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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Chiavari, un’altra promessa mancata: scende l’Irpef, ma aumenta la Tari

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(r.p.l.) Scende l’Irpef, sale la Tari. Sul tagadà delle pubbliche imposte, però, a Palazzo Bianco a Chiavari si scelgono due pesi e due misure: strombazzato il primo provvedimento, passato quasi completamente sotto silenzio il secondo.

Eppure, per i chiavaresi non cambierà poi molto: perché, facendo un rapido conto della serva, nel 2019 quello che risparmieranno sull’imposta per il reddito persone fisiche lo dovranno sborsare in più come tariffa per la raccolta della spazzatura. Per la tariffa puntuale sui rifiuti, così come per le promesse e non ancora mantenute agevolazioni sui parcheggi riservate ai residenti, ci sarà ancora da aspettare. Chissà se il 2020 sarà l’anno buono. Di certo, non il 2019 appena iniziato. E meno male, allora, che è stata ribassata l’aliquota Irpef.

Va detto, a onor del vero, che Irpef e Tari seguono due percorsi totalmente differenti. Ma per una famiglia o un nucleo abitativo, poco o nulla cambia. Sempre quattrini da sborsare sono. E in questo caso, al netto della propaganda, ciò che prima usciva dalla porta, ora uscirà dalla finestra. E a Palazzo Bianco, in maniera direttamente proporzionale, ciò che prima entrava dalla porta, ora entrerà ugualmente dalla finestra.

I provvedimenti sono stati approvati nel corso dell’ultimo consiglio comunale dell’anno, interamente dedicato al bilancio. Partiamo dalle cifre: l’addizionale comunale Irpef scenderà dallo 0,35 allo 0,30 per cento. La Tari salirà invece sino al 4,75% in più rispetto allo scorso anno.

Su entrambe le tassazioni va fatta una doverosa spiegazione. Perché sino a qualche anno fa, a Chiavari non esisteva l’addizionale comunale Irpef. Il Comune aveva scelto di non applicarla.
Fu introdotta (come l’attuale amministrazione tiene sempre a rimarcare, ma fermandosi unicamente all’aspetto negativo e senza mai spiegare il perché) nel 2013 dalla giunta Levaggi per far fronte a un prelievo forzoso da parte dell’allora governo Monti, che andava a colpire i comuni particolarmente virtuosi e che giunse a Chiavari a novembre, cioè a conti praticamente chiusi.
“Avevamo di fronte due strade – ricorda l’ex sindaco – Tagliare pesantemente i servizi, o introdurre l’addizionale comunale Irpef. Scegliemmo, pur a malincuore perché prendere dalle tasche dei cittadini non è mai bello, la seconda opzione: introdurre l’addizionale comunale, al 5,5 per mille, comunque al di sotto della soglia massima dell’8 per mille prevista dalla legge. Poi, con il miglioramento della situazione, già dall’anno successivo avevamo avviato una politica di riduzione della pressione fiscale”. Che ora Di Capua completa, prendendosi la paternità della decisione, ma pur sempre perché i conti del Comune sono stati lasciati in ordine.

E la Tari? Come mai un aumento dell’imposta, nonostante a Chiavari sia stata finalmente superata la soglia del 65% di raccolta differenziata (da che si era partiti con un modestissimo 38% durante l’amministrazione Agostino)?
Il motivo è presto spiegato: l’amministrazione Di Capua, per rispettare un impegno preso in campagna elettorale (assai oneroso evidentemente) e venire incontro ai numerosi cittadini che vivono nel centro (e che, giusto dirlo, non hanno mai pienamente digerito il ‘porta a porta’, che pure è l’unica soluzione che permette di arrivare a percentuali importanti di differenziata), ha deciso d’installare ben quattro isole ecologiche automatizzate in giro per la città.
Sono state inaugurate di recente, sono molto utilizzate ma, basandosi su una tecnologia di ultima generazione, hanno già avuto i primi intoppi.
È successo poco prima delle feste al centro di raccolta di piazza Roma, il più importante tra i quattro: la scheda madre che governa l’apertura dei cassonetti è saltata, sicché non è stato possibile conferire. Per far ripartire il tutto, come spiegato dall’assessore comunale con delega ai Rifiuti, Massimiliano Bisso, occorre una nuova scheda madre.
Ora, avendo fiducia che il guasto possa essere riparato, restano due domande di fatto: ma perché sempre Chiavari deve fare da ‘cavia’ alle nuove tecnologie? Non bastavano i disservizi comportati dai nuovi parcometri, pure questi di ultima generazione ma che, specie nelle prime settimane, davano resti sbagliati o non li davano affatto? Ci mancavano anche le isole ecologiche con le schede madri che si piantano? Evidentemente sì.
Secondo aspetto: se la reintroduzione dei cassonetti (perché poi di questo, alla fine, si tratta) con l’utilizzo del codice fiscale è una condizione per arrivare alla tanto sperata ‘tariffa puntuale’, quando mai la vedremo? Ancora una volta, l’impressione è che gli esperimenti vengano condotti sulla pelle dei cittadini. E non è affatto bello.

E comunque, a dispetto delle promesse e delle chiacchiere, i numeri parlano chiaro. La Tari è aumentata. In altre epoche e con altri governi cittadini, forse qualcuno sarebbe salito sulle barricate. Oggi che regna una certa ‘strana’ lobotomizzazione del pensiero, opposizioni a parte, non resta che far parlare i dati.
Sono le cifre, infatti, a fotografare la situazione. A seconda dei componenti di un nucleo familiare e dell’ampiezza dell’abitazione, la tariffa sale: da un più 4,10 euro per un singolo in una casa da 50 metri quadrati ai 16,69 in più per la situazione ‘limite’, ovvero sei persone in una casa da 130 metri quadrati.
Come sempre, il dato maggiormente significativo lo dà la media. Il nucleo familiare ‘tipo’ composto da tre o quattro persone. In quello da tre persone, aumenti a 7,98 euro, 9,47 euro e 10,95 euro (a seconda che si passi tra 80, 90 o 100 mq). In quello da quattro persone, aumenti a 9,45 euro, 11,06 euro e 12,66 euro (a seconda che si passi tra 90, 100 o 110 mq).

Si diceva poi della comunicazione. La riduzione dell’Irpef non è passata inosservata. Basta leggersi qualche post sulla pagina di Avanti Chiavari. Come questo, datato 22 dicembre: “Continua la progressiva riduzione addizionale Irpef introdotta dalla precedente amministrazione: 480.000 euro che rimangono nelle tasche dei chiavaresi dall’insediamento dell’amministrazione Di Capua”.
A parte il fatto che il taglio più importante fu dato dall’ex sindaco (che passò nel 2017 dallo 0,56 allo 0,39, per un totale di 17 punti base; mentre Di Capua in due cicli amministrativi è passato dallo 0,39 ereditato sino allo 0,30 approvato di recente per un totale quindi di soli 9 punti base), ci sarebbe molto da ridire sull’espressione “480.000 euro che rimangono nelle tasche dei chiavaresi”. Perché, considerati gli aumenti della Tari, non rimangono affatto nelle tasche.

Quanto alla tariffa dei rifiuti, per ritrovare una dichiarazione del sindaco Di Capua a tema, bisogna andare indietro sino al 12 novembre 2018. Il sindaco spiega che l’aumento è “una leggera flessione. Per effetto del sistema del conguaglio, il costo viene caricato sull’anno successivo. Ho chiesto allo studio di consulenza che segue la Tari di ricalcolare la tariffa e di verificare la possibilità di ripartire il maggior costo sulle seconde case, per non penalizzare i residenti. Vedremo se sarà possibile adottare questa soluzione”.

Ma c’è di più. Nello stesso articolo, Di Capua afferma di aver ‘salvato’ diciassette operai del Comune di Chiavari dall’esternalizzazione. “Ho voluto evitare che passassero alle dipendenze di un’impresa privata e rischiassero di perdere il lavoro. Sono persone che appartengono a ‘fasce fragili’ e attualmente, con contratto a tempo indeterminato, si occupano dello spazzamento meccanico del centro storico. Rimarranno alle dipendenze del Comune e avranno mansioni legate alle loro competenze, in settori affini a quello in cui lavorano adesso: parchi e giardini, lavori pubblici”.
E aggiunge: “Penso che, in cambio della salvaguardia dei posti di lavoro, si possa accettare un leggero aumento della tassa dei rifiuti, tenuto anche conto del fatto che il Comune otterrà, comunque, un risparmio da questa operazione, evitando l’esternalizzazione di servizi che adesso compiono imprese appaltatrici”.
Sacrosanto e nobilissimo salvaguardare posti di lavoro, ci mancherebbe. Ma se si risparmia sugli appalti (e questo citato da Di Capua aveva un costo di circa 72mila euro), non dovrebbe essere il risparmio stesso a salvare i diciassette dipendenti? Che bisogno c’è di tirar fuori la ‘leva morale’ dell’aumento della Tari per tutelare i dipendenti? Palazzo Bianco è in grado di dimostrare una consequenzialità di causa ed effetto (credibile) tra aumento della tariffa e salvataggio dei posti di lavoro?

Un altro anno si apre e, ancora una volta, è più all’insegna del brodino che del piatto succulento. E sì che l’hashtag scelto dall’amministrazione Di Capua è #fattinonparole.
A parte che chi governa è tenuto a fare i fatti e non le parole, quindi rimarcarlo è pure pleonastico. Ci sarebbe da vedere, e noi di ‘Piazza Levante’ non smetteremo mai di farlo, la grandezza dei fatti, proporzionata alla pomposità delle parole. Come nel caso di Irpef e Tari.
L’ennesima montagna che partorisce un topolino. O, per dirla più chiaramente ancora, lo sconto che partorisce un aumento.

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