(r.p.l.) Un ambasciatore della nostra regione, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Il classico prodotto ‘glocal’: preparato nel Levante e capace di ritagliarsi un bellissimo spazio sia nazionale che internazionale. Così l’Amaro Camatti, icona della tradizione ligure, festeggia il suo centesimo compleanno.
Questo storico traguardo viene celebrato con grande gioia e orgoglio dalla Distilleria Cinque Terre, a San Colombano Certenoli, produttrice del liquore da più di trent’anni. Questo anniversario rappresenta per l’azienda un momento per guardare al lavoro fin qui svolto dalle famiglie Briganti e Bergamino che si sono succedute nella produzione dell’Amaro Camatti dal 1924 a oggi. Nel rimanere fedeli ai valori che da sempre rappresentano questo prodotto, chi ha accompagnato Amaro Camatti in questi cento anni è stato capace di innovare e guardare al futuro, dando vita a un’icona di stile amata da tutte le generazioni di liguri e non.
Non a caso, l’azienda ha scelto per il 2024 di avviare un programma di eventi e collaborazioni sul territorio ligure, che verranno svelati di mese in mese, ma anche di cogliere l’occasione per rinnovare ulteriormente il brand Amaro Camatti.
A breve nascerà un e-commerce che permetterà agli amanti del Camatti, vicini e lontani, di acquistare il loro amaro preferito online, ma anche di fare proprio il nuovo merchandise. Verranno inoltre avviate numerose collaborazioni con scuole alberghiere, in cui i Camatti Ambassador e gli studenti saranno protagonisti.
A simboleggiare questo anno speciale, Amaro Camatti ha stretto anche una collaborazione creativa con l’artista Francesco Poroli. La sua illustrazione, tributo al legame indissolubile tra l’Amaro Camatti e la città di Genova, sarà presente su una selezione di bottiglie in edizione limitata dedicate al centenario.
Camatti nella sua storia ha vinto numerosi riconoscimenti, a cominciare dal premio di miglior amaro del mondo nel World Liqueur Awards, tra le competizioni più importanti del settore degli spirits a livello mondiale. “Questi riconoscimenti ci rendono orgogliosi – ha dichiarato Stefano Bergamino, proprietario della Distilleria Cinque Terre che detiene il marchio – e segnano una nuova tappa per noi. L’affetto che da sempre ci riservano i liguri racconta molto del valore e della qualità del nostro prodotto, ma siamo felici che vengano premiati a livello internazionale”.
La ricetta è la stessa di sempre, segretissima, fatta con fiori, erbe, radici aromatiche. A metterla a punto fu il chimico livornese Umberto Briganti che, con il fratello Cesare, avviò la produzione a Recco, dando vita all’amaro che porta ancora oggi il cognome della moglie. Anche il procedimento è perlopiù quello del 1924: dopo l’infusione e la macerazione, il prodotto viene messo a decantare in botti o fusti di acciaio inox e poi filtrato. Un po’ di sciroppo di acqua e zucchero ed ecco l’amaro che tutti conosciamo, un’istituzione in Liguria, simbolo di Genova, che negli anni ha puntato tutto sul legame con il territorio e l’animo marittimo della città. E che dall’inizio venne apprezzato da consumatori di ogni rango, nobili compresi: nel ’35 la ditta venne riconosciuta come ‘Fornitore della casa di Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte’, con la concessione di tenere innalzato lo Stemma Principesco sull’insegna dello stabilimento.
Come racconta ‘Gambero Rosso’, “indissolubilmente legata alla sua terra, l’azienda venne messa a dura prova durante la Seconda Guerra Mondiale: gli Alpini della Monterosa requisirono il secondo piano, mentre quello inferiore fu appannaggio dei soldati della Wehrmacht di stanza a Recco. Venne sequestrato persino lo zucchero, ma la ditta riprese la produzione immediatamente dopo la guerra”.
Una produzione rimasta familiare per molti anni, dapprima con il fondatore e poi con il figlio Cesare, che a sua volta continuò insieme a suo figlio fino al 1989, quando il marchio passò in mano alla Sangallo, fondata da Giovanni Bergamino. Una storia lunga un secolo che continua ad appassionare i genovesi, affezionati all’iconica bottiglia – anche l’etichetta fu ideata e depositata da Briganti – onnipresenti nelle case di una volta e ancora oggi imprescindibile per le famiglie liguri.
