di FABRIZIO DE LONGIS
Le elezioni europee si avvicinano e l’estate ligure diviene campo fertile per la cucitura di alleanze e candidature.
Nei ristoranti affacciati sul mare o lungo l’asse delle sagre e feste cittadine, sembrano essere diversi i politici a muoversi in orizzonte di quello che sarà un appuntamento molto atteso dalla politica nazionale.
Infatti le elezioni per il parlamento europeo che si terranno nel 2024, in concomitanza con le amministrative, sono una tappa cruciale per i leader di partito. Occasione importante per misurarsi su due fronti: il tessuto sociale e politico locale, fatto di volti e politiche di quartiere, e quello più asettico continentale, apparentemente indecifrabile e distante, ma cruciale per i destini delle nazioni.
Da un lato i partiti di governo che puntano a riconfermare una vittoria, auspicando persino un radicale cambio di rotta del governo comunitario (più a destra). Dall’altro i due partiti principali dell’opposizione, Partito democratico e Movimento 5 stelle, che dovranno ottenere importanti risultati, soprattutto per confermare le rispettive leadership di Elly Schlein e Giuseppe Conte.
Il tema delle elezioni europee, inoltre, in Liguria, solleva numerose tematiche, soprattutto per una regione che storicamente è uscita come sussidiaria nel collegio nord ovest, rispetto alle due sorelle maggiori Lombardia e Piemonte, con la Valle d’Aosta a seguire il gruppo. È però anche vero che ad oggi la Liguria esprime due fra i più importanti esponenti di partito europei. Ossia Brando Benifei, spezino e orlandiano, capo delegazione del Pd in Europa, e Marco Campomenosi, genovese, fedelissimo di Matteo Salvini e capo delegazione leghista (che in Europa ha fondato il gruppo Identità e democrazia). Entrambi in odore di riconferma (un poco più traballante Benifei).
In mezzo navigano le aspirazioni e le alleanze, con Giovanni Toti che sembra pronto a chiedere a Lilli Lauro una candidatura per molti di bandiera, tranne per l’interessata, ospite in una lista di partito ancora da definirsi. Mentre in Forza Italia si potrebbe candidare il sindaco uscente di Rapallo e coordinatore regionale del partito (parrebbe a termine di entrambe le cariche), Carlo Bagnasco. Il quale sembrerebbe orientato alla candidatura europea e a quella da consigliere comunale rapallino, lasciando sullo sfondo l’opportunità di una candidatura regionale nel 2026. Con l’incognita non da poco, di trovarsi nello stesso collegio un campione di preferenze come l’uscente eurodeputato lombardo, Massimiliano Salini. Un mister preferenze (nel 2019 ne raggiunse 37mila) che conta solidi appoggi in Liguria, a partire da Rapallo e Chiavari.
In ultimo, pare sempre più fondata la voce che vorrebbe candidato, per Fratelli d’Italia, Giancarlo Vinacci, già assessore allo Sviluppo economico di Genova.
Vinacci vanta solidi appoggi alla propria candidatura, parrebbe chiestagli più volte, con un supporto chiaro su più territori, a partire da Milano (dove ha lavorato per anni), passando per Genova di cui è stato per l’appunto assessore, fino ad arrivare a Lavagna (città d’adozione). Un sostegno chiaro per un esponente che con piglio sta acquisendo grande consenso nell’establishment del partito nazionale e che con la propria candidatura risolverebbe in buona parte un contenzioso già duraturo, fra Matteo Rosso e Ignazio La Russa, sulle influenze politiche del partito in Liguria.
Indefinito, invece, sembra essere il ruolo che fra i 5 stelle potrebbero avere eventuali candidati liguri ad oggi non ancora chiaramente emersi.
Nel mezzo delle certezze, resta l’incognita di quali altri candidati liguri potrebbero scendere nell’arena elettorale con più o meno concrete possibilità di elezione, in quella che fra tutte le corse elettorali sembra essere la più difficile, faticosa e dispendiosa. A favorire le ambizioni liguri, tuttavia, subentra l’alto numero di comuni che nel 2024 andranno al voto (più di 130). Condizione che sembra garantire un terreno ferite ad alleanze e aspirazioni politiche.
Di fermo, però, rimangono le problematiche europee nazionali e regionali che le prossime elezioni vedranno messe sul tavolo delle campagne elettorali. Da una normazione ipertrofica standardizzante che lede le specificità locali (di cui la Liguria prolifera e fa vanto), alle politiche industriali e strategiche comuni che hanno grandi ricadute su sistemi quali quello industriale della Difesa e dell’energia ligure. Fino alla tanto osteggiata Direttiva Bolkestein che dovrebbe ridefinire la fondamentale risorsa delle concessioni demaniali o le sempre più stringenti normazioni sulla pesca, nonché lo storico limite sull’espansione delle terre coltivabili a vino.
Per non dimenticare il tema cruciale delle infrastrutture che oggi godono sempre più di sovvenzioni europee e che hanno una loro naturale collocazione in un quadro di logistica civile e industriale, che sia europeo. Nodo su cui, a partire dall’utilizzo delle risorse Pnrr, i politici liguri pongono grande attesa e attenzione. E che quindi si candidano ad essere uno dei punti forti di tutte le campagne elettorali. Le quali, sotto traccia, proprio si questo tema sembrano essere già ampiamente iniziate. Fra dichiarazioni perentorie e silenzi che spiccano.