Chiavari è una città in grave declino dal punto di vista del suo ruolo storico e della sua economia.
Il tradizionale modello basato sulla funzione di capoluogo del Tigullio dotato di servizi avanzati, primo fra tutti il Tribunale, e ricco di attività professionali e commerciali, è andato in crisi e non si intravede qualcosa di sostitutivo all’orizzonte.
Le attività professionali: avvocati, notai, commercialisti, medici, ingegneri, che fin dal Risorgimento hanno costituito l’asse portante della classe dirigente della città, hanno subito con la chiusura del Tribunale un colpo durissimo. Altri servizi importanti si sono persi negli ultimi tempi, vedi ad esempio l’ufficio della Agenzia delle Entrate ridotto praticamente a uno sportello privo di reali funzioni e il Teatro Cantero tristemente chiuso da ormai due anni.
Le attività commerciali, altra tradizionale eccellenza della città, sono state anch’esse drammaticamente colpite dalla perdita del Tribunale, dall’irrisolta questione dei collegamenti con l’entroterra, dalla profonda trasformazione dei modelli di vendita e distributivi.
I giovani non trovano lavoro e sempre più numerosi se ne vanno alla ricerca di impieghi coerenti con la buona formazione acquisita nei licei e nelle scuole superiori della nostra città. Ciò, oltre a costituire una grave perdita di risorse umane su cui costruire il futuro, riduce la domanda di abitazioni e fa scendere il valore delle case.
Gli anziani, sempre più numerosi e longevi per una situazione demografica che non ha eguali in Europa, non vengono percepiti come una ricchezza della collettività da coinvolgere e utilizzare e, al di là del prezioso aiuto che danno a figli e nipoti, hanno molto tempo libero inutilizzato.
La crisi di Chiavari risulta ancora più evidente perché altri comuni del Tigullio, in particolare Sestri Levante, Rapallo e Santa Margherita guadagnano punti lanciando idee e progetti di sviluppo.
È vero che le Amministrazioni Comunali in un Paese con un grande debito pubblico e poche risorse per gli Enti Locali non possono fare moltissimo per sostenere e rilanciare l’economia delle loro città.
L’unica leva a disposizione, l’unico strumento, tra l’altro quasi a costo zero, che il Comune ha per dare un fondamentale contributo all’economia e al futuro della sua comunità è la pianificazione urbanistica, e in particolare la definizione del PUC (Piano Urbanistico Comunale). Con quest’atto si fanno scelte di indirizzo decennali che normalmente rispondono a un progetto, a una visione di città discussa e condivisa non solo con i cittadini, ma anche con le categorie economiche e sociali che sono le protagoniste della vita reale della città.
A Chiavari questa opportunità è stata completamente persa dall’Amministrazione Di Capua-Segalerba. Con il voto del Consiglio Comunale di lunedì scorso, dopo quasi tre anni di inspiegabile e colpevole ritardo, si è varato un PUC di piccolo cabotaggio che non contiene alcuna scelta strategica per il futuro della città; o meglio, l’unica scelta che contiene, cioè il depuratore di vallata all’area di Colmata, è un errore clamoroso.
Al di là della scelta completamente sbagliata sul depuratore, che toglie alla città un’area di fondamentale importanza per il suo futuro, ciò che colpisce, e l’abbiamo già detto più volte su queste pagine, è che anziché misurarsi con le grandi trasformazioni dell’oggi, in particolare la questione demografica di una popolazione che invecchia e diminuisce, e con le grandi opportunità rappresentate dalle nuove attività e dai nuovi lavori dell’era digitale, si è perso tempo per elaborare varianti strampalate (vedi corso Lima) poi stroncate dalla Regione.
Per l’Amministrazione DiCapua-Segalerba il problema di spazi direzionali a Chiavari, che potrebbero rilanciare il ruolo della città o il sostegno alle attività digitali e di innovazione tecnologica che sono state e sono protagoniste di importanti vicende anche occupazionali, in particolare di occupazione giovanile qualificata, e che andrebbero aiutate con la predisposizione di spazi idonei che mancano, sembrano non esistere.
Ma esaminiamo con ordine la vicenda e diamo strumenti ai nostri lettori per comprendere una materia spesso tecnica e difficile come l’urbanistica.
Innanzitutto i tempi, come si diceva.
L’Amministrazione Di Capua-Segalerba si è insediata nel giugno del 2017. Aveva a disposizione il PUC dell’Amministrazione Levaggi praticamente arrivato all’ultima tappa e pronto alla definitiva approvazione. Non condividendo alcune scelte urbanistiche contenute in quel Piano, in particolare riguardanti l’area di Colmata, ha ritenuto di bloccare tutto per procedere a varianti in itinere. Per fare queste varianti, in gran parte bocciate dalla Regione, ci sono voluti quasi tre anni!!!
Tre anni di tempo perso per la città, più della metà del ciclo amministrativo.
Una città in crisi non può permettersi di perdere tempo perché il mondo corre veloce e soprattutto gli altri Comuni vicini non stanno fermi ma marciano spediti.
In secondo luogo, il metodo.
Abbiamo ricordato più volte su queste pagine che non vi è stato alcun dialogo con le categorie economiche, sociali, culturali della città. C’è stata una presa di posizione molto dura di Cgil, Cisl e Uil che criticano il fatto che in un momento così difficile per l’economia cittadina non vi sia stato alcun confronto con il mondo del lavoro e dell’impresa sul PUC.
Il sindaco Di Capua nell’intervista che pubblichiamo in questo numero dice che avendo avuto il voto dei chiavaresi non c’era alcun bisogno di confronto. Singolare interpretazione della democrazia e soprattutto dei tanti richiami alla partecipazione dei cittadini sbandierati in campagna elettorale, vero Partecip@ttiva?
Vediamo poi i contenuti più importanti.
Via Trieste. La situazione continua a essere surreale. Grazie alla mobilitazione dei cittadini del comitato e alla libera stampa, il progetto immobiliare previsto dall’Amministrazione attuale (rispetto a una destinazione a parcheggio e a verde del Piano Levaggi) è saltato. Il Sindaco dice perché non economicamente conveniente dati gli alti costi di bonifica. Questo lo si sapeva fin dall’inizio e nonostante ciò si è andati avanti con il progetto “economicamente non conveniente” fino all’approvazione dello stesso da parte della Commissione Edilizia. Se si cambia idea, e questa è senz’altro una buona cosa, magari bisognerebbe riconoscere per onestà che ci si è sbagliati, ma soprattutto si deve essere conseguenti nel PUC destinando quest’area a parcheggi e a verde. Invece no. Se abbiamo capito bene la previsione del PUC resta quella che consentirebbe ancora l’intervento costruttivo che a parole si nega. Perché?
Area di Colmata. La scelta confermata dal PUC definitivamente approvato è quella di metterci il depuratore. La scelta è sbagliata perché priva Chiavari di una risorsa di inestimabile valore per il suo sviluppo e in particolare per un’ipotesi di direzionalità che, come detto, potrebbe rilanciare e rinforzare il ruolo della città.
Nel tentativo di non occupare troppo spazio si è deciso di collocare il depuratore a fil di banchina e anche questa scelta è problematica e rischiosa tenuto conto delle mareggiate recenti che hanno fortemente danneggiato depuratori collocati anch’essi in riva al mare in altre località del Tigullio.
Non si sa se la Regione e Iren alla fine accetteranno questa scelta di collocazione del depuratore a fil di banchina o piuttosto chiederanno di avvicinarlo al centro dell’area di colmata con ulteriore, grave, uso di spazio strategico.
Ciò lo si comprende dalle osservazioni della Regione alla proposta contenuta nel PUC, là dove si dice che la possibilità o meno di insediare il polo scolastico previsto dipenderà dalla definitiva collocazione del depuratore.
Un gran pasticcio, quindi, perché in realtà a oggi non si sa ancora quale parte dell’area di colmata sarà alla fine disponibile per le altre funzioni previste, cioè impianti sportivi e verde.
In pratica, come abbiamo detto mille volte, il depuratore in colmata diventa una grandissima servitù sull’area più importante della città che ne condiziona gravemente l’utilizzo futuro.
Preli. La previsione turistico-alberghiera per le aree dell’ex-camping, non sbagliata in sé, è sottoposta per disposizione della Regione al reperimento di un’area cantieristica sul fronte mare su cui ricollocare il Cantiere Victor. Dove verrà trovata quest’area nessuno lo sa.
Gli interpreti
Il Sindaco Di Capua, che ha la delega all’Urbanistica, nella nostra intervista dice che il suo PUC è praticamente il PUC di Levaggi eccezion fatta per le scelte sull’area di Colmata e a Preli. L’atteggiamento è dimesso, quasi ci si rendesse conto che il ciclo amministrativo da lui guidato va verso la conclusione e poco o nulla si è fatto. Alla scadenza di questa Amministrazione il depuratore di vallata non ci sarà ancora, o comunque non sarà ancora funzionante, con rischio di sanzioni europee per i Comuni del Tigullio compreso Chiavari, l’area di colmata sarà ancora un’incompiuta, non si sarà fatta alcuna scelta strategica per il futuro della città che continuerà il suo declino.
L’architetto Giardini, quello che “sentiva puzza” sull’area Tirrenia Gas, con salto triplo carpiato vota a favore del PUC, evidentemente avendo smesso di sentire la puzza. Anche lui dovrebbe spiegare ai chiavaresi molte cose ma non lo fa continuando a recitare la parte di supertecnico esoterico. Quando si fa il consigliere comunale si è lì per prendere decisioni politiche non per fare sfoggio di erudizione tecnica o per fare affermazioni che poi non si motivano, come quella sulla puzza. Nell’attuale assetto normativo sono i tecnici comunali che devono prendere e motivare le scelte tecniche ed è bene lasciare a loro la gestione delle pratiche senza interventi surrettizi ed estemporanei e soprattutto senza partecipare ad incontri con i privati. E ciò per buona norma di trasparenza.
L’opposizione è stata praticamente interpretata solo dalle due consigliere del gruppo ‘Noi di Chiavari’, Silvia Garibaldi e Daniela Colombo. In particolare la coraggiosa Silvia Garibaldi ha sottolineato nel suo puntuale intervento le contraddizioni e i pasticci urbanistici dell’Amministrazione Di Capua-Segalerba. Assenti gli altri consiglieri di minoranza. Colpisce in particolare l’assenza del Consigliere del PD, Cama.
Ma come si può pensare di rappresentare un’alternativa per la città se a uno dei Consigli Comunali più importanti non si va per ‘motivi di lavoro’? Nei molti aspetti negativi di questo ciclo amministrativo vi è senza dubbio la totale assenza di iniziativa politica e di proposta sulle grandi questioni chiavaresi da parte del PD. Le ragioni di questa assenza e dell’incapacità di collegarsi alle forze vive della città sono ignote. Anche qui sarebbe bene riflettere e spiegare le ragioni di questa assenza almeno a quel 20% di cittadini chiavaresi (certamente non pochi) che alle elezioni politiche ed europee continuano a votare PD.