dice ogni volta orgoglioso perché sono persone perbene e capaci oltre a essere sempre gli stessi, è senza dubbio una mosca bianca in questo pazzo calcio senza regole.
Soltanto un anno fa aveva scritto una lettera aperta alla sua Entella appena retrocessa. Nessun presidente lo aveva mai fatto: “Noi siamo combattenti, ci riproveremo. Anzi, ci rialzeremo. Le risate che oggi accompagnano la nostra uscita verranno coperte dal clamore di una squadra che tornerà protagonista. Tu resti un patrimonio prezioso per i tanti valori che custodisci. L’aspetto calcistico conta, ma per noi conta ancora di più essere una famiglia, avere una dirigenza composta da persone che credono nel nostro modo di fare calcio, contare su uomini simbolo che ti rappresentano e si identificano in te. Per noi è importante utilizzare l’onda mediatica di un pallone che rotola per promuovere la solidarietà, formare ed educare centinaia di ragazzi che ogni giorno indossano la maglia biancoceleste. Se c’è una cosa che anche oggi posso dire con il sorriso sulle labbra, è che tu sei molto speciale e lo dimostrerai anche questa volta. Ricorda che noi ti saremo accanto per tanto altro tempo. Ti promettiamo che di te non ci stancheremo mai, perché sei l’Entella e ci hai insegnato ad amare il calcio, quello vero. Per questo da domani raddoppieremo le forze per riportarti molto in alto. Lo meriti tu e quei tuoi straordinari tifosi che ti hanno voluto bene nei momenti più difficili”.
Alla fine non erano promesse al vento, nessun proclama studiato a tavolino per stemperare rabbia e amarezza.
Tutto si è verificato in appena dodici mesi. Profetico il pater familias entelliano lo è stato anche quando si è trattato di risollevare il morale della truppa dopo la sconfitta di Piacenza. Un discorso da brividi con un unico filo conduttore: “Se vincete due partite siamo in serie B, ve lo garantisco”.
Ha avuto ragione.
Come nel sostenere che la forza mediatica e il consenso del calcio va utilizzato anche per le buone opere, nel sociale, nell’aspetto educativo e in altri settori correlati. “Mas que un club”, come ama ripetere lui stesso citando nuovamente il modello blaugrana del Barcellona, non a caso società prima al mondo per capacità, strategia e visione, ma dalla fortissima identità catalana vissuta come un patrimonio storico imprescindibile. Anche per la Virtus Entella dei miracoli il calcio è soprattutto semplicità.
Non sarà un caso se questa vittoria resterà nel cuore di tutti noi. Per sempre.
(m.g.)
LA PREMIAZIONE IN REGIONE LIGURIA
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