(r.p.l.) Caso Italgas a Chiavari, si sta forse andando verso una soluzione? La domanda è sorta praticamente spontanea, già a partire dalle scorse settimane, riguardo al progetto che prevede due palazzine alte otto piani al posto dell’ex capannone di via Trieste e che è stato fortemente osteggiato dalla cittadinanza.
Come mai, a un osservatore attento, non possono sfuggire gli spiragli? Due sono stati gli elementi che hanno fatto pensare a una possibile schiarita.
Il primo, circa un mese fa, quando il Comitato di Via Trieste, con la sua presidente Maria Rita Alì, ha fatto sapere di aver raccolto “1350 adesioni e dopo le dichiarazioni del sindaco, dott. Marco Di Capua, che facevano ben sperare sugli accordi tra Comune e Italgas, si è concesso un periodo di pausa dalla raccolta delle firme. Rimaniamo comunque in attesa di conoscere i provvedimenti riguardanti i parcheggi previsti in quest’area fortemente antropizzata, in sostituzione del Piano Casa stabilito inizialmente”. La data è quella del 7 novembre 2019.
A questa dichiarazione di tregua sono seguite le parole dello stesso Di Capua, che la scorsa settimana, in un’intervista a un web media locale, ha così dichiarato: “Il progetto è fermo a quanto deliberato dalla Commissione Edilizia del Comune di Chiavari. Poi le vicissitudini seguenti le conosciamo: interventi in Consiglio Comunale e richieste di pareri. Io sono personalmente in contatto con l’amministratore delegato di Italgas, responsabile del ramo real estate dell’azienda, e in base al mandato che ho ricevuto dal Consiglio Comunale (che invitava il sindaco a ‘mettere in atto tutte le iniziative possibili per trovare alternative al progetto attuale’, ndr), votato quasi all’unanimità, tranne il gruppo Noi di Chiavari (che premeva invece con un testo dove si parlava di ‘bloccare’ il progetto, ndr), mi sto muovendo su quelle linee guida”.
Di Capua spiega, nel video che si trova online: “Sono fiducioso che si possa trovare una soluzione alternativa, rispetto al progetto così com’è stato presentato. Una soluzione che non preveda edilizia residenziale, bensì servizi per il quartiere, vale a dire parcheggi e accesso al tribunale”.
‘Piazza Levante’, colti questi due elementi, ha cercato anche questa volta di fare il suo compito: approfondire.
Effettivamente sembra trapelare, da parte di Italgas, la volontà di venire incontro alla città sul progetto. Nei mesi scorsi, pur nel riserbo legato a una situazione piuttosto delicata e a una trattativa assai complessa, mentre in pubblico volavano gli stracci (specialmente tra la maggioranza che guida Palazzo Bianco e il consigliere comunale Giovanni Giardini, ex consulente del sindaco in materia di Urbanistica, e che si trova ora in minoranza), a riflettori spenti proseguivano i contatti tra sindaco e Italgas.
Nell’ultimo, recentissimo incontro si sarebbe trovata una quadra: niente palazzi alti otto piani, ma un’area dedicata a servizi, accesso al palazzo del nuovo tribunale (che è stato quasi completamente ‘ripopolato’ con vari uffici pubblici) e parcheggi, di cui una parte pubblica e una privata.
Lieto fine? Ci sarebbe proprio da sperarlo, e sarebbe pure l’ora.
Il cambio di rotta parrebbe accontentare tutti: Italgas, che cammin facendo si è resa conto dei costi troppo onerosi di questo progetto; l’amministrazione chiavarese , che così riuscirebbe a svicolare da una situazione molto intricata nella quale si era cacciata da sola, salvo poi trovarsi di fronte una opposizione civica molto determinata; infine, gli stessi residenti di via Trieste e tutta la cittadinanza in generale, da sempre schierati contro nuovo e inutile cemento.
Ci viene da dire: avevamo ragione. Sulla non profittabilità di questo progetto, ‘Piazza Levante’ si è espressa più volte. Evidentemente, siamo stati letti anche da qualcuno di Italgas. Costi elevati perché? Lo ripetiamo qui: perché Italgas, per fare edilizia residenziale in via Trieste, avrebbe dovuto effettuare una bonifica radicale, del costo di circa sette milioni di euro, oltre a versare circa un milione e mezzo di euro nelle casse del Comune, in termini di oneri. A questo, si sarebbe dovuto aggiungere il costo ‘vivo’ della costruzione dei palazzi. Tutta questa cifra non sarebbe stata minimamente compensata dall’eventuale vendita degli appartamenti, anche guardando al contesto di una crisi immobiliare che non accenna a diminuire e alla forte saturazione della zona, in termini di offerta.
Ecco perché Italgas starebbe maturando la decisione di cambiare prospettiva, per quanto il progetto fosse legittimo e conforme al Piano Casa regionale.
Meno impegnativa, e forse con un minimo di margine, pur se risicato, è stata valutata la seconda strada: servizi pubblici e parcheggi. Sia perché i costi di bonifica, non essendoci edilizia residenziale, sarebbero nettamente inferiori (circa due milioni di euro), sia perché sarebbero minori gli oneri da versare al Comune.
Palazzo Bianco, infatti, potrebbe ottenere una parte dei parcheggi (da aggiungere a quelli attualmente a disposizione in via Trieste e corso De Michiel, bianchi o blu rimane da decidere), mentre Italgas potrebbe vendere a privati la restante parte. Di certo, in una zona come via Trieste, c’è più domanda di parcheggi rispetto a domanda di appartamenti, viste le difficoltà logistiche e di traffico che da sempre caratterizzano questa porzione di Chiavari e che rendevano ancor più assurdo e illogico il progetto dei palazzi.
Quello che però è strano, e che rientra tra i ‘misteri’ di cui abbiamo sempre parlato, è che in Italgas nessuno si sia fatto due conti prima di presentare un progetto con così poche prospettive di profittabilità.
La soluzione che si prospetta all’orizzonte a ben vedere accontenta tutti. Restano però i segni dello scontro politico: Giardini passato in minoranza, le minacce di rivolgersi alla Procura della Repubblica, i tanti tecnicismi che i cittadini non hanno capito e che sono ai più incomprensibili. E soprattutto la figura rimediata dall’amministrazione, che prima si inventa di sana pianta un’operazione immobiliare strampalata che non esisteva nel Puc, e poi, sotto la pressione dell’opinione pubblica, fa marcia indietro.
Un minimo di chiarezza, quindi, è quanto meno necessaria. Italgas ha presentato un progetto legittimo e rispettoso del Piano Casa; il Piano Casa regionale supera e subordina qualsiasi Piano Urbanistico Comunale, quindi anche l’iniziale ipotesi di area destinata a servizi; sempre Italgas, però, in corso d’opera, e certo un po’ tardivamente, si rende conto che il progetto non è più profittevole.
Di Capua si dice ottimista. “Sto trattando su mandato del Consiglio Comunale”. Tradotto, a noi suona come ‘ci sto mettendo una pezza’. Perché questo incredibile dietro-front dell’amministrazione, che prima quanto meno ‘sponsorizza’ un progetto che arriva a passare in Commissione Edilizia e poi ne prende le distanze (fino alla sceneggiata delle iscrizioni al Comitato, fino a farsi dare mandato dal Consiglio Comunale a cercare di impedirlo) sotto la pressione di un’opinione pubblica per una volta compatta e motivata, per noi rimane da chiarire in tutti i suoi passaggi. Una gaffe politica? Qualche possibilità sfumata in corso d’opera, con gli occhi di tutta la città puntati addosso?
La schiarita potrebbe essere annunciata già nelle prossime settimane. Avvocati e tecnici, sia di Italgas che di Palazzo Bianco, sono al lavoro.
L’unica cosa che Palazzo Bianco non potrà fare (pena essere seppellito da una gigantesca risata) sarà ascriversi il merito di aver abortito il progetto ‘monstre’. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: se il progetto non passerà, il merito sarà solo del Comitato di Via Trieste, dei cittadini chiavaresi che hanno aderito alla protesta con le loro firme, dell’unico organo di stampa, ‘Piazza Levante’, e dei pochi consiglieri di opposizione che hanno preso una posizione contraria chiara e netta.
Agli amministratori chiavaresi non resta che tergersi il sudore dalla fronte ringraziando di essere sgusciati fuori da una situazione imbarazzante in cui si erano cacciati da soli. Tra loro forse qualcuno non è rimasto contento, ma quando l’opinione pubblica è vigile e si fa sentire ignorarla per il politico non è facile né opportuno.