di ANTONIO GOZZI
La vicenda del depuratore in area di Colmata, con tutte le ripercussioni gravi che avrà su Chiavari e in particolare su tutte le attività economiche e i valori immobiliari della parte di città che si affaccia sul mare, è stata gestita con superficialità e incompetenza politica e amministrativa da tutti gli enti che se ne sono occupati; in primis dal Comune di Chiavari che è titolare degli spazi messi a disposizione dell’opera e che come detto ne pagherà le più gravi conseguenze, ma anche da Città metropolitana, Regione e Iren.
La Civica Amministrazione dei ‘fatti non parole’ in 5 anni di mandato non è neanche riuscita ad arrivare ad un progetto definitivo e ad una chiara valutazione complessiva dell’impatto ambientale, economico e sociale del previsto intervento. Eppure l’urgenza di trovare una soluzione c’era eccome, trovandoci in situazione di infrazione comunitaria e quindi esposti a multe e penali sulla schiena dei cittadini.
Gli altri Enti sovraordinati, registrata una disponibilità di Chiavari a mettere a disposizione l’area di Colmata, sono andati avanti senza troppe remore con un lavoro qualitativamente modesto per non dire di peggio e comunque parziale per i motivi che esamineremo. Tutta la vicenda sconta tra l’altro un conflitto di interessi insanabile di Iren che è contemporaneamente soggetto coordinatore dell’ambito ma anche realizzatore dell’opera e gestore della stessa: il controllato controllore, senza alcuna verifica di mercato tra ipotesi tecnologiche ed economiche di realizzazione e gestione diverse.
Si parla di un investimento complessivo di oltre 100 milioni di euro, pagato da tutti i cittadini dell’ambito in bolletta nella tariffa dell’acqua. Un intervento di enorme portata per le nostre latitudini che creerà una significativa servitù per Chiavari a favore degli altri comuni coinvolti (Lavagna, Carasco, Cogorno, Leivi e Zoagli) perché si tratta di un depuratore comprensoriale.
Di quello che succederà in realtà si sa poco. I cittadini chiavaresi non sono stati informati e anzi si ha la sensazione che sia calata sull’argomento una coltre di silenzio, forse per far passare senza rogne l’appuntamento elettorale.
La maggioranza attuale che regge pro tempore il Comune vinse le elezioni proprio sul tema del depuratore, agitando fantasmi e fake news sull’ipotesi della collocazione dell’impianto nella zona Lido-Foce (ve li ricordati i render un po’ farlocchi e lo spettro dei fumi tossici giallastri?).
Oggi la stessa maggioranza, indebolita non soltanto per la scomparsa del sindaco Di Capua, ma anche da importanti defezioni di chi ha ritenuto che senza Di Capua non fosse più la stessa cosa, non vuole perdere le elezioni proprio sul depuratore.
Le questioni legate ai grandi impianti ambientali, come è un depuratore comprensoriale, in tutta Europa si affrontano senza demagogia e urla belluine ma con approfondimento tecnico-scientifico, competenza, buon senso e il massimo dell’informazione pubblica.
In Francia ad esempio progetti di questo tipo sono sottoposti alla procedura del débat publique. Questo prevede che una volta terminata la prima fase autorizzativa tecnica (nel nostro caso la Conferenza dei Servizi) si apra una fase pubblica aperta di informazione e discussione con i cittadini, la quale può anche terminare con una modifica o addirittura uno stop del progetto.
Quali sono le grandi questioni che interessano i cittadini e su cui è bene che ci sia il massimo della chiarezza? Vediamole con ordine.
In primo luogo c’è un errore di partenza: è giusto accettare l’idea di un depuratore comprensoriale a Chiavari? Le moderne tecnologie consentono impianti efficienti anche su scala più piccola. Perché costruire un unico impianto comprensoriale mastodontico, costosissimo, che va ad occupare l’area più pregiata della città invece che diversi piccoli impianti comunali così da distribuire il sacrificio su tutti gli interessati? In quest’ottica Chiavari che già serve Zoagli e Leivi poteva e ancora teoricamente potrebbe mantenere, ammodernare e rendere ambientalmente accettabile il suo impianto di Preli.
In secondo luogo, anche accettando l’idea dell’impianto comprensoriale, l’area di Colmata è davvero la location giusta? Tutte le città di mare fanno del waterfront la loro area più pregiata, e con il contributo dei migliori architetti e progettisti la fanno diventare un luogo attrattivo per attività turistiche, commerciali, culturali, congressuali e sportive. È giusto che Chiavari rinunci alla sua area più pregiata e irripetibile per metterci un depuratore? Depuratore che, come è noto, non è uno scherzo dal punto di vista dell’impatto ambientale, tanto che c’è una legge regionale che stabilisce un’area di rispetto di almeno 100 metri dall’impianto, entro la quale non si può posizionare alcuna attività che preveda la presenza costante di esseri umani. Si è riflettuto sulla possibilità di altre location? Pare proprio di no.
In terzo luogo, anche accettando la collocazione del depuratore sull’area di Colmata si è analizzata la possibilità di rendere compatibile l’impianto stesso con altro che non sia un parcheggio, altro volume assai ingombrante in altezza dal momento che andare troppo in profondità costa tantissimo? Qualcosa che avrebbe potuto valorizzare l’area e la città dal punto di vista turistico, commerciale, sportivo e culturale? Pare proprio di no.
E così, nella totale assenza di una visione del futuro della città e della valorizzazione ai fini dello sviluppo e dell’occupazione della sua area più pregiata, sorgerà un manufatto lungo più di 300 metri e di un’altezza superiore agli 8 metri, che essendo realizzato a fil di banchina impedirà qualunque vista del mare e del paraggio per tutto il fronte, un muraglione senza senso. La Soprintendenza non ha nulla da dire sul piano paesaggistico?
L’impianto, che per l’estrema vicinanza al mare impone gigantesche e costose opere di protezione, sarà esposto alle mareggiate, ai danneggiamenti conseguenti, agli enormi oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria che di nuovo saranno a carico di tutti i cittadini attraverso il meccanismo della tariffa dell’acqua.
In ultimo c’è il grande problema del quale quasi nessuno parla, soprattutto all’interno della Civica Amministrazione, delle tubazioni per l’afflusso dei reflui verso il mega depuratore da varie origini e provenienze, e di dove le stesse tubature passeranno. Oggi i reflui giungono tutti al depuratore di Preli per caduta e cioè con pochi o nulli pompaggi perché quella è la parte più bassa della città. Il compianto e grande sindaco Gatti lo aveva voluto là proprio per questa ragione. Da domani, con l’impianto in Colmata, bisognerà pompare fino a lì gli scarichi di tutti i Comuni utenti e della città di Chiavari.
Problema enorme e finora affrontato dal progetto solo per gli scarichi del Comune di Lavagna, i quali comunque, almeno a giudicare dalle tavole del progetto depositato in Regione, comporteranno un intervento pesante e fortemente impattante e che durerà per anni sul tratto Foce dell’Entella–corso Colombo.
Nulla si dice e nulla si sa, e forse per questo il progetto che è andato in Conferenza dei Servizi martedì scorso viene chiamato ‘primo lotto’, sulle canalizzazioni provenienti da Cogorno e Carasco la cui realizzazione, se come probabile avverrà in via Piacenza e via Parma, le farà definitivamente collassare. Così come nulla si dice sui lavori necessari per invertire la direzione degli scarichi dalla parte più a ovest della città fino all’area di Colmata.
Scavi, lavori e ripristini di nuovo molto impattanti nello spazio e nel tempo per il lungomare di Chiavari e per altre parti della città; e poi pompaggi, pompaggi, pompaggi con grande consumo di energia alla faccia dell’ecologia e della sostenibilità.
Quest’ultima notazione ci conduce a definire parziale il progetto e carente la sua istruttoria. Infatti come si fa a fare una valutazione di impatto ambientale, tappa essenziale per la regolarità del progetto, senza conoscere il quadro complessivo dei carichi sulla città, ad esempio del passaggio delle tubature? La Via che è stata fatta e correda il progetto non prende per nulla in considerazione la gran parte dei lavori necessari alle nuove tubazioni.
Non sono un giurista ma, a naso, la procedura così parziale e carente sulla valutazione di impatto ambientale e sulla parte relativa alla progettazione delle condotte complessive, la mancanza assoluta di un quadro riassuntivo dei costi delle varie opere necessarie depuratore vero e proprio (difese a mare, parcheggio, canalizzazioni), con la chiara identificazione di chi paga le varie opere, la mancanza di un cronoprogramma relativo alle varie fasi dei lavori e alla loro durata, l’inestricabile conflitto di interessi per i troppi ruoli in commedia giocati dall’Iren, tutto ciò potrebbe costituire materia per impugnare l’intero progetto e chiedere a un giudice di bloccarlo almeno fino a quando tutte queste carenze non venissero sanate, o se insanabili di abbandonarlo definitivamente.
Per questo si è parlato di superficialità e incompetenza politica e amministrativa da parte di chi ha gestito questo pasticcio.
Oggi, almeno a giudicare dalle parole del candidato sindaco Messuti, questo progetto non ha padri e la colpa è tutta della Regione e dell’Iren che hanno progettato male. Non è così e il Comune di Chiavari non se la può cavare alla chetichella preparandosi a addossare ad altri le colpe del disastro che verrà. È passata la stagione delle invettive via social, e della costruzione di complotti e retroscena inesistenti. Chi ha governato deve rendere conto ai cittadini di cosa ha fatto e anche di cosa non ha fatto, e fortunatamente forse siamo di nuovo nell’era della competenza e della serietà.
Ancora una volta qualche buontempone mi accuserà di essere quello che voleva mettere le mani sulla Colmata facendoci un incubatore. A parte il fatto che la Colmata è un’area pubblica e i privati non possono farci alcunché se non partecipare a eventuali gare per la sua valorizzazione, noi l’incubatore l’abbiamo fatto altrove, come è noto a tutti, nei gloriosi locali dell’ex liceo Delpino; e mentre l’area di Colmata restava per cinque anni inutilizzata, preda del degrado e ora sotto scacco di un depuratore monstre, il nostro lavoro ha fruttato, senza l’aiuto di nessuno, la nascita di decine di start-up e la creazione di più di cento posti di lavoro per giovani di Chiavari e del comprensorio. Lavoro di cui siamo molto orgogliosi perché ha dato e sta dando una risposta vera a uno dei problemi più gravi, la disoccupazione giovanile.
Siamo volentieri disposti a spiegare cosa abbiamo fatto e faremo a quei candidati sindaco che un incubatore non sanno neanche cosa è. ‘Fatti non parole’ stavolta lo diciamo noi.