di FABRIZIO DE LONGIS
Una riunione per decidere le candidature alle prossime elezioni amministrative in Liguria. Sembra essere questa la principale tappa politica in calendario nel mese di settembre per il centrodestra regionale, messosi alla prova dei bilancini di coalizione proprio al rientro dalle vacanze estive.
Mentre al di là della linea di mezzeria le prima previste, poi mancate alleanze fra Partito democratico, Movimento 5 Stelle e le forze di sinistra lasciano gli elettori nell’incertezza. Nel centrodestra l’acceso dibattito politico agostano (tenutosi prevalentemente a mezzo stampa), fra le componenti civiche e le strutture di partito, ha sfornato l’orizzonte di un accordo da chiudersi a margine dell’estate. Tappa ritenuta fondamentale per essere pronti a vincere negli oltre 130 comuni che nella prossima primavera andranno alle urne, battendo così sul tempo il centrosinistra.
Un orizzonte chiaro guidato soprattutto dalla spinta dei segretari di partito e dal presidente della Regione, Giovanni Toti (attivissimo quest’estate nel cucire accordi e alleanze che ritiene fondamentali per le prossime amministrative, quante per le regionali del 2026).
Tutti interlocutori i quali, purché con frizioni e bilancino alla mano su sondaggi e ultimi risultati alle urne, vogliono cogliere la fase, oramai duratura, di stallo della sinistra ligure. La quale sembra confinata in un ballo fra fughe in avanti divisive su nomi di possibili candidati alla presidenza della Regione nel 26 e un tour delle Feste democratiche (ex Unità), che ha sancito il primo risultato di un’armonia ritrovata interna al partito trainante della coalizione, ripresosi almeno nell’immagine pubblica sotto la guida del neo segretario ligure Davide Natale. Con cui molte delle battaglie interne (e nemmeno tanto nascoste o morbide), paiono essersi drasticamente ridimensionate. Anche se a molti esponenti interni ciò non sembra che essere una doverosa premessa alla possibilità di essere elettoralmente competitivi.
In questo assetto, reduci dalla kermesse ligure di Fratelli d’Italia conclusasi da qualche giorno a Beverino e con la Lega in arme di partire per il raduno di Pontida previsto per domenica 17 settembre, il centrodestra regionale si è dato appuntamento per fine mese a Sanremo in occasione degli stati generali ufficiali della coalizione. Appuntamento voluto e lanciato con una corsa in avanti sui giornali, dal segretario regionale del partito di Giorgia Meloni, il deputato genovese Matteo Rosso. Il quale, fra tutti, sembra il più propenso a far valere il peso dei sondaggi che danno il suo partito primo a livello nazionale e della presenza forte della Meloni a Palazzo Chigi.
Anche la scelta di Sanremo risulta tutt’altro che casuale. Partendo dalla constatazione che sarà la più importante e popolosa tra le città liguri che nel 2024 andranno al voto (bilanciata nel Levante da Rapallo), Sanremo è anche il fulcro delle recenti alleanze interne a FdI. Infatti è la città dell’ex assessore regionale, oggi senatore, Gianni Berrino. Il quale, una volta lasciato lo scranno di piazza De Ferrari, ha fatto un passo indietro acconsentendo alla nomina del sammargheritese Augusto Sartori quale suo successore (voluto da Ignazio La Russa). Mentre nelle ambizioni di Berrino il posto sarebbe spettato a Claudio Cavallo, sindaco di Stellanello, suo fedelissimo.
Da questo antefatto la scelta di Sanremo, per la quale la selezione del nome del prossimo candidato sindaco verrà quasi certamente rivendicata, in ordine, da Fratelli d’Italia prima, e proprio da Berrino poi.
Ma in un tumulto prevalentemente mediatico e una ripresa lenta, stanca e un poco dormiente della politica regionale rialzatasi dai lettini delle spiagge solamente questo lunedì, le cuciture politiche liguri sembrano ben già in atto da tempo. Protagonisti, però, paiono essere solamente i leader regionali dei partiti (supportati non di rato da esponenti di peso nazionali, se non proprio dai numeri uno). I quali sarebbero propensi ad anticipare la riunione di Sanremo in forma ristretta. Con l’incognita se tale confronto sia ancora da tenersi o si sia già svolto nei giorni scorsi.
Appuntamento voluto sostanzialmente per dirimere gli accordi sulle città principali in gioco e lasciare all’abaco politico le sorti dei piccoli comuni, nei quali vale più la personalità del candidato sindaco di qualsiasi accorso elettorale. Condizione in cui, per definizione, i segretari regionali e notabili dei partiti poco contano.
Così da giorni a Genova sono molteplici i resoconti delle trasferte degli esponenti di peso di una corrente di partito o di una formazione civica, in caccia di candidati vincenti per le città maggiormente ambite. In un assetto che vede già delle spartizioni, se non definite, comunque presumibili. Come nel già citato caso sanremese, o in quello rapallino, in cui si punterà sicuramente su un candidato moderato, scelto fra l’area di Forza Italia e quella dei totiani.
Un lavoro su cui sono molte le mire in campo, partendo dal bilanciamento fra partiti e civici, ad alcune segreterie di partito considerate contendibili oppure già contese, fino a chi punta al più pratico e mero futuro politico personale, fra orizzonti quali la permanenza certa in Regione per ancora due anni o la possibilità di puntare sulla scommessa di un futuro decennale da sindaco. Con il sottofondo finale delle influenze nazionali derivanti dal fatto che proprio le elezioni comunali 2024, saranno decisive per i risvolti delle candidature alle elezioni europee che si terranno in concomitanza. Nelle quali a contare saranno, soprattutto, le preferenze. Le quali, pare ovvio, possono essere più facilmente trainate per un candidato piuttosto che per un altro proprio con le cuciture delle alleanze politiche nei comuni in lizza.