di ALBERTO BRUZZONE
In principio furono i Lupi. Alla fine, la città della Lupa. Se c’è un punto d’incontro, tra l’ieri e l’oggi della presidenza di Antonio Gozzi alla Virtus Entella, questo è proprio rappresentato dall’animale al centro di tante leggende e degli stemmi di moltissime squadre.
Lupi della Sampierdarenese e Lupa della Roma.
La prima e l’ultima partita (almeno per il momento) da quando il Pres è il numero uno della società biancoceleste. In mezzo, un lavoro durato dodici anni, che ha portato dai polverosi campi di provincia allo stadio più prestigioso d’Italia; dalle categorie dilettantistiche più basse alla sfida di Coppa Italia contro un top club di serie A; dalle cronache sui quotidiani locali alla diretta sulla Rai. E tanto, tanto altro.
Un miracolo che avviene tutti i giorni, sin dal lontano 2007: quando Gozzi prese la Virtus Entella che era poco più che una Cenerentola, per portarla alla serie B, e poi ancora alla vittoria storica contro il Genoa, e poi ancora alla trasferta ancora più storica contro la Roma.
È una storia di sport stupenda: la sana e valorosa provincia che testimonia come nell’epoca del business, dei bilanci, delle plusvalenze e degli avventurieri si possa ancora fare calcio in maniera etica: puntando sui vivai, conducendo la società a misura di una grande famiglia, insegnando valori, aiutando i ragazzi a completare gli studi, a crescere come uomini e non solo come calciatori e atleti.
Il bello di una vetrina nazionale come quella di lunedì scorso al Foro Olimpico, come quella dei quattro anni trascorsi in serie B (categoria che tutti a Chiavari sperano di rivedere presto), è stato anche il poter raccontare questa cavalcata. Che parte dai Lupi e finisce alla Lupa. Come lo stesso Gozzi ha voluto ricordare: “Nella mia prima partita da presidente affrontammo la Sampierdarenese. Giocammo al ‘Comunale’ e nemmeno vincemmo: finì zero a zero. Fummo promossi in serie D con due domeniche d’anticipo. Alcune nostre avversarie di quel campionato, neppure esistono più. Però considero quell’esperienza fondamentale, mi ha formato calcisticamente. Oggi l’Entella dimostra che si può fare calcio pulito e di rilievo etico e sociale”.
È stato questo lo spot più bello per Chiavari, lunedì sera a Roma. Al di là del risultato, al di là della forza superiore dell’avversario, della disparità di livello, di spettatori, di mezzi a disposizione, di tutto quello che si vuole.
Altro elemento: l’Entella è benvoluta. E probabilmente anche molto di più fuori dal contesto levantino, dove troppe rivalità e logiche di campanile impediscono di valutare questo fenomeno con la giusta obiettività. I settecento supporter biancocelesti sono stati accolti a Roma tra gli applausi. La squadra è simpatica: sarà perché rappresenta la provincia, sarà per le ben note vicende estive, sarà per lo stile della famiglia Gozzi, sarà per le tante iniziative di beneficenza che vengono messe a segno nel corso dell’anno, per il livello di responsabilità dei giocatori e di serietà della dirigenza. Elementi assai rari, specie se presi tutti insieme, nel calcio di oggi.
Vedere uno spicchio di stadio Olimpico colorato di biancoceleste, sentire urlare il nome della propria città ha riempito il cuore. In primis del presidente Gozzi, che non ha nascosto la sua commozione: “È stata una serata speciale. Aver sentito i cori ‘Entella Entella’ e ‘Chiavari Chiavari’ per tutta la gara, mi ha emozionato e commosso. Grazie di cuore a chi c’era, a chi ha compiuto un vero e proprio blitz, viaggiando tutta la notte e dimostrando di voler molto bene alla nostra squadra. Una bellissima testimonianza di attaccamento e affetto. Grazie anche ai sostenitori della Roma per i tanti massaggi di simpatia e l’applauso con cui ci hanno saluto a fine gara. È stato il punto più alto della nostra storia, un ricordo indelebile, ma adesso testa al campionato. Uniti e determinati. Mai come in questo momento serve l’aiuto di tutti per trasferire la grande passione di Roma anche al Comunale”.
Se qualcosa deve restare, della serata di Roma, è appunto questo: una tifoseria unita ed entusiasta. Chi c’era a Roma, non manchi mai di essere a Chiavari. La Virtus Entella è un patrimonio non solo cittadino ma di tutto il Levante genovese e sarebbe l’ora di capirlo un po’ tutti. Seguendo con passione una squadra che mai, nei dodici anni di presidenza Gozzi, si è fatta pecora: né quella volta nel 2007 contro la Sampierdarenese, né lunedì sera contro la Roma.
“A noi interessa il campionato”, ha detto mister Roberto Boscaglia in sala stampa, precedendo il collega Eusebio Di Francesco. “Saremmo stati presuntuosi a volercela giocare contro la Roma, va bene così”.
Come a ribadire la famosa Legge di Joyce: “Finché ti morde un lupo, pazienza. Quel che secca è quando ti morde una pecora”. Da queste bisognerà guardarsi, per centrare l’obiettivo di fine stagione tanto atteso. Allora sì che sarà una serata da lupi. Anzi, una serata da diavoli neri.